È stata una cerimonia intima e intensa, discreta: in perfetta sintonia con lo stile che ha caratterizzato la vita, il lavoro e la pur breve esperienza ai vertici della Fnsi del presidente Santo Della Volpe, scomparso giovedì mattina dopo una breve malattia. Il momento dell'ultimo saluto, nella gremita basilica di Sant'Agnese, celebrato dall'amico di una vita, don Luigi Ciotti, visibilmente addolorato ma come sempre battagliero e affettuoso.
Don Ciotti ha salutato i presenti chiedendo a tutti – di qualsiasi credo, di qualsiasi idea – di sentirsi a casa, “accolti e rispettati”. Ha poi ricordato le nozze di Santo con la collega Teresa, celebrate nella stessa chiesa, e rivolto parole di affetto e commozione alla vedova e al figlio Sebastiano. Ha citato nel suo ricordo il cardinal Martini e più volpe Papa Francesco, la bandiera del Toro, Roberto Morrione, i fiori di Pantelleria, il mare. Ha citato don Tonino Bello e la sua malattia e letto dei passi di una sua lettera. “Il senso della vita, il senso della morte – ha detto – il senso è in fondo al nostro impegno”.
Impegno, passione, dedizione sono state le parole più frequenti dell'ultimo saluto a Santo Della Volpe: i valori che il presidente della Fnsi ha seguito in tutto quello che ha fatto, dalla lotta al fianco dei lavoratori, alle battaglie per la libertà di stampa, contro le mafie, sempre dalla parte dei più deboli.
“Quando ci siamo visti, qualche giorno fa, in ospedale – ha ricordato ancora don Ciotti – abbiamo parlato di futuro. Quando è stato eletto presidente del sindacato aveva detto: 'il futuro non è scritto'. Santo era così, abituato a lottare con coraggio e passione”. E poi, rivolto ai colleghi presenti: “Fate in modo che nelle vostre parole, nelle vostre vite e nel vostro lavoro ci siano passione, coraggio e impegno. Ci mancherai, Santo. Ci mancherà il tuo coraggio di rischiare, la tua tenacia anche nella battaglie che sembravano impossibili. Mi mancheranno le tue dirette dalle piazze ogni 21 marzo”, riferendosi alle giornate della Memoria e dell'impegno che l'associazione Libera organizza in quella data per ricordare le vittime innocenti di tutte le mafie.
“Ciao Santo, mi mancheranno i tuoi abbracci”, ha quindi concluso don Ciotti.
“La mia esperienza di lavoro con Santo ai vertici della Fnsi è stata purtroppo brevissima, ma molto intensa – è stato il saluto di Raffaele Lorusso, segretario generale della Federazione della stampa - gli sarò sempre grato per aver portato il suo impegno e la sua sensibilità nelle battaglie del sindacato”.
“A partire dalla determinazione con la quale ha cercato di migliorare la riforma della legge sulla diffamazione a mezzo stampa, fino all'ultima grande battaglia vinta – ha ricordato Lorusso – proprio appena prima che ci lasciasse: grazie alla sua convinzione, insieme con l'Ordine dei giornalisti del Lazio e ad alcune associazioni, siamo riusciti a far venire in Italia cinque colleghi somali che in patria rischiavano la vita e ora possono invece continuare a testimoniare gli orrori che accadono nel loro Paese”.
“Ricorderò sempre – ha concluso il segretario Lorusso – l'entusiasmo di Santo, la sua voglia di vivere, la sua professionalità e il suo lavoro sincero e silenzioso. Ci siamo salutati qualche giorno fa con un arrivederci perché era ancora determinato a portare avanti il suo lavoro: Santo sarà con noi finché continueremo a lottare per gli ideali per i quali ha combattuto fino alla fine”.
Infine i saluti e il ricordo degli amici e colleghi, dai giornalisti del Tg3 e del Quotidiano dei lavoratori a Claudio Bisio, che ha raccontato della loro antica amicizia, e il commovente addio di don Ciotti: “Prendete uno di questi fiori – ha detto ai presenti – e portatelo a casa: ve lo regala Santo. È il suo ultimo dono”.
La cerimonia si è quindi conclusa così com'era iniziata, sulle note di quel rock 'n' roll che il presidente della Fnsi ha sempre tanto amato.