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Lutto 11 Apr 2012

Cordoglio del Sindacato: “Primo presidente donna della Fnsi È un immenso lutto per il giornalismo italiano”

"La morte di Miriam Mafai è un immenso lutto per il giornalismo italiano e per il sindacato unitario dei giornalisti, la Fnsi, di cui è stata la prima giornalista donna chiamata a esserne presidente (fine 1983- 27 aprile 1986). Con lei scompare un altro grande giornalista avviata e approdata alla professione con la Resistenza, protagonista della formazione di una coscienza civile che si anima - grazie alla conoscenza - nel confronto e nella competizione democratica. Chiamata a presiedere la Fnsi, con Sergio Borsi segretario, alla conclusione di un mandato - fine 1983 - dopo le dimissioni di Piero Agostini, ottenne la "consacrazione" nella funzione al congresso nazionale di Sorrento, il 31 maggio 1984, spuntandola - dopo forte confronto e competizione - su un altro grande giornalista, Carlo De Martino.

"La morte di Miriam Mafai è un immenso lutto per il giornalismo italiano e per il sindacato unitario dei giornalisti, la Fnsi, di cui è stata la prima giornalista donna chiamata a esserne presidente (fine 1983- 27 aprile 1986). Con lei scompare un altro grande giornalista avviata e approdata alla professione con la Resistenza, protagonista della formazione di una coscienza civile che si anima - grazie alla conoscenza - nel confronto e nella competizione democratica. Chiamata a presiedere la Fnsi, con Sergio Borsi segretario, alla conclusione di un mandato - fine 1983 - dopo le dimissioni di Piero Agostini, ottenne la "consacrazione" nella funzione al congresso nazionale di Sorrento, il 31 maggio 1984, spuntandola - dopo forte confronto e competizione - su un altro grande giornalista, Carlo De Martino.

Il sindacato dei giornalisti non era stato fino ad allora impegno assorbente per Miriam Mafai, ma la sua dedizione non è mai stata secondaria, come ricordò in occasione della giornata promossa dalla Fnsi in memoria di Giovanni Amendola a Montecatini, il 26 maggio del 2005 e successivamente cooperando attivamente al Centenario della Federazione nella primavera del 2008.
Giornalismo, impegno civile e dichiarate scelte politiche, sindacato avevano trovato una sintesi nitida. Le parole di Miriam Mafai a Montecatini riportano alla radice e al cuore delle scelte e degli atti di una vita per il giornalismo, la libertà, la democrazia: " ... la stampa continua a essere un elemento essenziale per l'orientamento dell'opinione pubblica e, ancora di più, per la costruzione di una coscienza collettiva e per lo sviluppo della democrazia. Anche se in modo diverso lo è ancora oggi. Ho cominciato - concludeva la sua testimonianza - non scrivendo un giornale ma distribuendolo e di questo sono grata a quel compagno (il partigiano Toto Bussi, n.d.r.) che mi incontro da "Giolitti" a Roma nel settembre 1943 e che mi spiegò quanto fosse importante la stampa, nella Resistenza e anche dopo".
Oggi che ci ha lasciato, il segretario e il presidente della Fnsi, Franco Siddi e Roberto Natale, il "suo" segretario Sergio Borsi, il consiglio nazionale e i giornalisti tutti della Fnsi, ricordano Miriam Mafai con rimpianto e con i doni preziosi della sua vita; ricordano una giornalista di razza, in prima linea sempre, soprattutto sul terreno dei diritti civili e della laicità dello Stato, militante politica che non ha mai abdicato alla sapienza e alla forza del pensiero critico. E con questo ricordo si uniscono al cordoglio per la scomparsa e sono vicini ai figli Sara (anche lei giornalista) e Luciano, sindacalista" Roma 9 aprile 

ANSA/ ULTIMO SALUTO A MIRIAM MAFAI, TRA GLI AMICI DI UNA VITA
''Ciao mamma, buon viaggio, i tuoi figli ti sono ancora addosso''. Così Sara Scalia, figlia di Miriam Mafai, citando una frase della madre, che ricordava in una lettera un viaggio insieme in Francia, l'ha salutata in uno dei momenti più commoventi della cerimonia funebre per la giornalista, oggi a Roma in Campidoglio nella sala della Protomoteca strapiena di colleghi e compagni di lotta politica, molti dei quali già venuti a renderle omaggio ieri nella camera ardente.
Il sindaco della Capitale Gianni Alemanno, i presidenti della Regione Renata Polverini e della Provincia di Roma Nicola Zingaretti, con Gianni Letta (che con i giornalisti ha ricordato ''la lucidità, l'onestà e l'intelligenza'' della Mafai), Walter Veltroni, Emma Bonino e Giuliano Amato, hanno seguito la commemorazione, accanto, fra gli altri, al fondatore di Repubblica Eugenio Scalfari e all'attuale direttore del quotidiano Ezio Mauro. Di lato al feretro, la famiglia della giornalista, composta fra gli altri, dalle sorelle della Mafai, i figli, i nipoti e i pronipoti, mentre sul fondo, le corone del Presidente della Repubblica (che ha reso omaggio all'amica ieri alla Camera ardente) e del Comune di Roma. Fra tanta gente comune, c'erano, fra gli altri, anche i direttori del Tgla7 Enrico Mentana e di Raitre Antonio Di Bella, dell'Ansa, Luigi Contu, di Rai4 Carlo Freccero. Decine le firme del giornalismo di carta stampata e televisivo italiano, come Furio Colombo, Mino Fuccillo, Paolo Franchi, Mario Pirani, il vicedirettore di Repubblica Massimo Giannini, Mariolina Sattanino, Piero Sansonetti, Valentino Parlato,  Antonio Polito, insieme fra gli altri, al segretario generale della Federazione Nazionale Stampa Italiana Franco Siddi, il presidente di Cinecittà Luce Roberto Cicutto, e tanti esponenti della sinistra, da Stefano Rodotà a Anna Finocchiaro, da Claudio Petruccioli a Livia Turco e Giovanna Melandri.  ''Mia madre da qualche mese aveva vinto la sua naturale ritrosia e aveva cominciato a scrivere la sua autobiografia, si era convinta a raccontare i tanti avvenimenti che aveva attraversato - ha detto Sara, la prima a parlare, seguita dal fratello Luciano, durante la cerimonia durata poco piu' di un'ora -. Il primo capitolo si sarebbe intitolato 'Mio padre aveva un atlante', per celebrare l'amore del papà e suo, per i viaggi, che affrontava con curiosità vera e interesse sincero''.  Luciano ha ricordato invece come dopo la nascita dei suoi figli, il legame burrascoso con sua madre ''sia profondamente mutato, unendo all'affetto e all'amore anche un rapporto di simpatia, empatia, amicizia profonda e completa''.
Un accenno anche a come la Mafai si sentisse ''estranea alla politica di oggi, mille miglia lontana dal paese reale''. Un rapporto, quello della giornalista con la politica, e con i cambiamenti della sinistra, su cui si è soffermata l'amica Claudia Mancina, che ha definito la Mafai ''dolce di cuore e dura di testa''. Mentre per lo scrittore e giornalista Franco Marcoaldi, la giornalista è stata fino alla fine una ''ragazzina vivace e vitalissima - ha detto con la voce rotta -.
La sua risata ce la porteremo dentro per sempre''. Dopo la cerimonia il feretro è stato portato prima al Cimitero di Prima Porta per la cremazione e poi a quello Acattolico per la tumulazione delle ceneri. (di Francesca Pierleoni)   (ROMA, 11 APRILE - ANSA) E' MORTA MIRIAM MAFAI 
Miriam Mafai è morta oggi a Roma dopo una lunga malattia. Nata a Firenze il 2 febbraio 1926, ha partecipato alla Resistenza antifascista nelle file del Pci. Dopo la Liberazione ha continuato la sua attività politica e dal 1951 al 1956 è stata assessore al Comune di Pescara. Nel 1957 è stata a Parigi come corrispondente del settimanale Vie Nuove, nel 1960 all'Unità come redattore parlamentare. Direttore di Noi Donne dal 1965 al 1970, è passata poi come inviato speciale a Paese Sera. Dal 1983 al 1986 é stata presidente della Federazione nazionale della stampa. Nel 1975 è diventata inviato speciale de la Repubblica. E' stata anche deputato nelle file del Pds. Tra le sue opere più celebri di scrittrce, 'Pane nero. Donne e vita quotidiana nella seconda guerra mondiale' (Mondadori), 'Botteghe oscure, addio. Com'eravamo comunistì (Mondadori), 'Dimenticare Berlinguer. La sinistra italiana e la tradizione comunista' (Donzelli). (ROMA, 9 APRILE -  ANSA)

MIRIAM MAFAI: MERCOLEDI' 11 CERIMONIA FUNEBRE IN CAMPIDOGLIO
DOMANI POMERIGGIO CAMERA ARDENTE NELLA SALA DELLA PROTOMOTECA
Sarà allestita da domani pomeriggio alle 15.30, nella Sala della Protomoteca in Campidoglio, la camera ardente per Miriam Mafai, la giornalista e scrittrice scomparsa oggi a Roma a 86 anni. Mercoledì 11 la stessa Protomoteca ospiterà alle 12 la commemorazione funebre. (ROMA, 9 APR ILE - ANSA)

MIRIAM MAFAI: NAPOLITANO,GIORNALISTA COMBATTIVA E DI TALENTO
SCOMPARE UNA DELLE PIU' FORTI PERSONALITA' FEMMINILI ITALIANE 
Con Miriam Mafai "scompare una delle più forti personalità femminili italiane degli scorsi decenni: erede di un'alta tradizione intellettuale e artistica famigliare, si era impegnata giovanissima nella Resistenza romana, affermandosi presto come giornalista di grande talento e combattività, e quindi come significativa scrittrice in stretto legame con il movimento per l'emancipazione delle donne e con l'attività politica della sinistra". E' il ricordo commosso che il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, affida ad un messaggio partecipando al dolore dei figli, della sorella Simona e di tutti i familiari della giornalista scomparsa oggi. "Lo spirito critico con cui aveva ripercorso le sue scelte ideali - aggiunge il Capo dello Stato - era parte di un temperamento morale alieno da convenzionalismi e faziosità. Nel ricordare la schietta amicizia che ci ha così a lungo legati, mi resta vivissima l'immagine della sua umanità appassionata, affettuosa ed aperta". (ROMA, 9 APRILE - ANSA)

MIRIAM MAFAI: FNSI, FU PRIMO PRESIDENTE DONNA DEL SINDACATO
GIORNALISTA DI RAZZA, MAI ABDICO' A FORZA SUO PENSIERO CRITICO
"Con Miriam Mafai scompare un altro grande giornalista del Tempo della lotta per la libertà e la costituzione democratica dell'Italia": il segretario della Fnsi Franco Siddi, il presidente Roberto Natale, il 'suo' segretario Sergio Borsi, il Consiglio nazionale e tutta la Fnsi "si uniscono al cordoglio per la scomparsa di Miriam Mafai e sono vicini con affetto ai figli Sara, anche lei giornalista, e Luciano, sindacalista". "Con lei - si legge in una nota - viene a mancare la prima donna giunta ai vertici del sindacato unitario dei giornalisti italiani, la Fnsi, della quale fu presidente dalla fine del 1983 all'aprile 1986". "Eletta, la prima volta, in sostituzione di Piero Agostini che lasciò l'incarico prima della fine del mandato - viene ricordato - , Miriam Mafai ebbe la 'consacrazione sindacale' nel congresso di Sorrento il 31 maggio del 1984". Il sindacato dei giornalisti, si sottolinea, "per lei non era stato fino ad allora il primo impegno ma non fu, nella sua esperienza, mai un fatto ininfluente o secondario. Lo ricordò a tutti noi in occasione della giornata del ricordo dedicata a Giovanni Amendola, a Montecatini, il 26 maggio 2005, quando volle ricordare con nitidezza come il suo giornalismo e la sua attività sindacale nella professione erano un tutt'uno: un'opportunità da vivere avendo chiaro che 'la stampa continua ad essere un elemento essenziale per l'orientamento dell'opinione pubblica e, ancora di più, per la costruzione di una coscienza collettiva e per lo sviluppo della democrazia. Anche se in modo diverso lo era allora e lo è ancora oggi. Ho cominciato non scrivendo un giornale, ma distribuendolo, e di questo sono grata a quel compagno sconosciuto che mi incontrò da Giolitti, a Roma, nel settembre del 1943 e che mi spiegò quanto fosse importante la stampa nell'attività di resistenza e anche dopo". "Ecco la Fnsi, oggi che ci ha lasciato, ricorda la presidente che affiancò Sergio Borsi durante la sua segreteria, la giornalista di razza, militante in politica, impegnata sul terreno dei diritti civili, che - conclude la Fnsi - non ha mai abdicato alla forza e alla sapienza del suo pensiero critico". (ROMA, 9 APRILE -  ANSA)

MIRIAM MAFAI, UNA VITA CON LE IDEE IN PRIMA LINEA
TRA FONDATORI REPUBBLICA, RACCONTO' DONNE, SOCIETA' E SINISTRA 
 Come donne "nessuno ci ha regalato niente", ha detto una volta Miriam Mafai e forse è la frase che più si addice per ricordare meglio il temperamento di questa giornalista, e scrittrice, di vaglia, scomparsa oggi a Roma, che ha raccontato, dalle colonne di vari giornali (dall'Unità a Paese Sera, a Noi donne, a Repubblica), l'Italia degli ultimi 60 anni. Lo ha fatto partendo da idee di sinistra, ma senza mai risparmiare le critiche quando la sua parte politica sbagliava o era in ritardo nell'analisi dei cambiamenti della società. Figlia di due pittori e intellettuali, Mario Mafai - esponente di spicco della Scuola Romana, e Antonietta Raphael - Miriam era nata a Firenze il 2 febbraio del 1926: in tempo per vedere il fascismo, l'Italia in guerra e le leggi razziali che avevano riguardato anche la sua famiglia, visto che la madre era ebrea e figlia di un rabbino lituano. Radici che Miriam ha sempre rivendicato con orgoglio come sue. Attiva nell'opposizione al fascismo e nella Resistenza, una volta finito il regime Mafai è già un funzionario del Pci. Il partito la manda in Abruzzo. Nel 1948 sposa Umberto Scalia, anche lui uomo di partito designato ad occuparsi di affari internazionali. Hanno due figli: il primo, Luciano, destinato a diventare un dirigente sindacale; la seconda, Sara, che diventerà giornalista come lei. Nel 1957 la famiglia Scalia si trasferisce a Parigi, dove Umberto è in missione per il Pci. Ed é lì che avviene il debutto di Miriam nel giornalismo: Maria Antonietta Macciocchi, con cui ha lavorato durante la Resistenza, la fa diventare corrispondente di 'Vie nuove', altra storica pubblicazione della sinistra di quei tempi, fondata da Luigi Longo. Un anno dopo, il ritorno a Roma dove Mafai entra nell'Unità e nel 1961 ne diventa redattore parlamentare: comincia così quella grande consuetudine con il mondo politico di cui per tantissimi anni si occuperà. Nel 1962 la sua vita privata cambia: si lega a Giancarlo Pajetta, storico leader del Pci. Lui è già separato, per lei il matrimonio con Umberto è già finito. Eppure nel partito di allora l'unione suscita un qualche scandalo: "La mentalità - racconterà dopo - era grave. Dalle donne comuniste si pretendeva un grande rigore morale". Quel sodalizio durerà 30 anni: Pajetta - lo racconterà lei stessa - è stato "l'unico amore" della sua vita. Un connubio fondato - sono sempre parole sue - su una reciproca autonomia, rara per quei tempi e forse anche oggi: "Ci siamo voluti molto bene Giancarlo ed io, ma - rivelerà - non abbiamo mai sacrificato pezzi della nostra esistenza". Dopo l'Unità ecco 'Paese Sera', altra storica testata di sinistra, ma differente dal quotidiano di partito fondato da Antonio Gramsci. La collaborazione con il giornale finisce però a metà degli anni '70: Miriam contribuisce nel 1976 alla fondazione de 'la Repubblicà, giornale destinato a diventare un punto di riferimento dell'area progressista e riformista italiana. Mafai è una firma di punta del giornale, tra le più inquiete ed originali: i suoi editoriali spaziano su tutti gli aspetti della vita nazionale, non escluso il costume. Il suo legame con la politica resta tuttavia intatto, tanto da portarla per una legislatura ad essere senatore del Partito democratico della sinistra. Critica feroce del berlusconismo, ha spesso richiamato l'Italia ad un ritorno a valori diversi. Attenta ai grandi e ai piccoli cambiamenti della società, Miriam Mafai ha travasato nei suoi tanti libri questa capacità di raccontare una società in movimento che si stacca dal passato: partiti tradizionali compresi. Nel libro 'Botteghe oscure addio' (Mondadori, 1996) - con cui ha vinto il Premio Cimitile lo stesso anno - ha raccontato "come eravamo comunisti", mentre in 'Dimenticare Berlinguer' (Mondadori, 1996) si è occupata di sinistra italiana e tradizione comunista. Nel 'Silenzio dei comunisti' (Einaudi, 2002) invece ha parlato - in un dialogo con Vittorio Foa e Alfredo Reichlin - di ciò che era giusto salvare di quella esperienza storica. Nel 2005 Miriam Mafai ha vinto il Premio Montanelli per la sua attività votata allo sviluppo della cultura italiana del '900, con particolare attenzione al mondo femminile. Ne sapeva qualche cosa. Del resto lo ha sempre sostenuto: alle donne ''nessuno ha regalato niente". (di Massimo Lomonaco) (ROMA, 9 APR ILE - ANSA)

MIRIAM MAFAI: CON PAJETTA UN AMORE LUNGO UNA VITA
'CI SIAMO VOLUTI BENE SENZA SACRIFICARE LA NOSTRA ESISTENZA' 
 Un amore lungo trent'anni, vissuto fino alla morte di lui, senza mai che uno chiedesse all'altro di rinunciare al giornalismo o alla politica. Mantenendo per lungo tempo ognuno la propria casa. "Non eravamo interessati né io, che avevo già più di 30 anni e due figli né lui, che ne aveva oltre 50, a scambiarci l'esistenza dalla mattina alla sera". Un amore nel senso più autentico del termine, quello tra Miriam Mafai e Giancarlo Pajetta, il partigiano 'Nullo', uno fra i più importanti esponenti del Partito comunista italiano morto nel 1990. Un amore incontrato da giovane, ma poi vissuto come tale in età adulta. I due, come ha raccontato la scrittrice e giornalista, morta oggi a Roma, si misero insieme nel 1962: 'Ci siamo voluti molto bene, Giancarlo e io, ma non abbiamo mai sacrificato pezzi della nostra esistenza''. A molti nel Partito comunista non andava giù questo rapporto, all'epoca non esisteva il divorzio e Miriam era separata con due figli. Rimane storica la citazione su questo lungo rapporto: "Tra un week end di passione con il mio Pajetta e un'inchiesta io preferirò sempre, deciderò sempre per la seconda". Parole che raccontano una donna che ha sempre vissuto appieno, dimostrando gran carattere, decidendo autonomamente di volta in volta le sue priorità, in un gioco fatto di equilibri fra ragione e cuore, entrambi presentiti, in cui però la testa ha avuto un ruolo fondamentale. "Mi sono trovata bene così con Pajetta - raccontava in un'intervista -. Lui non si sentiva secondo rispetto al mio lavoro e io non mi sentivo seconda rispetto alla politica. Sapevo che, dovendo scegliere tra un pomeriggio con me e un comizio, avrebbe scelto un comizio. La politica era la sua passione, il giornalismo la mia. Eravamo alla pari". Una vita, quella di Miriam Mafai, dedicata ad un giornalismo di altissimo livello, senza far mancare però le amicizie, la famiglia, i figli, i nipoti, i pronipoti addirittura (ai quali, ammise senza rimpianti, ha potuto dedicarsi più che ai suoi figli). "Alle giovani dico sempre - dichiarò in occasione dei suoi 80 anni - di non abbassare la guardia, non si sa mai. Le conquiste delle donne sono ancora troppo recenti". Il suo compagno di un vita morirà la notte tra il 13 e 14 settembre del 1990 a 79 anni senza un rumore, ancora vestito, dopo una sera spesa ancora una volta tra i militanti comunisti, dopo decenni di battaglie vissute da protagonista, scanditi dalle sue polemiche, segnati dalle sue battute. A trovarlo sarà Miriam, avevano trascorso la serata insieme, prima di dividersi, per la notte, nelle due stanze gemelle affacciate sul corridoio di casa. Qualche anno dopo, nel 1994, Miriam si candiderà come deputata per il Pds, ma lascerà un anno più tardi: "Una cosa é dare le noccioline alle scimmie e una cosa trovarti dentro la gabbia delle scimmie". (di Nicoletta Tamberlich) (ROMA, 9 APRILE - ANSA) IL CORDOGLIO DELL’ASSOCIAZIONE STAMPA ROMANA
L’Associazione stampa romana esprime profondo cordoglio per la grave perdita che oggi ha colpito il mondo del giornalismo italiano. Con Miriam Mafai se ne va una penna libera, raffinata, onesta, coraggiosa, spesso scomoda, capace di fotografare e raccontare le donne e gli uomini che hanno cambiato il volto della società italiana e dell’intero Paese. Miriam ha vissuto  la professione con la testa e con il cuore, unico modo con cui questo mestiere può essere fatto. Miriam ha fatto la storia e non solo del giornalismo, la sua passione sia politica sia civile l’ha resa protagonista e interprete straordinaria di una generazione che ha scelto rivendicare e affermare diritti universali.  Miriam è stata donna per le donne e con le donne, in una battaglia che come lei stessa definiva “non bisognava mai abbassare la guardia”. Di te, per tutti noi rimangono, le tue parole, i tuoi scritti, i tuoi gesti, le tue riflessioni, la tua schiena dritta. Ci mancherai, ci mancherà il tuo sguardo acuto  sul mondo per una lettura attenta dei fatti. Addio Miriam, Addio “ragazza rossa”.  L’Associazione stampa romana si stringe attorno alla famiglia con profondo affetto. MIRIAM MAFAI: BUTTURINI (ASR), ADDIO 'RAGAZZA ROSSA'
 "Ci mancherai, ci mancherà il tuo sguardo acuto sul mondo per una lettura attenta dei fatti. Addio Miriam, addio 'ragazza rossa'": Così Paolo Butturini, segretario dell"Associazione stampa romana, commenta la morte della giornalista, avvenuta oggi a Roma. L'Asr esprime "profondo cordoglio per la grave perdita che oggi ha colpito il mondo del giornalismo italiano. Con Miriam Mafai se ne va una penna libera, raffinata, onesta, coraggiosa, spesso scomoda, capace di fotografare e raccontare le donne e gli uomini che hanno cambiato il volto della società italiana e dell'intero Paese". "Miriam - prosegue la nota - ha vissuto la professione con la testa e con il cuore, unico modo con cui questo mestiere può essere fatto. Miriam ha fatto la storia e non solo del giornalismo, la sua passione sia politica sia civile l'ha resa protagonista e interprete straordinaria di una generazione che ha scelto rivendicare e affermare diritti universali. Miriam è stata donna per le donne e con le donne, in una battaglia che come lei stessa definiva 'non bisognava mai abbassare la guardia'. Di te, per tutti noi rimangono, le tue parole, i tuoi scritti, i tuoi gesti, le tue riflessioni, la tua schiena dritta", conclude il segretario dell'Associazione stampa romana, che "si stringe attorno alla famiglia con profondo affetto". MIRIAM MAFAI: SCALFARI, UNA DO(ROMA, 9 APRILE - ANSA)NNA LAICA, DI LIBERO PENSIERO
SU REPUBBLICA.IT, FEMMINISTRA MILITANTE NEL PCI MASCHILISTA 
 "Questa notizia me l'aspettavo purtroppo, ma una cosa è sapere che un amico che se ne va, altro è che se n'é andato. Sono molto triste per la scomparsa di una persona che è stata molto mia amica, preziosa per il giornale e per il Paese": è commosso Eugenio Scalfari ricordando, su Repubblica.it, Miriam Mafai, morta oggi a Roma a 86 anni. "Aveva una vitalità eccezionale e un'allegria per la vita - aggiunge il fondatore di Repubblica -. Era sicuramente una donna di sinistra e scriveva su giornali comunisti, fino a quando nacque Repubblica. Ricordo in che modo prese l'iniziativa di venire da noi, lo leggerete nei dettagli domani su Repubblica, e quando io la accolsi a braccia aperte, nell'ottobre del '75. Ci intendemmo subito. Le dissi 'ti dispiacerà lasciare Paese Serà, e lei rispose 'ho gia' dato le dimissionì: era sicura della sua scelta e del fatto che sarebbe stata accolta immediatamente". Per Scalfari, la Mafai "era molte cose insieme: era una militante di sinistra ma anche una femminista militante nel Pci, e se c'era un partito maschilista, era quello. Era una persona molto laica, in senso lato, di liberissimo pensiero. E poi se ne é andata... basta così...", conclude Scalfari molto commosso. (ROMA, 9 APRILE - ANSA) MIRIAM MAFAI: EZIO MAURO, CERCAVA SEMPRE DI CAPIRE GLI ALTRI
SU REPUBBLICA.IT, UNA DONNA DOLCISSIMA E FORTISSIMA 
 "Miriam era una presenza umana molto forte, aveva idee forti, ma sapeva ascoltare gli altri. Era come se Miriam, fuoriuscita dalla corazza dell'ideologia comunista, facesse questo sforzo continuo di cercare di capire le ragioni degli altri, lasciandosi toccare, provocare, come se ci fosse sempre qualcosa da imparare": così il direttore di Repubblica Ezio Mauro ricorda Miriam Mafai, morta oggi a Roma all'età di 86 anni, su Repubblica.it. Mauro in particolare ricorda "il suo riformismo, io lo chiamo così, cioé l'idea di una sinistra capace di parlare all'intero Paese perché capace di intendere le ragioni di tutti e di far valere le proprie tenendo conto anche delle opinioni altrui. E poi il suo giornalismo, che sapeva spiegare proprio perché voleva capire. E il suo sorriso, la sua presenza umana, questa donna dolcissima e fortissima insieme". "L'ultima volta che ci ho parlato - conclude Mauro - mi ha detto 'spero di farcela anche questa volta'. Non è così e la piangiamo molto, tutti insieme, tutta la famiglia di Repubblica". (ROMA, 9 APRILE - ANSA) MIRIAM MAFAI: PANSA, ERA UN'ETERNA RAGAZZA
IL GIORNALISTA RICORDA LA COLLEGA, UN'ANARCHICA LIBERTARIA 
Un'eterna ragazza, un'anarchica libertaria, coraggiosa e vitale: così Giampaolo Pansa ricorda Miriam Mafai, morta oggi a Roma a 86 anni, con la quale ha lavorato a lungo a Repubblica. "Miriam arrivò un anno prima di me, nel '76. Era un'eterna ragazza, una forza della natura - racconta il giornalista -. E' sempre stata una donna giovane, molto coraggiosa. Era una persona con cui era delizioso stare in redazione. la cosa che ricordo di più di lei era la sua risata: rideva come se fosse una ragazzina". Per Pansa, Miriam Mafai "era una donna di grande libertà intellettuale e con una grande piacevolezza nel carattere. Era naturalmente - aggiunge - una militante comunista, ma era il contrario della militante storica. Era, come spesso sono le donne, un'anarchica libertaria. E aveva una grande forza, perché per mettere in ordine la vita di Giancarlo Pajetta, ce ne voleva. Miriam è stata per tanti anni il perno di una coppia assolutamente speciale, indipendentemente dall'opinione che posso avere delle loro posizioni politiche. Ma certamente erano una coppia invidiabile, lei faceva la parte della ragazza, perché lo era. Anche Pajetta lo era, non era mai banale, era un uomo capace di sarcasmi, di battute. E Miriam era la compagna giusta". Dal punto di vista professionale "Miriam era impeccabile - prosegue Pansa, che ha lavorato a Repubblica per 14 anni -. Oggi vedo un sacco di giornalisti schierati, da una parte e dall'altra. Miriam, che aveva diretto anche 'Noi donne', era cresciuta e vissuta nella stampa del vecchio Pci, ma non faceva del giornalismo burocratico, era una donna di grande libertà intellettuale". "Faceva l'inviato e non si rifiutava mai - sottolinea ancora Pansa -. Ricordo quando ci fu la bomba alla stazione di Bologna, Scalfari non c'era e così l'altro vice direttore Gianni Rocca, che credo fosse a Mosca per le Olimpiadi. C'ero io a guidare la macchina e l'ho chiamata: è partita senza batter ciglio, come se fosse una professionista di 20 anni. Poi scriveva in modo rapido, mai banale. Ho un grande rimpianto per lei, anche perché gli anni insieme a Miriam sono anche gli anni della mia giovinezza e della mia maturità professionale". (di Elisabetta Malvagna) (ROMA, 9 APRILE - ANSA)

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