''E' incredibile quanto accaduto. E' una persecuzione contro un giornalista che fa il suo mestiere. L'Italia e' un paese civile, ma quanto accaduto non e' normale''. Raggiunto al telefono nella sua casa nel Maine, lo scrittore americano Douglas Preston commenta cosi' gli ultimi sviluppi dell'inchiesta perugina sulla morte del medico Francesco Narducci, collegata alle indagini sul mostro di Firenze, che ha portato in carcere il giornalista Mario Spezi, suo amico e con cui ha scritto ''Dolci colline di sangue'', contro inchiesta sui delitti attribuiti al maniaco, in uscita il 19 aprile
Lo stesso Preston figura fra gli indagati dalla magistratura perugina, per le stesse accuse per le quali Spezi ieri e' finito in carcere, ovvero aver cercato di depistare le indagini sulla morte di Narducci e i delitti del mostro. ''Sono accuse totalmente false - commenta Preston - e' una teoria, per la quale si cercano indizi e non se ne trovano. Noi siamo giornalisti, facciamo il nostro mestiere, cerchiamo la verita' sul mostro''. Preston il 22 febbraio scorso, mentre si trovava in Italia per una vacanza con la sua famiglia, e' stato anche interrogato dal pm perugino Giuliano Mignini, che coordina le indagini su Narducci. Sentito come persona informata sui fatti e' stato poi indagato per reticenza. ''Durante l'interrogatorio sono stato accusato, con Mario, di essere andato in una villa sulle colline di Firenze a mettere prove illegali per incastrare un innocente, ma e' falso. Mario aveva saputo, da una sua fonte, che quella villa sarebbe stata frequentata da persone collegate alla cosiddetta pista sarda per i delitti del mostro e che nei terreni della proprieta' sarebbe stata nascosta la pistola utilizzata per gli omicidi, la Beretta calibro 22. Sono stato io a chiedergli di andare a vedere questa villa, per curiosita'. E' aperta al pubblico perche' vende vino e olio. Non abbiamo visitato la proprieta'. Dopo dieci minuti ce ne siamo andati. Mario ha poi deciso di fare una denuncia per spiegare che forse nella villa c'erano indizi o prove, perche' verificassero. Ha fatto una cosa giusta, che ogni cittadino deve fare. Gli inquirenti pensano invece che abbiamo lasciato delle prove, ma questa e' una teoria, senza riscontri, come se fossero scrittori come me''. Preston ha spiegato anche che, apprese le notizie su Mario Spezi e dell'indagini a suo carico, ha chiamato l' ambasciata americana a Roma affinche' contattasse la procura di Perugia per sapere ''quali prove mi accusano''. Giornalista e scrittore di thriller, Preston ha vissuto anche a Firenze per due anni, per documentarsi per un suo romanzo. Nel capoluogo toscano ha conosciuto Spezi e ha scoperto la storia dell'inchiesta sul ''mostro'', una vicenda ''affascinante, incredibile, quasi unica al mondo. Per questo con Mario abbiamo deciso di scrivere un libro, che muove critiche nei confronti dell'inchiesta ufficiale, orientata sulle sette sataniche. Questo e' l'inizio della faccenda. Mi domando se sia una coincidenza che tutto quanto sia accaduto dodici giorni prima dell'uscita del libro''. (ANSA)