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Fnsi 20 Set 2011

Contro l’articolo 8 calendario di iniziative: Conferenza dei Cdr, mobilitazione delle Assostampa

“La Giunta Esecutiva della Federazione della Stampa riunitasi insieme ai Presidenti delle venti Associazioni Regionali federate ha confermato il giudizio fortemente critico e negativo sui contenuti dell’art. 8 della manovra del Governo per fronteggiare la crisi economica, approvata nei giorni scorsi dai due rami del Parlamento.

“La Giunta Esecutiva della Federazione della Stampa riunitasi insieme ai Presidenti delle venti Associazioni Regionali federate ha confermato il giudizio fortemente critico e negativo sui contenuti dell’art. 8 della manovra del Governo per fronteggiare la crisi economica, approvata nei giorni scorsi dai due rami del Parlamento.

Si tratta di una norma iniqua e sotto molti aspetti anticostituzionale, che poteva, senza alcuna difficoltà, essere stralciata dal provvedimento di legge, non avendo nessuna attinenza né conseguenza di natura economica, né per il riequilibrio dei conti pubblici, né alcuna utilità reale per la ripresa economica e l’occupazione.
La Federazione della Stampa si attiverà con ogni mezzo perché questa norma sia tempestivamente cancellata e siano comunque disapplicate e neutralizzate disposizioni devastanti per il mondo del lavoro.
Il Sindacato dei giornalisti sosterrà con il proprio collegio legale qualsiasi vertenza giudiziaria che possa attivare un procedimento sulla illegittimità della norma davanti alla Corte Costituzionale. Peraltro, alcune norme, già dannose per la generalità dei lavoratori, sono devastanti per gli equilibri di base del sistema dell’informazione, poiché incidono pesantemente sull’autonomia e l’indipendenza degli operatori e sulla tutela delle fonti. Con un articolo di legge si travolgono altre leggi in vigore, aprendo il campo a incursioni improprie di poteri, anche di quelli meno trasparenti o occulti.
Nelle prossime settimane sarà messo in atto un calendario di iniziative volte a sensibilizzare e a mobilitare l’intera categoria. Una conferenza nazionale dei comitati e fiduciari di redazione delle testate italiane sarà dedicata all’approfondimento di tutti gli aspetti che possono derivare dall’applicazione della norma e all’individuazione delle forme di contrasto sindacale da mettere in campo in ogni realtà aziendale dovesse essere necessario intervenire.
Nel frattempo, le Associazioni Regionali e i comitati e fiduciari di redazione sono impegnati a non realizzare contratti di prossimità, a monitorare la situazione e a informare tempestivamente la Fnsi.
La Federazione della Stampa chiederà un confronto operativo con le organizzazioni sindacali con le quali è legata da un patto unitario per valutare iniziative comuni di lotta e di protesta, mentre auspica la tempestiva costituzione di un movimento referendario per la raccolta delle firme necessarie ad abrogare una norma di legge che distrugge le tutele contrattuali e legislative costruite nel corso di oltre un secolo di impegno del mondo del lavoro e di crescita civile del Paese”.

MANOVRA-BIS (DECRETO LEGGE 13 AGOSTO 2011 N. 138)
ARTICOLO 8: LE NOSTRE VALUTAZIONI SULLA NORMA DI LEGGE

L’art. 8 del Decreto Legge 13 agosto 2011 n. 138, approvato con alcune modificazioni e integrazioni dalle Camere, si presenta formalmente come strumento di sostegno alla contrattazione di secondo livello, al fine di garantire maggiore flessibilità e adeguamento alle specifiche realtà e esigenze aziendali e territoriali.

La norma, tuttavia, per le ampie disponibilità di deroga ai contratti e alle leggi che introduce può determinare uno scenario della regolamentazione dei rapporti di lavoro completamente capovolto rispetto a quello che è stato costruito in oltre un secolo di attività sindacale e di intervento legislativo.

La dottrina giuslavoristica che sottende all’intervento normativo del legislatore si è sempre basata sul principio che nel rapporto di lavoro, a differenza di qualsiasi altro contratto di natura civilistica, i due contraenti (datore di lavoro e lavoratore) non agiscono su un piano di parità. Di conseguenza, per ovviare a questa diseguaglianza si rende necessario tutelare il soggetto più debole del rapporto (il lavoratore) mediante garanzie derivanti dalle leggi e dalla contrattazione collettiva.

Sulla base di questo principio si è sviluppata nel corso degli anni una considerevole legislazione, che ha introdotto e accresciuto i diritti dei lavoratori. Al fianco e parallelamente all’intervento legislativo si è sviluppata la contrattazione collettiva che ha incrementato i diritti di legge sulla base delle specifiche realtà dei settori produttivi ed ha regolamentato le materie non previste o derogate dalla legge.

Un altro principio derivante dall’ordinamento giuridico e dalla dottrina, riaffermato dall’interpretazione giusprudenziale, è quello della gerarchia delle fonti regolamentatrici del diritto del lavoro, in base al quale la contrattazione collettiva non può peggiorare la legislazione, come la contrattazione aziendale o territoriale non può peggiorare le norme della contrattazione collettiva nazionale, né la contrattazione individuale può derogare in pejus quanto stabilito nei superiori livelli di contrattazione.

Con le nuove disposizioni previste dall’art. 8 del Decreto si tende a modificare e stravolgere completamente il quadro giuridico sul quale si è basato sino ad oggi il diritto del lavoro. I due principi fondamentali: quello della presunzione di sfavore del lavoratore rispetto al datore del lavoro e quello della gerarchia delle fonti regolamentatrici vengono, da oggi in poi, sostanzialmente cancellati.

Queste considerazioni pongono seriamente l’interrogativo sulla legittimità costituzionale non solo di alcune specifiche disposizioni dell’articolo di legge, ma anche di tutto il complesso nuovo impianto normativo che essa introduce.

Nel merito, l’art. 8 prevede che i contratti collettivi di secondo livello hanno efficacia erga omnes, ovvero nei confronti di tutti i lavoratori interessati, quando siano finalizzati a perseguire i seguenti obiettivi:

-      maggiore occupazione

-      qualità dei contratti di lavoro

-      adozione di forme di partecipazione dei lavoratori

-      emersione del lavoro irregolare

-      incrementi di competitività e di salario

-      gestione delle crisi aziendali e occupazionali

-      investimenti

-      avvio di nuove attività

Oggetto della contrattazione di secondo livello potranno essere le seguenti materie:

-      impianti audiovisivi e introduzione di nuove tecnologie

-      mansioni del lavoratore, classificazione e inquadramento del personale

-      contratti a termine, part time e di somministrazione lavoro

-      disciplina dell’orario di lavoro

-      modalità di assunzione e disciplina del rapporto di lavoro

-      collaborazioni coordinate e continuative e partite Iva

-      trasformazione e conversione dei contratti di lavoro

-      conseguenze del recesso del rapporto di lavoro

Tutti gli accordi di secondo livello nel regolamentare le suddette materie possono farlo in deroga alle disposizioni di legge e di contratto collettivo che disciplinano le stesse materie.

Il primo profilo di incostituzionalità nasce proprio dalla previsione che la contrattazione di secondo livello abbia efficacia erga omnes, laddove l’art. 39 della Costituzione prevede che possano avere efficacia erga omnes esclusivamente i contratti collettivi stipulati dai sindacati registrati, che acquisiscono, mediante la registrazione, personalità giuridica. Poiché la norma costituzionale, nella parte che delegava al legislatore il compito di stabilire le norme per la registrazione dei sindacati, non è stata mai attuata, è evidente che nessun contratto collettivo possa avere, in base al dettato costituzionale, validità erga omnes.

Qualora si dovesse ritenere che l’art. 8 debba essere interpretato come specifica volontà del legislatore di applicazione dell’art. 39 della Costituzione, si realizzerebbe il paradosso giuridico che soltanto la contrattazione di secondo livello avrebbe valore erga omnes, mentre non l’avrebbe la contrattazione nazionale di primo livello.

Il secondo profilo di incostituzionalità nasce dalla previsione che nella contrattazione di secondo livello si possa derogare alle norme di legge che regolamentano tutte le materie sopra indicate. Si tratta, come è evidente, di un generico potere di deroga che viola, quanto meno, l’art. 3 della Carta costituzionale, il quale stabilisce che tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge. Mettendo in atto l’art. 8 avremmo invece cittadini lavoratori “diversi” davanti alla legge. Soltanto per fare un esempio, l’art. 2103 del Codice Civile il quale stabilisce il divieto di demansionamento del lavoratore, potrebbe senza alcun problema, essere cancellato in accordi aziendali erga omnes. In questo caso, come è evidente, i lavoratori interessati non sarebbero più tutelati dalla legge, come lo sono gli altri lavoratori.

Un altro aspetto della legge da esaminare, messo particolarmente in risalto da coloro che sostengono la positività della norma, riguarda i soggetti titolari della contrattazione di secondo livello, che sarebbero: le organizzazioni sindacali più rappresentative sul piano territoriale, ovvero le rappresentanze sindacali aziendali (che operano ai sensi delle norme di legge e degli accordi interconfederali) quando siano espressione delle organizzazioni sindacali nazionali o territoriali maggiormente rappresentative.

Nel caso del settore giornalistico appare evidente che la Federazione Nazionale della Stampa Italiana e le Associazioni Regionali di Stampa in essa federate siano da considerarsi associazioni di lavoratori comparativamente più rappresentative sul piano nazionale e territoriale. Per quanto riguarda le rappresentanze aziendali, però, esse trovano la loro unica fonte di regolamentazione nei contratti nazionali di lavoro giornalistico. Ciò pone il quesito se nessun comitato o fiduciario di redazione sia abilitato alla contrattazione aziendale, utilizzando le disposizioni dell’art. 8, in quanto la fonte regolamentatrice dei comitati di redazione non si trova né nella legge né negli accordi interconfederali. Ovvero al contrario se tutti i comitati e i fiduciari di redazione, in quanto rappresentanze sindacali riconosciute dalla contrattazione collettiva, siano abilitati ai sensi del richiamato art. 8, ovvero se lo siano soltanto quei comitati di redazione la cui maggioranza di composizione sia di giornalisti iscritti alle AA.RR.SS.. Il quesito appare, al momento, di difficile soluzione stante la costruzione della norma di legge su una realtà  di rappresentazione sindacale che male si adatta al mondo dell’informazione giornalistica e dei lavoratori del settore.

Un’ultima considerazione, ancorché non esaustiva delle preoccupazioni che emergono dalla lettura del testo normativo, riguarda proprio i soggetti titolari del diritto alla contrattazione di secondo livello, che si trasforma in un diritto alla disapplicazione di norme di legge e di contratto collettivo. Secondo la tesi avanzata dagli estensori della norma, l’aver previsto che titolari del diritto alla contrattazione siano soltanto le rappresentanze sindacali aziendali espressione delle organizzazioni sindacali nazionali maggiormente rappresentative, costituisce la garanzia che la titolarità alla trattativa rimane nelle mani e nella disponibilità dei sindacati nazionali. Questa interpretazione, che certamente risponde alla lettera della norma, è nella sostanza puramente formale. A nessuno può sfuggire che soprattutto nelle realtà aziendali di modeste dimensioni le rappresentanze sindacali, ancorché espressione di sindacati nazionali, possono subire pressioni da parte del datore di lavoro, alle quali non è facile opporre resistenza. E’ evidente che tali pressioni finirebbero per aumentare nel momento in cui con un accordo sindacale aziendale si possono, senza alcun limite e senza alcuna garanzia, derogare norme di legge e di contratto. E’, proprio questo, infatti, il tallone di Achille dell’impianto normativo, che finisce per sgretolare il principio della necessità di tutela del soggetto più debole nella contrattazione del lavoro, con buona pace delle amene storielle del Ministro del Lavoro su suore e barbari.

Non deve, comunque, essere sottaciuto che un elemento positivo, sia pure modesto, è possibile cogliere nella nuova normativa. Tra le materie oggetto della possibile contrattazione collettiva di prossimità è inserita, infatti, quella relativa alle collaborazioni coordinate e continuative a progetto e le partite iva. Ciò significa, esplicitamente, che anche le prestazioni di lavoro in regime di parasubordinazione (co.co.co.) nonché quelle in regime di autonomia professionale (free lance) possono rientrare tra le materie regolabili mediante contrattazione collettiva. Ancorché la legge preveda questa possibilità per la contrattazione di prossimità, è evidente, che essa possa estendersi anche alla contrattazione nazionale. L’affermazione in sede legislativa di questo principio sgombera il terreno da ogni equivoco e non lascia più alibi alla controparte datoriale che ha sempre escluso di poter far rientrare nella regolamentazione contrattuale collettiva norme relative ai rapporti di lavoro autonomo.

MANOVRA-BIS (DECRETO LEGGE 13 AGOSTO 2011 N. 138)
COMMA 5 ARTICOLO 3: MODIFICHE ALL’ESERCIZIO DELL’ATTIVITA’ PROFESSIONALE

Il comma 5 dell’art. 3 del Decreto Legge 13 agosto 2011 n. 138 trasformato in legge dalle Camere con alcune modificazioni prevede, in sintesi, che gli ordinamenti professionali devono garantire che l’esercizio dell’attività  risponda ai principi di libera concorrenza, alla presenza diffusa di professionisti su tutto il territorio nazionale, alla differenziazione e pluralità di offerta in modo da garantire l’effettiva possibilità di scelta da parte degli utenti.

In particolare, entro 12 mesi dall’entrata in vigore della legge, i singoli  ordinamenti professionali devono essere modificati, recependo i seguenti principi:

libertà di accesso alla professione e al suo esercizio. Questo significa soltanto che non possono essere posti limiti numerici o territoriali. L’ordinamento professionale dei giornalisti contiene già questo principio. Obbligo per il professionista di seguire percorsi di formazione continua permanente predisposti sulla base di appositi regolamenti emanati dai consigli nazionali. La violazione di questo obbligo determina un illecito disciplinare che deve essere transionato sulla base di quanto previsto dal singolo ordinamento.

E’ evidente che questo punto pone numerosi interrogativi nel momento in cui deve essere trasposto nell’ordinamento giornalistico. Sono obbligati all’aggiornamento continuo permanente i soli giornalisti professionisti o anche i pubblicisti? L’obbligo di aggiornamento riguarda i soli professionisti autonomi o anche quelli con rapporto di lavoro subordinato? Come si pone quest’obbligo nei confronti della volontà delle controparti contrattuali Fieg e Fnsi, che hanno deciso di istituire, a norma di legge, un ente paritario per la formazione?

La disciplina del tirocinio per l’accesso alla professione deve conformarsi a criteri che garantiscano l’effettivo svolgimento dell’attività formativa e il suo adeguamento costante all’esigenza di assicurare il migliore esercizio della professione. Al tirocinante deve essere corrisposto un indennizzo commisurato al suo apporto.

Nel caso del lavoro giornalistico, la legge prevede come propedeutico all’accesso il praticantato, che a sua volta è regolato sulla base del contratto nazionale di lavoro giornalistico e consiste in un vero e proprio rapporto di lavoro subordinato. Si ritiene, pertanto, che anche questa disposizione della nuova norma possa ritenersi soddisfatta dalla regolamentazione in atto. Tuttavia, si pone l’interrogativo se la norma, non debba, trovare una sua regolamentazione nei casi di riconoscimento d’ufficio del praticantato, previsti dalle interpretazioni della legge istitutiva dell’Ordine, compiute dal Consiglio Nazionale nel corso dell’anno.

Il compenso spettante deve essere pattuito per iscritto all’atto del conferimento dell’incarico prendendo come riferimento le tariffe professionali.

E’ evidente, che questa norma riguarda esclusivamente i giornalisti, professionisti o pubblicisti, che svolgono attività di free lance (partita iva). La norma, peraltro, reintroduce la possibilità per gli ordini professionali di individuare tariffe minime dei compensi, che saranno, però, indicative e non obbligatorie. Domanda: come si pone questo obbligo con gli accordi contrattuali in atto o futuri tra la Fnsi e le organizzazioni datoriali del settore che regolano i compensi dei free lance?

Il professionista è obbligato a stipulare una idonea assicurazione per i rischi derivanti dall’esercizio dell’attività professionale.

E’ evidente, come questa disposizione sia estremamente dannosa se calata nel nostro settore. Significa, infatti, che tutti i giornalisti che svolgono attività di free lance devono obbligatoriamente stipulare  una assicurazione per i danni derivanti dalla loro attività. Si esclude in questo modo ogni obbligo e ogni responsabilità per l’azienda. Considerando l’onerosità dei costi assicurativi e la diffusa irrisorietà dei compensi dei giornalisti free lance, questa norma diventa una imposizione di fatto a non esercitare attività giornalistica in regime di lavoro autonomo.

Gli ordini professionali devono prevedere l’istituzione di organi a livello territoriale, diversi da quelli aventi funzioni amministrative, ai quali affidare l’istruzione e la decisione delle questioni disciplinari, nonché di un organo nazionale di disciplina.

Nel caso dell’ordinamento giornalistico non si comprende cosa possa e debba comportare questa differenziazione di competenza. L’ordine, sia a livello nazionale che territoriale, è già oggi un organo giurisdizionale. Cosa può significare separare l’attività giurisdizionale da quella amministrativa? Qual’è l’attività amministrativa che svolge l’Ordine, oltre quella puramente contabile di riscuotere le quote e pagare i conti? Evidentemente, per l’attività amministrativa deve intendersi quella relativa all’iscrizione e alla tenuta dell’albo professionale. Conseguentemente, sia i consigli regionali dell’Ordine sia il consiglio nazionale dovranno al loro interno sdoppiarsi.

La pubblicità informativa sull’attività professionale, le specializzazioni e i compensi deve essere libera.

Tutti gli aspetti sopra indicati dovranno trovare una loro articolazione nei singoli ordinamenti professionali, che dovranno essere modificati entro i prossimi 12 mesi. Le modifiche che attengono la legge istitutiva potranno essere realizzate soltanto tramite una nuova legge, mentre le modifiche di carattere regolamentare dovranno essere apportate tramite DPR (come il precedente regolamento in vigore). Poiché, come si è cercato di evidenziare, la norma di legge pone numerosi interrogativi relativamente alla sua applicazione all’ordinamento professionale giornalistico, si rende necessario realizzare tempestivamente un tavolo di confronto che possa, tenendo presente le indicazioni di modifica imposte dalla manovra governativa, individuare le modifiche alla legge istitutiva dell’Ordine e al suo regolamento adeguate alla specificità dell’esercizio professionale e in particolare considerando che, a differenza delle altre professioni liberali, il lavoro giornalistico si svolge prevalentemente in regime di subordinazione e ricade, conseguentemente, nella regolamentazione dei contratti collettivi di lavoro stipulati dalla Fnsi con le organizzazioni datoriali rappresentative del mondo imprenditoriale.

Un’ultima riflessione e un ultimo interrogativo riguarda il destino della legge di riforma del nostro ordine professionale attualmente in discussione in Parlamento. E’ evidente, che quel testo non risponde alle richieste di adeguamento previste nell’art. 3 della manovra. E’, perciò, probabile che il suo esame parlamentare si arresti. Potrebbe, però, essere lo strumento attraverso il quale inserire i richiesti adeguamenti normativi. Anche per questo occorrerebbe prendere contatti oltre che con il Ministero di Grazia e Giustizia, anche con il relatore della legge e con gli organi parlamentari che la stanno esaminando.

Roma, 21 settembre 2011

La valutazione della segreteria del Sindacato sull’art. 8 della manovra-bis
LA FNSI METTE IN CAMPO INIZIATIVE AD AMPIO RAGGIO
POSSIBILE RICORSO ALLA CORTE COSTITUZIONALE
Avvio di una campagna per il referendum abrogativo

Roma, 9 settembre - “La Manovra bis del Governo che da lunedì prossimo passa all’esame della Camera dei Deputati, contiene elementi e norme che nulla hanno a che fare con la messa in sicurezza dei conti dello Stato. E’ il caso dell’art. 8 sulla contrattazione aziendale.
La Segreteria della Fnsi, che ha esaminato attentamente le norme votate al Senato ritiene esistano ancora le condizioni e anche i tempi per rimuovere un punto della Manovra che oltre la sua inutilità per i conti pubblici introduce irreparabili e gravi danni per tutto il mondo del lavoro.
E’ significativo che negli ultimi due giorni da tutto il complesso delle forze sociali si faccia strada una ripresa di dialogo e che anche da alcune rappresentanze economiche sia stata denunciata l’intrusione impropria in una materia delicata quale quella della qualità e gestione dei rapporti di lavoro, che appartengono primariamente all’autonomia delle parti sociali. Il tema centrale è quello del valore del contratto collettivo, che in un secolo ha rappresentato la base fondamentale delle garanzie regolatrici per le tutele del lavoro e per un mercato della concorrenza non viziato da azioni di dumping sociale e retributivo.
Il tema non è solo quello dei licenziamenti facili o dell’instabilità dei posti di lavoro assunti a nuovo modello (scarsamente funzionale se non per pochi) ma anche della possibilità che persino le leggi possano essere vanificate.
Si apre la strada a situazioni inique, a incursioni magari formalmente legittime ma a-democratiche, nel senso che viene travolto il principio di tutela del lavoratore che è considerato la parte debole nella contrattazione da tutti i sistemi nei quali si è affermata, da quasi due secoli progressivamente (non regressivamente come capita ora) la dottrina giuridica della civiltà del lavoro.
Per i giornalisti (ma non solo per loro), inoltre, quasi non bastasse tutto questo, le norme introducono elementi che legittimerebbero lesioni gravi ai diritti e ai doveri professionali, quali la tutela delle fonti e il segreto professionale, cardini di autonomia e libertà dell’informazione. La possibilità di derogare le norme che pongono un limite all’uso degli impianti audiovisivi e tecnologie di controllo rappresentano un vulnus grave del diritto comune.
Ribadito che i diritti sociali non possono essere definiti dagli indicatori di Borsa e che, comunque, neanche questo aspetto può trovare alcuna soddisfazione da quanto previsto dall’art. 8, questa scelta che prima appariva solo un capriccio del Governo adesso sta diventando una realtà devastante anche per quanto riguarda la coesione sociale, che dovrebbe stare a cuore allo stesso livello della preoccupazione dei conti pubblici.
La Fnsi con la Fieg ha stipulato ancora di recente una rinnovazione del contratto nazionale, anche nella ribadita convinzione comune che la disciplina collettiva nazionale sia caposaldo di sistema. Responsabilmente, inoltre, hanno aperto alla devoluzione di possibili materie di efficienza e miglioramento negoziabili a livello aziendale, sulla base di opportune intese, ritenendo che questo sia un compito delle parti sociali che non ha bisogno di intrusioni autoritarie.
Per tutte queste ragioni la Segreteria della Fnsi avvia una mobilitazione permanente, nella ricerca anche di un raccordo con tutto il mondo del lavoro perché sia espunto dal testo, che diventerà legge, l’art. 8 e ci sia una riflessione più meditata da parte di tutti sulla contrattazione. In ogni caso, ove ciò non avvenisse, la Fnsi sosterrà ogni iniziativa che possa portare all’abrogazione di questa norma attraverso qualsiasi via praticabile secondo Costituzione e Diritto Europeo. Già giovedì prossimo nella riunione della Giunta Esecutiva sarà proposto un primo scambio di idee con un gruppo di giuslavoristi che possono accompagnare con efficacia queste iniziative.
La riflessione in questo momento è volta ad approfondire la percorribilità di quattro ipotesi: cancellazione della norma alla Camera; avanzamento di una legge immediata di modifica; referendum abrogativo; ricorso alla Corte Costituzionale per evidenti profili di dubbia costituzionalità”.

MISTERO DOPO MISTERO ECCO COS’È L’ARTICOLO 8:
UN ATTACCO GRAVISSIMO AI DIRITTI DI CHI LAVORA E ALLA SUA PRIVACY

6 settembre - Di mistero in mistero si comincia a capire finalmente che cosa nasconda in verità l’articolo 8 della manovra del governo. Un attacco senza precedenti ai diritti di chi lavora e della sua stessa privacy. Non capiamo infatti i riferimenti “a materiali audiovisivi e alla introduzione di nuove tecnologie” se non come tentativi di cassare l’autonomia delle persone che qualcuno, sempre misteriosamente, sembra far credere provenienti da richieste di istituzioni internazionali.
Tutto ciò è assolutamente inaccettabile anche nella nostra ottica professionale; questo nulla sarebbe se non un gravissimo vulnus alla autonomia dei giornalisti.
Dopodomani la Fnsi farà una rigorosa disamina del testo dell’intera manovra e le decisioni che ne scaturiranno non potranno escludere nessuno sviluppo”

 

 

COMUNICATO ASSOSTAMPA TOSCANA

Sconcertati dall’approvazione in Commissione al Senato della norma capace di facilitare i licenziamenti, preoccupati da una deriva disastrosa che potrebbe essere generata da rappresentanze di base di comodo, l’Associazione stampa toscana e i Consiglieri nazionali della Fnsi della toscana, invitano la Federazione a indire una mobilitazione generale immediata del sindacato e rivolgono un accorato appello a tutte le forze politiche, affinché l’articolo 8 venga modificato o addirittura cancellato nei successivi passaggi parlamentari.

SIDDI: "MASSIMA COPERTURA INFORMATIVA ALLE INIZIATIVE ANTI MANOVRA"

“Non si capisce proprio il senso di alcune operazione della manovra bis del Governo che nulla hanno a che vedere con la messa in sicurezza dei conti dello Stato. Le misure che intervengono sulla materia del diritto del lavoro e a punire i redditi dei pensionati, per esempio, sono le più inutili e ingiustificate di tutte. Nessun riscontro reale sui conti pubblici: misure che non trovano neanche il consenso delle parti sociali, che hanno già regolato la materia dei contratti, e che paiono invece figlie di un furore ideologico fuori dal tempo, rimesse in primo piano per ragioni di parte.
Nel momento in cui le personalità più responsabili delle Istituzioni, della società civile e anche del mondo delle imprese invocano il massimo di coesione e di solidarietà per privilegiare l’interesse generale, e non quello di una maggioranza o di alcuni interpreti, il voto di ieri in Commissione in Senato sull’art. 8 e sul prelievo aggiuntivo dei redditi di pensione appare rispondere ad una logica contraria.
A parte i dubbi di legittimità costituzionale, da più parti già sollevati, ci sono questioni di diritto sociale che si pongono in maniera allarmante e che andrebbero rimosse dal tavolo.
D'altronde dovrebbe far riflettere il fatto che, soprattutto su questi punti, non c’è consenso delle parti sociali ancorché divise sugli strumenti per contrastarli. Ma argomentare e confrontarsi a fondo su queste materie così delicate per i rapporti civili ed economici fondamentali per le persone, per le imprese, per i mercati non può essere considerato né perdita di tempo né cedimento dei poteri di sovranità di qualcuno. Anche il mondo dell’informazione, che nel suo complesso sta compiendo uno sforzo straordinario per rendere intellegibile una manovra che emerge e si inabissa continuamente, per riapparire poi con nuovi contenuti non rassicuranti come quelli sui diritti del lavoro, è chiamato ad uno sforzo supplementare.
Il Sindacato dei giornalisti continua ad operare per la tutela dei diritti universali del lavoro in una visione di massima unitarietà. Le divisioni che si sono insinuate nel mondo del lavoro non possono essere per i media terreno improprio per regolazione di conti altrui. Circolino le posizioni diverse il più possibile, ma si assicuri il massimo di copertura informativa a ciascuna, con il necessario arricchimento sull’informazione di base.
Davanti alle proteste che montano legittimamente, la gran parte condivise dalla Federazione Nazionale della Stampa Italiana, occorre assicurare ai cittadini il massimo di conoscenze possibili perché possano scegliere cosa fare ed eventualmente come reagire. Lo sciopero generale di domani della Cgil, che interesserà anche alcuni giornali per l’astensione dal lavoro dei poligrafici, è un’iniziativa di massa di un sindacato che fronteggia le scelte che ritiene ingiuste e si misura con posizioni di altri sindacati che hanno optato per strumenti diversi di protesta. Soprattutto al servizio pubblico Rai è lecito chiedere la massima copertura informativa, gli approfondimenti indispensabili, la messa a confronto puntuale delle varie opzioni sindacali come del mondo delle imprese di chi condivide le scelte del Governo e di quelle parti che invece ritengono inutile e dannoso rompere le relazioni sociali consolidate con uno scontro continuo.
Lo scontro continuo non paga ma nella tutela dei diritti fondamentali la Fnsi non rinuncia ad esercitare fino in fondo la sua funzione di Sindacato autonomo e di unità nella professione e nel mondo economico”.

NATALE: "MODERNITÀ? SOLO ANNIENTAMENTO DEI DIRITTI"

Lo smantellamento dei diritti dei lavoratori contenuto nell’articolo 8 della manovra governativa investe pesantemente anche il lavoro dei giornalisti, dentro e fuori le redazioni. La possibilità di derogare alle leggi e al contratto nazionale su una quantità enorme di materie rappresenterà - se questo sciagurato testo sarà approvato - una sponda legislativa agli editori più spregiudicati e refrattari al rispetto delle regole, favorendo l’ulteriore abbassamento di livelli di tutela già minimi in molte aziende. Anche nell’area editoriale si vuole incoraggiare una libertà d’impresa che ha il volto del caporalato. Rischiano di farne le spese non solo i cosiddetti “garantiti”, ma il diffusissimo precariato per il quale la manovra non ha saputo individuare alcun intervento di sostegno. Il sindacato dei giornalisti è pertanto al fianco di tutti coloro che, in questi giorni, stanno reclamando dal governo la radicale revisione di una misura che non porta benefici ai conti pubblici, ma che vuole solo consumare ideologiche e tardive vendette. La modernità delle relazioni industriali non si può costruire sull’annientamento dei diritti.

Forte intervento della Fnsi sulla manovra del Governo

FRANCO SIDDI: "L'ARTICOLO 8 È REGRESSIVO, MOTIVO DI TENSIONE
E SCONTRO SOCIALE. MOLTE INIQUITÀ PER L'EDITORIA"

Serve un'iniziativa sociale per cancellare le norme dannose

"Tutto ciò che, derogando, non aggiunge al contratto nazionale è regressivo e diventa materia di tensione sociale e possibile scontro continuo. L’art. 8 della manovra bis del Governo appare questo quando ipotizza deroghe aziendali al ribasso sia per le condizioni di lavoro che per i salari, aprendo la strada al ritorno delle gabbie salariali e a un mercato ancora più squilibrato dell’esistente. Gli accordi del sindacato dei giornalisti, la Fnsi, con la Federazione Italiana Editori, la Fieg, prevedono un saldo ancoraggio al contratto nazionale, caposaldo di sistema, e responsabilmente, aprono alla devoluzione di possibili materie di efficienza e miglioramento negoziabili a livello aziendale, secondo intese che dovranno essere stabilite dalle parti sociali a livello nazionale.
L’articolo 8 della manovra appare una scelta che va contro la necessaria costruzione di un intervento condiviso per mettere in sicurezza i conti dello Stato e per nulla incidente sotto questo profilo. La ripresa indispensabile, anche per il mondo dell’informazione, non può passare attraverso l’indebolimento dei diritti sociali, che non possono essere legati a capricci politici né definiti dagli indici di Borsa. Nello specifico questo significa mettere sotto schiaffo tutte le figure deboli del sistema. Si rischiano povertà più pesanti per le persone precarie e nuove povertà per i cittadini. Un capriccio ottuso e incomprensibile. La Fnsi, che a inizio settimana riunirà i quadri dirigenti di settore, rafforzerà perciò la sua azione sociale per il contrato nazionale e la lotta alla precarietà, nella sua autonomia e con spirito di unità con il mondo del lavoro sui fondamentali diritti sociali e di libertà ".

MANOVRA BIS: SIDDI (FNSI), PESANTI INIQUITÀ ANCHE PER IL SETTORE E IL LAVORO IN EDITORIA; INIZIATIVA SOCIALE APERTA PER FARE CHIAREZZA E CANCELLARE NORME DANNOSE E SLEALI

Roma 2 settembre - “La confusione che regna sulla manovra bis del Governo aggrava il disagio e le preoccupazioni per diversi elementi di iniquità sociale che conteneva all’inizio e di cui ora poco o nulla si parla, dandoli evidentemente per fatti acquisiti.
Il Sindacato dei giornalisti - rispettoso del pluralismo dell’informazione e serenamente convinto che i media debbano fare comunque ancora di più per rendere chiaro l’impatto economico e sociale di ogni intervento proposto - non può non osservare con preoccupazione i tentativi di attacco a un sistema di welfare condiviso. E’ incomprensibile, per esempio, che si continui a immaginare come esigenza improcrastinabile l’incisione sui redditi di pensione, da colpire con un prelievo che non riguarda nessun’altra forma di reddito, mentre si blocca l’incremento degli assegni stessi. Non basta: sul sistema previdenziale si sta facendo molto chiasso quasi si volesse rompere ad ogni costo la coesione sociale tra generazioni. Non si può giudicare equo tassare in forma supplementare le pensioni e continuare a tassare i risultati dei rendimenti sugli investimenti previdenziali, ancorché oggi – tra le tante ipotesi – ritorni l’idea di mantenere l’aliquota al 12% e non al 20%. Questo è un punto dirimente anche per la Previdenza dei giornalisti (gestita dall’Inpgi) che, nell’autonomia negoziale delle parti sociali e nel rispetto degli obblighi di legge, hanno con lungimiranza operato scelte coraggiose e nitide per mettere in sicurezza i conti e i valori delle pensioni. E quanto a quelle di anzianità, hanno da tempo introdotto la “pensione a punti”, ovvero la possibilità di anticipare l’uscita dal lavoro prima del 65° anno di età con penalizzazioni sulla misura degli assegni, sia per uomini che per le donne.
Allo stesso modo preoccupa l’assenza di misure efficaci per combattere il precariato, fenomeno molto diffuso nel mondo dei media che ne intacca anche le condizioni di libertà e di indipendenza. L’idea che tutto sia risolvibile attraverso la contrattazione aziendale appare una visione politica di puntiglio e inefficace sul piano concreto. La Fnsi e la Fieg, nella recentissima rinnovazione contrattuale, hanno peraltro riconosciuto la centralità del contratto nazionale e l'importanza di definire, invece, nel confronto tra parti sociali le materie devolvibili alla concertazione decentrata e la messa a fuoco, nel confronto preventivo, delle questioni aperte sul lavoro autonomo e precario. La contrattazione nazionale. Ancor più in questo settore, resta un pilastro delle garanzie comuni in tema di diritti e doveri e l’unico punto di concorrenza leale del mercato dell’informazione.
Per l’editoria e per il sistema dell’informazione, infine, aldilà di ogni autonoma considerazione specifica di singoli, di gruppi e della libera espressione delle opinioni diverse sui giornali, appare di grave impatto negativo (soprattutto in assenza di riforme di sistema) la previsione di drastici tagli alla fiscalità di vantaggio per le cooperative. Quelle dei giornali, per i quali già si prospetta una riduzione del finanziamento pubblico, subirebbero una doppia crisi, irreversibile, che intaccherebbe in maniera pesante pluralismo e livelli occupazionali. Ed è grave pensare che ciò possa avvenire per mano dello Stato, che legittimamente è chiamato a mettere i conti a posto; ma con giustizia.
Per queste ragioni la Fnsi è impegnata in un dialogo sociale e istituzionale attivo e in una iniziativa sociale aperta perché siano corrette le cose che debbono essere corrette e eliminate le cose che debbono essere cancellate, per il bene di tutti e non di pochi”.

ASSOCIAZIONE LIGURE DEI GIORNALISTI
TAGLI ALL’EDITORIA, ARTICOLO 8, PROFESSIONE
L’INFORMAZIONE NON PUO’ TACERE

2 settembre - Tagli alle Coop Editoriali, (in Liguria la realtà più importante e in difficoltà è quella de Il Corriere Mercantile-Gazzetta del Lunedì); la messa in discussione (articolo 8) dei contratti nazionali di lavoro faticosamente costruiti nel tempo e rinnovati; l’Ordine professionale a rischio con gravi problemi sulla formazione e accesso alla professione.
Le ricadute sul sistema pensionistico dopo che l’ Inpgi (istituto di categoria dei giornalisti) ha messo mano, con provvedimenti lungimiranti, alla tenuta del sistema previdenziale e sulla cassa integrativa sanitaria dei giornalisti che, è bene ricordarlo, pagano in proprio e senza alcuna assistenza pubblica queste reti di tutela a fine solidaristico e non speculativo: sono tutti argomenti più che idonei per non fare tacere il mondo dei vari giornalismi a fronte delle confuse e contraddittorie proposte sulla cosiddetta “manovra finanziaria”.
L’Associazione Ligure dei Giornalisti-Fnsi, sindacato dei giornalisti italiani, condivide le preoccupazioni e le critiche alla manovra e, come accaduto in passato, partecipa e sostiene le iniziative dei sindacati confederali.
Condivide e partecipa allo sciopero del 6 settembre della Cgil.
E parteciperà alle iniziative di Cisl e Uil. Dicendo no a una manovra che rappresenta anche un pericoloso attacco a molti dei diritti del mondo del lavoro, quindi anche all’informazione.
Il mondo dei giornalismi subirà gli stessi contraccolpi di altre categorie, con ricadute pesanti sul piano previdenziale, del precariato e dell’inoccupazione giovanile, dei colleghi espulsi dai piani di ristrutturazione, nella crisi della radiotelevisione locale e degli interessi lobbistici dei grandi gruppi pubblici e privati del settore.
Con la, per così dire, “perla” della punizione al mondo delle cooperative, dove si mette in crisi un sistema di aziende (editoria compresa) colpendo apparentemente una “ragione sociale”, mentre l’attacco è politico ad un mondo che è variegato e “multicolore”, nel terzo settore e nell’editoria. Settore quest’ultimo dove i tagli ai contributi all’editoria vengono spacciati per moralizzatori, colpendo però in modo concreto solo le realtà delle vere cooperative editoriali.
I giornalisti garantiranno, come sempre, l’informazione sulle iniziative sulla finanziaria e sulle manifestazioni con la presenza di loro rappresentanti nelle diverse manifestazioni.
La giunta della Associazione Ligure dei Giornalisti-Fnsi

COORDINAMENTO ARS: MOBILITAZIONE CONTRO LA MANOVRA
COLPITE FASCE DEBOLI E MIGLIAIA DI GIORNALISTI FREELANCE E PRECARI

2 settembre - Il Coordinamento delle Associazioni di stampa per un sindacato di servizio (Capss) che raccoglie i sindacati regionali dei giornalisti del Trentino Alto Adige, Veneto, Liguria, Val d'Aosta, Molise, Puglia, Basilicata "invita i giornalisti italiani a sostenere tutte le espressioni e manifestazioni che chiedono in particolare la cancellazione dell’articolo 8 della manovra economica che, nulla aggiungendo in termini di rigore di finanza pubblica, tende a sottrarre diritti al lavoro rendendo la democrazia più povera". Pubblichiamo il comunicato stampa del Capss:
Tagli alle cooperative, realtà a rischio nel mondo dell’editoria, deroghe ai contratti (art 8) e accordi nazionali di lavoro faticosamente costruiti nel tempo e rinnovati, l’iniziativa disciplinare, prerogativa fondamentale dell’Ordine dei giornalisti a rischio e gravi problemi anche per l’accesso alla professione. Gravi ricadute sul sistema pensionistico e anche sulla cassa integrativa sanitaria dei giornalisti, dopo che l’Inpgi ha messo mano, con provvedimenti lungimiranti, alla tenuta del sistema previdenziale, puntando anche al rilancio dell’occupazione. E, va detto, senza ricorrere alle risorse pubbliche. Sono tutti argomenti più che idonei per non far tacere il mondo dei vari giornalismi a fronte delle confuse e contraddittorie proposte della cosidetta manovra finanziaria, una manovra depressiva, che peserà in modo drammatico sulle fasce deboli della popolazione, tra le quali va inserita la massa di decine di migliaia di giornalisti freelance e parasubordinati.
Il Coordinamento delle Associazioni di stampa per un sindacato di servizio (Capss) che raccoglie i sindacati dei giornalisti del Trentino Alto Adige, del Veneto, Della Liguria, della Val d’Aosta, del Molise, della Puglia e della Basilicata, condivide le preoccupazioni e le critiche alla manovra che vengono dalle associazioni. del volontariato, dal mondo sindacale confederali, dal mondo del precariato, dal mondo dei social network.
Il Capss ritiene che il mondo dei giornalismi subirà gli stessi contraccolpi di altre categorie , con ricadute pesanti sul piano previdenziale, della disoccupazione e dell’inoccupazione giovanile , dei colleghi espulsi dai piani di riorganizzazione, nella crisi delle radiotelevisione locale. Con la "perla" per così dire della punizione al mondo delle cooperative, dove si mette in crisi un sistema di aziende (editoria compresa), colpendo apparentemente un "ragione sociale" mentre si attacca un mondo variegato e "multicolore" nel terzo settore e nell’editoria. Settore quest’ultimo dove i tagli ai contributi all’editoria vengono spacciati per moralizzatori, colpendo però in modo concreto solo le realtà delle vere cooperative editoriali.
Il Capss condivide le motivazioni delle iniziative di mobilitazione contro la manovra che si stanno organizzando in ambito sindacale e sociale, e declinerà regione per regione la partecipazione con proprie delegazioni alle manifestazioni che si terranno contro la manovra.
Il Coordinamento invita quindi i giornalisti italiani a sostenere tutte le espressioni e manifestazioni che chiedono in particolare la cancellazione dell’articolo 8 della manovra economica che, nulla aggiungendo in termini di rigore di finanza pubblica, tende a sottrarre diritti al lavoro rendendo la democrazia più povera.

Il Coordinamento delle Associazioni regionali di stampa per un sindacato di servizio

"NO ALL'ARTICOLO 8, DIFENDIAMO IL DIRITTO ALLA CONTRATTAZIONE. NON VOGLIAMO IL MODELLO POMIGLIANO"

31 agosto - "La manovra aggiuntiva che il Governo ha varato per decreto e che il Parlamento, con un percorso a tappe forzate, si appresta ad approvare, contiene un insieme di misure inaccettabili unite ad altre di discutibile efficacia, e niente che favorisca lo sviluppo dell'economia del Paese.
Autonomia e Solidarietà, componente di maggioranza della FNSI, ritiene che tutto il movimento sindacale italiano debba opporsi in ogni sede e con ogni strumento possibile ad un insieme di interventi, sulla contrattazione aziendale, sulla derogabilità dei contratti, sullo statuto dei lavoratori,
sulla libertà d'impresa, che costituiscono un attacco a vasto raggio ai diritti dei lavoratori.
Il modello Pomigliano, voluto dalla Fiat di Marchionne, non può diventare il modello di sviluppo di un Paese moderno.
L'Italia non può rinunciare alla tradizione che risale alla sua Costituzione, alle conquiste del movimento dei lavoratori, a una giurisprudenza consolidata negli anni. L'intero articolo 8 del decreto costituisce un attacco ai diritti senza avere alcun carattere di urgenza, che consentirebbe la
decretazione, né alcuna attinenza con gli obiettivi di ripianamento del debito pubblico. Punta invece a indebolire tutti i lavoratori, a renderli più precari e ricattabili.
Ancora una volta il Governo tenta una spallata contro i sindacati e contro i diritti dei lavoratori. Autonomia e Solidarietà invita i giornalisti italiani, attraverso tutte le loro istanze rappresentative, a mobilitarsi contro una manovra che contiene troppi frutti avvelenati per potersi definire di
risanamento".

29 agosto - L'Assostampa Fvg e il Coordinamento giornalisti precari e freelance Fvg aderiscono e invitano a firmare l'appello promosso da Articolo 21 contro la parte della manovra economica di agosto varata del governo, che va a modificare i diritti del lavoro. L'appello contesta che il recente decreto legge n. 138 consente “deroghe ai diritti fondamentali dei lavoratori, sinora garantiti da norme di legge imperative”, e precisa che “la delegificazione introdotta in via d'urgenza è un colpo di mano per nulla affatto giustificato dalla situazione economica, che oggi richiede anzi regole certe su cui poter fare affidamento anche per favore gli investimenti di capitali esteri nel nostro paese”. Il testo dell'appello, che annovera tra i suoi firmatari vari giuristi, costituzionalisti e colleghi giornalisti, diversi del quali freelance, assieme a esponenti della società civile, politici, impiegati, pensionati e precari, è sul sito web http://www.articolo21.org/, dov'è possibile aderire on line. Assostampa e Coordinamento sottolineano come il decreto legge crea ulteriori deroghe alle regole collettive e alla tutele dei diritti del lavoro, settore nel quale il lavoratore è già quasi sempre parte debole nei confronti del datore. Si tratta di norme che incidono pesantemente anche nel campo delle libere professioni, come quella giornalistica, ove la maggioranza dei giornalisti attivi è composta da freelance e precari, già pesantemente sottopagati (la maggior parte dei quali guadagna meno di 10.000 euro l'anno, e il 55% meno di 5.000) e con pochissime forme effettive di tutela dei propri diritti di lavoratori. Per queste ragioni l'appello chiede che il Parlamento, nel rispetto della Costituzione, deliberi lo stralcio delle norme sul lavoro dal testo del decreto d'agosto.
L'appello è sottoscrivibile on line al link http://www.articolo21.org/97/appello/respingiamo-lattacco-portato-dal-decreto-dagosto.html

MANOVRA: SIDDI (FNSI), DEROGHE AI CONTRATTI SE MIGLIORATIVE, NO A CAPRICCI POLITICA
CENTO ANNI DI CONTRATTI DEI GIORNALISTI E CONVERGENZA TRA LIVELLI NAZIONALE E AZIENDALE

Roma, 13 Agosto - “Deroghe aziendali al contratto nazionale? A giudizio della Fnsi, che ha recentemente rinnovato il contratto dei giornalisti con un’intesa fortemente innovativa e di corresponsabilità con la parte imprenditoriale (la Fieg), questa materia non può essere incatenata a capricci della politica o a tornaconti esclusivi di gruppi economici. La gravità della crisi suggerisce a tutti di lasciare perdere gli stereotipi e di stare ai fondamentali. Il contratto nazionale di lavoro è una convenzione tra parti sociali che regola rapporti civili e economici fondamentali per le persone, per le imprese, per i mercati, non una camicia di forza che impedisce lo sviluppo. E le parti sociali, ovviamente, debbono sapersi assumere le proprie responsabilità. Deroghe, si, allora, ma per migliorare non per ridurre decoro e diritti essenziali stabiliti dai contratti. Una cosa è affrontare particolari situazioni di difficoltà in modo appropriato e nel confronto tra le parti interessate, altro pensare a deroghe di fatto sostitutive e riduttive, che rischiano di generare incertezze e squilibri.
Il sindacato dei giornalisti, la Fnsi, offre al confronto che si va già facendo infuocato, il patrimonio della sua contrattazione collettiva, che va avanti da un secolo esatto e non avverte la necessità di regimi derogativi aziendali speciali. Il suo è il primo contratto collettivo nazionale mai stipulato in Italia (1911) e l’ultimo rinnovato, nel luglio scorso, in ordine di tempo. Contratto nazionale e negoziazione aziendale convivono da decenni e, pur attraversando periodiche e anche gravi difficoltà, sono oggi come ieri i più efficaci strumenti di regolazione e libertà di un settore industriale, quello dei media, che non ha bisogno di nuove differenze in materia di diritti del lavoro e di concorrenza nel mercato, fiaccato invece da ben altri squilibri su cui non si interviene, come quelli del mercato pubblicitario e dei conflitti d’interesse.
Anche il tema dei licenziamenti più facili, che ci auguriamo sia chiarito dai testi della manovra del Governo che non ha ancora pubblicato il decreto, per il mondo dell’informazione sarebbe tutt’altro che una risorsa: un peso enorme sulle condizioni di libertà e autonomia per l’esercizio di questa attività, speciale per la qualità delle società democratiche. Contratto e Statuto dei lavoratori sono strumenti dinamici e generatori di fiducia e responsabilità, quanto mai necessari in questa stagione”.

@fnsisocial

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