Scatta la solidarietà per i giornalisti della Gazzetta dello Sport e il Cdr scrive ai lettori della ‘Rosea’: “Dopo due stati di crisi, questo è l’ultimo atto di fede nelle possibilità di rilancio del gruppo. Ora però ci aspettiamo investimenti sul prodotto, il coinvolgimento della redazione nella valutazione dei piani di sviluppo e la stabilizzazione dei colleghi che da tanto tempo lavorano in redazione con contratti precari”.
Nel giorno in cui scatta il regime di solidarietà per i giornalisti
della Gazzetta dello Sport, il Cdr decide di scrivere ai lettori - parlando
però anche all’azienda – per raccontare cosa la redazione si aspetta dopo
questo nuovo stato di crisi del gruppo Rcs. Ecco di seguito il comunicato
pubblicato sul sito della ‘Rosea’.
“Da oggi i giornalisti della Gazzetta dello Sport entrano in regime di
solidarietà: saremo noi, ancora una volta, a pagare i conti di Rcs Mediagroup
che non tornano da ormai molto tempo, ovvero dal giorno in cui la scellerata
operazione Recoletos ha aperto una voragine economica nel bilancio del gruppo.
L’attuale management non vorrebbe più sentir parlare di quell’investimento
infelice, perché al timone della barca, all’epoca, c’erano altri capitani poi
andati altrove a cercar fortuna: vero, ma purtroppo quel disastro ha avuto e
continua ad avere ripercussioni pesanti sulla vita di chi in Rcs lavora tutti i
giorni. Giornalisti, poligrafici e impiegati sono oggi chiamati a una
decurtazione pesante dello stipendio e ad altri sacrifici, per evitare che
l’azienda prenda strade sbrigative nella politica di tagli che continua a
perseguire duramente, mettendo così in pericolo la qualità dei suoi gloriosi
giornali.
La redazione della Gazzetta ha accettato a denti stretti il prelievo forzato di
denaro dalle tasche, spinta essenzialmente da due motivazioni. La prima è
l’amore e la passione per queste pagine rosa, cartacee e digitali: una
conflittualità infinita con l’editore avrebbe sicuramente danneggiato la
Gazzetta e con essa i suoi lettori, il patrimonio più prezioso. La seconda è strutturale:
in un sistema che oggi produce un quotidiano, un sito, una televisione,
un’edizione digitale e un settimanale non ci possono essere esuberi, che siano
figurativi o reali. Abbiamo dunque inteso la solidarietà esclusivamente come
modalità di contenimento dei costi, perché la Gazzetta che conoscete non si può
fare a ranghi ridotti: i tanti colleghi che ogni giorno mancheranno in
redazione (nella logica della turnazione) renderanno estremamente complicato il
mantenimento dello standard qualitativo a cui la Rosea ha abituato tutti da
sempre. Questo anche e soprattutto dopo due stati di crisi che hanno anticipato
la pensione di diversi colleghi, firme storiche e autorevoli della Gazzetta.
Sia chiaro: questo è l’ultimo atto di fede nelle possibilità di rilancio del
gruppo che «finanziamo», per quanto ci riguarda. Ce lo ha chiesto l’a.d. Pietro
Scott Jovane nell’incontro del 9 giugno scorso, senza essere ancora in grado di
presentarci il piano industriale del prossimo triennio che doveva essere ancora
vagliato dal CdA di questa azienda. In qualche modo ci ha chiesto un’apertura
di credito nei suoi confronti. Lo abbiamo fatto pur con mille riserve, ma ora
insieme al piano di rilancio aspettiamo:
- investimenti sul prodotto, più che in nuove strutture che
non portano ricavi (siano Numix, Nest o Connecto) o in acquisizioni maldestre,
come nel caso di YouReporter. I risultati ottenuti da GazzettaTv con le dirette
e gli speciali legati alla Coppa America hanno dimostrato, semmai ce ne fosse
bisogno, che è da questo genere di operazioni che parte la riscossa della
Gazzetta, non certo da scorciatoie scivolose come GazzaBet;
- il pieno coinvolgimento della redazione (attraverso il suo
comitato), insieme alla Direzione, nella valutazione dei piani di sviluppo che
il nostro sistema conoscerà nei prossimi mesi: andranno valutati bene i
sentieri da percorrere e le forze a disposizione per farlo, non possiamo
permetterci di disperdere energie;
- una strada, da concordare insieme, che porti alla
stabilizzazione dei colleghi che da tanto tempo lavorano in redazione con
contratti precari. Non si possono sacrificare anche loro sull’altare dei tagli,
perché si parla di professionalità importanti e soprattutto di persone che
hanno creduto nella Gazzetta, che si sono spese per la Gazzetta e l’hanno
sostenuta per anni e anni, sperando un giorno di farne parte a pieno titolo.
Noi giornalisti abbiamo fatto la nostra parte. E anche di
più. Ora chiediamo all’editore di fare la sua”.