Giovedì 11 febbraio alle ore 20,45 a Schio (Vicenza) Al Cinema Teatro Salesiani Via Marconi, “I cronisti minacciati, le notizie oscurate” incontro con Alberto Spampinato, giornalista ANSA, direttore di “O2 Ossigeno per l’informazione” osservatorio della Fnsi e dell’Ordine dei Giornalisti, autore del libro
C’ERANO BEI CANI MA MOLTO SERI
Storia di mio fratello Giovanni, ucciso perché scriveva troppo
introduce
Paolo Perucchini - giornalista, consigliere nazionale della FNSI
interventi di
Don Luigi Tellatin - referente LIBERA Veneto
Gianmaria Pitton, Giornale di Vicenza, Ordine Giornalisti del Veneto
Monica Andolfatto, Associazione della Stampa del Veneto
Promotori: Associazione Culturale Futura http://www.futura-schio.it/,
Libreria Ubik di Schio, Salesiani, Coop Adriatica, Associazione Libera
LA STORIA DI DUE OMICIDI SENZA IMPORTANZA E DI UN CRONISTA SENZA PELI SULLA LINGUA
Una storia di drammatica attualità che spiega perché in Italia, ai giorni nostri, un cronista corre seri pericoli ogni volta che tratta notizie sgradite a qualche potentato criminale, e di fronte alle minacce è costretto all’auto-censura o una vita sotto scorta. E' la storia di un giovane giornalista che indaga su un delitto. Ha imboccato una pista che porta a un inestricabile intreccio di mafia, eversione nera e servizi segreti. E' la pista giusta. Ha trovato alcuni indizi. Ha pubblicato clamorosi articoli. Si sente in dovere di spingersi oltre, perché gli inquirenti, la politica, sembrano indifferenti a quel che succede… Lo ferma il principale sospettato del delitto, che lo uccide e oscura per sempre l'inchiesta sul primo oscuro delitto. L'inchiesta sull’uccisione del cronista curioso potrebbe essere l'occasione per scoprire tutti gli altarini. Invece si svolge all'acqua di rose, perché l'assassino si è costituito immediatamente e ha fornito un movente. "L'ho ucciso perché, con i suoi articoli, mi provocava ", dice. Il movente è banale e poco credibile. Ma l'assassino è il figlio di un potente magistrato e molti benpensanti gli credono e si commuovono per lui, dicono che ha fatto bene, che è giusto reagire così. Anche il Tribunale è molto comprensivo con l’assassino, accetta le sue ragioni: è vero, la stampa è una provocazione, scrivono i giudici nella sentenza, per motivare una pena ridotta. I giornalisti si dividono non sui fatti, ma su base politica e ideologica, e secondo le testate, di appartenneza. Alcuni, gli amici, dicono “Questo processo è uno scandalo”. Gli altri compiangono con freddezza il cronista ucciso, ne parlano come se fosse stato investito da un’auto in corsa mentre attraversava la strada senza guardarsi intorno . "Povero ragazzo! Doveva fare più attenzione", dicono in pubblico. In privato, aggiungono: ''Chi glielo faceva fare?". Già, chi gleilo faceva fare? Non dicono che era un bravo giornalista ed è stato ucciso perché faceva bene il suo mestiere.
Lo dirà nel 2007, cioè 37 anni dopo, la Giuria del Premio Saint Vincent di Giornalismo: era un bravo e valoroso giornalista. Poi anche il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano elogerà la figura del giornalista che ha pagato con la vita la correttezza professionale. Quel giornalista si chiamava Giovanni Spampinato. Aveva 25 anni, era il corrispondente del gironale L'Ora, quando fu ucciso a Ragusa, a pistolettate, come un cane rabbioso. Il fratello di Giovanni, Alberto, diventato giornalista per capire come sono andate le cose, dopo quasi 40 anni, racconta in prima persona, cosa ha capito della dinamica dei fatti, come ha fatto a capirlo. Esamina gli aspetti ancora poco chiari. Ricostruisce la storia di Giovanni e quella della sua famiglia sullo sfondo della Sicilia rurale degli anni Cinquanta e Sessanta, descrivendo le atmosfere umane e sociali della provincia italiana. Dà voce a un dramma privato e civile. Fa rivivere le passioni e le tensioni di un'Italia scossa dal vento del Sessantotto e divisa dalla Guerra Fredda. E riflette sui pericoli che, oggi come allora, corrono i giornalisti quando raccontano le verità scomode.