Riscoperta la storica lapide posta circa 90 anni fa dal Corriere di Livorno in memoria dei suoi 6 giornalisti morti per la Patria nella 1^ Guerra Mondiale (insigniti con ben 2 Medaglie d’oro, 3 d’argento, 1 di bronzo al valor militare alla memoria e 1 Croce inglese), nonché un proto e 2 tipografi del giornale. E' esposta a circa 3 metri da terra sulla facciata dello stabile di 2 piani in piazza Manin 1 a Livorno.
Cari colleghi,
proseguendo le mie ricerche per identificare tutti gli 83 giornalisti indicati sulla grande lapide in marmo ritrovata 2 mesi fa a Roma in una cantina dell'INPGI, ho casualmente riscoperto un'importante lapide posta circa 90 anni fa dal Corriere di Livorno a circa 3 metri da terra sulla facciata dello stabile di 2 piani in piazza Manin 1 a Livorno dove, credo, aveva sede la gloriosa testata toscana da tempo non più in edicola.
Vi vengono commemorati i suoi 6 giornalisti morti per la Patria (insigniti con ben 2 Medaglie d’oro, 3 d’argento, 1 di bronzo al valor militare alla memoria e persino 1 Croce inglese), nonché un proto e 2 tipografi del giornale. Piazza Daniele Manin, cui si accede dagli scali Manzoni, é intitolata dal 1866 al difensore di Venezia nel 1849 e suo ultimo Doge. Si trova a meno di 500 metri dal mar Tirreno e dalla Darsena Nuova.
La lapide é visibile nell'accluso allegato ripreso indicando Piazza Manin 1 - Livorno sulla mappa satellitare Street view dal sito http://maps.google.it/maps?hl=it&tab=ll
Vi é così scritto (come mi ha gentilmente segnalato il direttore della sede livornese della Cia - Confederazione italiana agricoltori Toscana, che ringrazio): "La famiglia del Corriere di Livorno che fra i primi giornali della Patria propugnò l'intervento contro la brutale aggressione dei nemici dell'umanità e che offrì 22 militi all'Esercito combattente volle qui ricordati i suoi Prodi che pugnarono e caddero nel Santo nome d'Italia:
Redattore Garibaldi FRANCESCHI, medaglia d'oro al v. m. alla memoria
Redattore Pietro D'ALFONSO, medaglia d'argento al v. m. alla memoria
Proto Rosolino BARZOTTI
Tipografo Corrado CIONI
Tipografo Corrado BENEDETTI
Redattore Ratcliff CRUDELI
Redattore Capitano Federico GRIFEO DI PARTANNA, medaglia d'oro al v. m. alla memoria e medaglia di bronzo al v. m.
Redattore Tenente Angiolo VERSI, medaglia d'argento al v. m. alla memoria.
Redattore Tenente Ettore CANTAGALLI DEL ROSSO, medaglia d'argento al v. m. alla memoria e Croce inglese".
Il ritrovamento della lapide, che é stato possibile grazie alle indicazioni del signor Mirko Cantagalli Del Rosso (lontano parente di uno degli Eroi, che ringrazio) é molto importante perché mi ha consentito di completare i dati relativi ai 6 giornalisti del Corriere di Livorno. Pertanto anche la riscoperta di questa lapide é di straordinario valore e di grande importanza storico-culturale, e non solo per la nostra categoria.
Infatti sulla lapide ritrovata a Roma mancava proprio il nome di battesimo di Cantagalli Del Rosso.
- Ettore CANTAGALLI DEL ROSSO - “Corriere di Livorno”- Medaglia d'argento al v. m. alla memoria (n. b. l’onorificenza è indicata sulla lapide, ma non è indicata sulla Gazzetta Ufficiale). Sulla lapide ritrovata a Roma manca il suo nome di battesimo, che compare invece sulla lapide di Livorno dove si conferma il cognome Cantagalli Del Rosso (sulla Gazzetta Ufficiale manca il secondo cognome "Del Rosso"). Sulla lapide di Livorno è, tuttavia, indicata in aggiunta anche l’onorificenza della Croce militare inglese al valore dell’impero britannico.
Baracca era pure insignito delle seguenti decorazioni al valore degli Stati Alleati:
Nato a Siena il 18 luglio 1870. Figlio di Vincenzo.
Sottotenente della Milizia territoriale del 137^ Reggimento Fanteria della Brigata Barletta.
Morto il 18 giugno 1916 sul Monte Cimone a nord est dell’Altopiano di Asiago per le gravi ferite riportate in combattimento.
Cliccare su: http://www.cadutigrandeguerra.it/Albo_Oro/Archivi/24%5C145.jpg
Sulla facciata dello stabile di piazza Manin 1 a Livorno vi è una lapide posta dopo la 1^ Guerra Mondiale dalla redazione del Corriere di Livorno in memoria dei suoi 6 giornalisti morti per la Patria, insigniti con 2 medaglie d’oro, 3 d’argento, 1 di bronzo al valor militare alla memoria e 1 Croce militare inglese al valore dell’impero britannico.
Ettore Cantagalli Del Rosso fu insignito della Croce militare inglese al valore dell’impero britannico (gli inglesi erano infatti alleati degli italiani), stessa decorazione avuta anche dall’asso dell’aviazione italiana Francesco Baracca.
La lapide é visibile nell'accluso allegato ripreso dal sito di Google indicando Piazza Manin 1 - Livorno sulla mappa satellitare Street view: http://maps.google.it/maps?hl=it&tab=ll
Nel 1917 il Corriere di Livorno era diretto da Paolo Fabbrini.
In piazza Guerrazzi a Livorno furono, invece, poste nel 1926 due lapidi per i livornesi morti nella 1^ Guerra Mondiale: 1 per gli ufficiali, cliccare su http://www.chieracostui.com/costui/docs/search/search_resultsoltre.asp
e 1 per i sottufficiali su cui é scritto:"AI SOTTUFFICIALI DEL PRESIDIO DI LIVORNO CADUTI IN GUERRA PER L'ONORE E LA GRANDEZZA D'ITALIA PEL TRIONFO DEI PRINCIPI DI CIVILTA' NEL MONDO I COMPAGNI D'ARME ANTICHI E NUOVI PERCHE' LA MEMORIA DEL LORO SACRIFICIO SIA TRAMANDATA AI VENTURI A GLORIA ED ESEMPIO QUESTO MARMOREO RICORDO NEI SECOLI CONSACRARONO".
Cliccare su: http://www.chieracostui.com/costui/docs/search/schedaoltre.asp?ID=6254
Per una singolare coincidenza Ettore Cantagalli Del Rosso morì il 18 giugno 1916 sul Monte Cimone, cioé nello stesso giorno e nello stesso luogo di un altro sottotenente sempre del 137° Reggimento Fanteria della Brigata Barletta. Si tratta dell’irredento Antonio Bergamas, nato a Gradisca il 19 ottobre 1891, ma che si era arruolato con il nome di guerra di Antonio Bontempelli, e che fu decorato di Medaglia d'Argento al valor militare alla memoria, ma il cui nome divenne poi celebre perché sua mamma fu scelta per la designazione del “Milite Ignoto”.
Come si legge nell’articolo del Tenente Colonnello Lorenzo Cadeddu “LA LEGGENDA DEL MILITE IGNOTO”, pubblicato Circolo Vittoriese di Ricerche Storiche - pubblicato sul “Quaderno” n. 4 (ottobre 1998) per l’80° della Vittoria 1918-98, pp. 83-111, edito dal Circolo Vittoriese di Ricerche Storiche, circa la scelta della donna che avrebbe dovuto designare il "Milite Ignoto", venne nominata una commissione della quale non è stato possibile conoscere la composizione. “Si sa, però, che inizialmente la scelta cadde su tale Anna Visentini Feruglio, udinese, madre di due figli dispersi in guerra, uno dei quali decorato di Medaglia d'Oro al Valor Militare. La scelta non ebbe seguito poiché prevalse il concetto che la donna dovesse essere una popolana. Si pensò, allora, ad una mamma livornese che si recò a piedi da Livorno a Udine alla ricerca del figlio disperso. Venne considerato il caso di una mamma di Lavarone che, saputo dov'era tumulato il figlio, si recò in quel cimitero scavando da sola e con le mani la terra che ne ricopriva i resti quindi, trovate le ossa, dopo averle legate con un nastro tricolore, se le pose in grembo e le portò in paese seppellendole vicino a quelle del marito. Infine, venne considerato il caso di una mamma che ebbe la forza di assistere ad oltre 150 esumazioni pur di trovare i resti del figlio... Tutto questo non parve sufficiente. Sembrava più significativo se la donna fosse stata la madre di un disperso irredento. La scelta cadde su Maria Bergamas di Gradisca d'Isonzo madre dell'irredento Sottotenente Antonio Bergamas, decorato di Medaglia d'Argento al V.M., caduto sul Monte Cimone il 18 giugno 1916. Il giovane Bergamas, che era nato a Gradisca il 19 ottobre 1891, era stato arruolato nel 137° Reggimento di fanteria della Brigata "Barletta" con il nome di guerra di Antonio Bontempelli. Ricordo, per quanti non lo sapessero, che il nome di guerra era un nome fittizio con il quale l'Esercito italiano arruolava i volontari irredenti che, sotto il profilo giuridico, erano sudditi dell'impero asburgico. Dunque, Antonio Bergamas combatteva la sua guerra tra le file del nostro esercito. Il giorno prima di morire, si offrì volontario per guidare con il suo plotone l'attacco del reggimento dicendo che come irredento spettava a lui l'onore di giungere per primo sui reticolati nemici. Durante l'assalto superò illeso due ordini di reticolati ma al terzo venne raggiunto da una raffica di mitraglia e colpito con 5 colpi al petto ed uno alla fronte. Al termine del combattimento in tasca al giovane venne rinvenuto un pezzo di carta sul quale era scritto: "In caso di mia morte avvertire il sindaco di San Giovanni di Manzano, cav. Desiderio Molinari". Solo al cav. Molinari, infatti, era noto che il S.Ten. Bontempelli non era altro che l'irredento Antonio Bergamas. La salma del giovane venne dunque rinvenuta e fu, sepolta assieme a quelle dei caduti di quel giorno, nel vicino cimitero di guerra delle Marcesine sull'Altipiano dei Sette Comuni che, successivamente, sconvolto da un violento bombardamento non permise più il riconoscimento delle sepolture. Da quel momento Antonio Bergamas risultò ufficialmente "disperso".
Altrettanto incredibile é stata anche la sorte toccata ad altri due colleghi del Corriere di Livorno, Garibaldi Franceschi e a Ratcliff Crudeli. Il primo era nato l’11 novembre 1897 a Modena. Il secondo era nato a Livorno appena 5 giorni dopo. Sono morti entrambi al fronte a 19 anni e mezzo il 23 maggio 1917 nello stesso luogo (a Castagnevizza, oggi Paese della Slovenia) e nello stesso giorno a poche ore e a pochi metri di distanza tra loro. A Franceschi è stata conferita la medaglia d’oro al valor militare alla memoria. Il corpo di Crudeli, invece, non fu più trovato.
Pierluigi Roesler Franz