''La crisi impone la necessità di fare un contratto nazionale di svolta'': lo afferma Alberto Donati, capo della delegazione degli editori alle trattative con la Federazione nazionale della stampa, in un'intervista sul numero di ottobre di Prima Comunicazione, in edicola da domani.
''Abbiamo di fronte - dice Donati - una crisi virulenta, di sistema, un cambiamento di fondo di come i media interagiscono con il sistema stesso. E noi facciamo ancora i conti con delle regole contrattuali superate, comunque insufficienti ad affrontare la situazione e che non aiutano a gestire il cambiamento''. Secondo Donati, le nuove regole dovrebbero permettere di ''gestire le risorse giornalistiche con flessibilità, consentendone l'utilizzo per un'altra testata o un altro media di una stessa casa editrice'', cosa che ''contribuirebbe ad attenuare le conseguenze di una congiuntura difficile''. Quanto al problema dell'occupazione, per Donati va invece risolto ''aggiornando il sistema degli ammortizzatori sociali, magari riconoscendo all'Inpgi le opportune risorse per non svuotare le sue casse''. Recentemente la Fieg ha fatto un passo comune con l'Inpgi nei confronti dell'esecutivo, ma finora il governo non ha risposto: ''Insisteremo'', dice Donati. ''Con il governo bisognerà anche discutere il miglioramento degli ammortizzatori sociali; i quotidiani per esempio hanno la possibilità di prepensionare, i periodici no''. A proposito della multimedialità, Donati osserva: ''Dobbiamo trovare il modo affinché il giornalista lavori sulla carta stampata, su Internet e su altre piattaforme. Non è un fatto che possa sconvolgere. Dobbiamo entrare nella logica di poter spostare le risorse giornalistiche che vi lavorano a un altro progetto all'interno della stessa azienda: a un'altra testata, a un media differente o a un'attività diversa, senza che ciò comporti particolari problemi''. (ANSA). Il Segretario Generale della Federazione Nazionale della Stampa Italiana, Franco Siddi, ha dichiarato: E’ vero: le trasformazioni dell’industria dell’informazione, piuttosto che la crisi (che colpisce qua e la) richiede a Fieg e Fnsi la responsabilità comune di fare un contratto di lavoro che assicuri la qualità dei giornali, dei loro contenuti e la massima valorizzazione del lavoro giornalistico. Condizione unica che rende differente e utile l’impresa di settore rispetto a qualsiasi canale di comunicazione. Il Sindacato dei giornalisti (lo ricordo ad Alberto Donati capodelegazione contrattuale per la Fieg una cui intervista appare da domani su un mensile di settore) da tempo è pronto ad affrontare questa sfida con coerenza ed impegno, considerando che da una congiuntura difficile si esce solo con una progettualità di sviluppo seria, non stressata dall’unica attenzione ai risultati trimestrali di gestione. La multimedialità è una dei territori oggi chiari dell’innovazione. Deve essere, però, un’opportunità per l’aggiornamento della professione giornalistica e con essa per la tenuta e lo sviluppo complessivo del settore. L’integrazione non ci fa paura. Un’idea di multimedialità che, attraverso pure operazioni tecnico-amministrative, stabilisca quali siano la natura e l’impiego del giornalista, non porterebbe da nessuna parte. I giornali hanno bisogno di identità e continuità, unici elementi caratteristici del rapporto di lavoro e soprattutto della relazione con il pubblico. Il confronto contrattuale su questo punto dovrà essere molto chiaro. Quanto ai problemi della trasformazione ed ai punti di crisi all’orizzonte, non c’è dubbio che ci sia la necessità di una ancora più forte iniziativa comune tra Fieg e Fnsi per la riforma degli ammortizzatori sociali. Questo, ovviamente, attraverso il riconoscimento dei problemi dell’intero settore e l’assunzione di responsabilità del Governo nei confronti di questo settore, secondo noi, strategico più dell’Alitalia o della stessa Fiat. L’esecutivo non può tirarsi fuori e far finta di niente. E’ necessario che convochi subito un vertice a Palazzo Chigi tenendo conto che si può operare, tra l’altro, anche attraverso una seria riqualificazione della spesa pubblica per l’editoria”.