«La NME - New Media Enterprise Srl in liquidazione, società editrice del quotidiano freepress Metro e del sito metronews.it, ha comunicato al Comitato di redazione - con perfetto e cinico tempismo alla vigilia di Natale - l'interruzione della produzione dal 23 dicembre 2024 e dell'attività lavorativa giornalistica dal 31 dicembre 2024». Ne dà notizia lo stesso Cdr in una nota diffusa il 24 dicembre.
«Mentre sono state avviate le trattative - con il sostegno sindacale dell'Associazione Stampa Romana e dell'Associazione Lombarda dei Giornalisti - per garantire la massima protezione alle colleghe e ai colleghi, come Cdr ci teniamo a riavvolgere il nastro di questo brutto finale», proseguono i giornalisti.
«Quando Metro è approdato in Italia – ricordano – da un'idea nata nel Nord Europa, uscendo per la prima volta il 3 luglio del 2000 a Roma e pochi mesi dopo a Milano, è apparso subito come una salutare rivoluzione nel coacervo di intrecci tra imprenditoria e politica che caratterizza la gestione dell'editoria e della pubblicità nel nostro Paese. Il suo arrivo ha portato anche delle innovazioni giornalistiche - il "Metro style" - che oggi sono divenute imprescindibili: dalla sintesi dei testi alle infografiche, dall'attenzione a tutte le sensibilità alla paritaria rappresentazione di genere. La freepress - a dispetto dei falsi miti - non ha "rubato" lettori a nessuno, innescando invece un virtuoso effetto democratico di allargamento dei fruitori di informazione e di incentivo alla lettura. È stato uno spettacolo vedere i convogli della metropolitana pieni di persone con un giornale aperto davanti».
L'esperienza di Metro «in questi quasi 25 anni – aggiunge il Cdr – è stata incredibilmente libera, senza vincoli né imposizioni che non fossero il rispetto delle lettrici e dei lettori che prendevano - a loro volta liberamente - le copie dai dispenser. L'essere gratuiti ha costituito una sfida quotidiana in più, per ribaltare gli stereotipi e costruire ogni giorno stima e autorevolezza con la qualità del nostro lavoro. È così che Metro è diventato un "marchio" unanimemente apprezzato e riconosciuto. Una storia forse troppo bella per un Paese miope come il nostro. Per questo si è fatta via via terra bruciata intorno alla freepress ed è iniziata la parabola discendente, complice il dilagare dei cellulari e delle "squid-news" on demand, con il declino generale della carta stampata. Il colpo definitivo però, in una mesta spirale di immeritato avvitamento, è venuto dall'improvvida gestione degli editori nostrani che hanno accompagnato Metro al capolinea».
Le giornaliste e i giornalisti di Metro «hanno vissuto anni di crescente precarietà, hanno accettato responsabilmente ammortizzatori sociali sempre più pesanti senza far mai mancare il proprio impegno professionale per garantire la massima qualità possibile dell'informazione. Sino all'ultimo si sono fatti carico delle conseguenze dei tagli e della crisi. E ora, giusto alla vigilia di Natale, si ritrovano insieme alle loro famiglie a fare i conti con l'amara assenza di qualsiasi prospettiva lavorativa. Ma in questo duro momento – conclude il Cdr – il nostro pensiero va con riconoscenza ai milioni di lettrici e lettori che ci hanno seguito con fiducia in tutti questi anni. Li vogliamo ringraziare di cuore perché, insieme a noi, sono stati protagonisti di un'esperienza editoriale senza eguali, che ha lasciato e lascerà il segno nella storia del giornalismo italiano. Da parte nostra siamo convinti che la freepress - quella vera, praticata con spirito indipendente e democratico - abbia ancora delle enormi potenzialità e possa costituire una delle chiavi da utilizzare per cercare di dare un futuro al mondo dell'informazione».
Usigrai: «Solidarietà a lavoratrici e lavoratori di Metro. Non è stato un buon Natale per il giornalismo»
Cosa deve succedere ancora perché il Parlamento intervenga con una legge di sistema a tutela dell'editoria e dell'informazione?
Poche settimane fa ha chiuso l'agenzia Redattore Sociale, prima di Natale lettere di licenziamento sono toccate a lavoratrici e lavoratori della freepress Metro già gravati da enormi sacrifici e mesi di cassa integrazione.
Editoria e informazione, pilastri di ogni democrazia, non hanno bisogno di mance di fine anno, ma di una legge di sistema che ne favorisca lo sviluppo e il ruolo di corpo intermedio nella rappresentazione delle istanze della cittadinanza e di controllo sull'esercizio del potere.
Solo la debolezza di quest'ultimo può suggerire di non fare nulla per risolvere la crisi del settore dell'informazione: scomodo se fa il suo lavoro, ma necessario per l'equilibrio di ogni democrazia e di ogni stagione di governo scelto da elezioni libere.
Per questo, oggi come ieri, siamo al fianco di chi sta già pagando il prezzo di questa crisi, nei confronti della quale continuano a mancare attenzione e proposte per il rilancio del settore, secondo i criteri di autonomia e indipendenza dei media indicati dall'Europa nel regolamento sul Media freedom Act che entrerà in vigore dal prossimo anno.
Segreteria Usigrai