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Fnsi 14 Lug 2010

Ddl intercettazioni, il Sindacato dei giornalisti: “Dopo l’intervento del relatore indipendente dell’Onu le norme sono da cancellare”

“Le notizie che arrivano sino ad ora sugli emendamenti del Ddl intercettazioni non sono incoraggianti e, viceversa, l’intervento del relatore indipendente dell’Onu sulla libertà di espressione ripropone tutte le mostruosità di un testo che, non cambiando nelle sue linee guida, rimane lesivo dei diritti all’informazione e continua a violare la convenzione internazionale sui diritti civili e politici.

“Le notizie che arrivano sino ad ora sugli emendamenti del Ddl intercettazioni non sono incoraggianti e, viceversa, l’intervento del relatore indipendente dell’Onu sulla libertà di espressione ripropone tutte le mostruosità di un testo che, non cambiando nelle sue linee guida, rimane lesivo dei diritti all’informazione e continua a violare la convenzione internazionale sui diritti civili e politici.

Un intervento come questo rende ancora più evidente come non si possa ritenere sufficiente un confronto “politico-mercantile” sulla misura delle pene amministrative. Appare sempre più chiaro che non si può travolgere il principio dell’autonomia dell’informazione, né si può accettare l’idea che gli editori ne diventino proprietari in quanto chiamati, per legge, ad adottare misure per impedire pubblicazione di notizie di interesse pubblico che si vuole vietare con censura preventiva oppure chiamati a pagare multe, seppure di poco ridotte rispetto alle previsioni iniziali. Non è accettabile questa sorta di principio di ingerenza, che viola altre leggi dello Stato, in primo luogo quella sulla stampa approvata dalla Costituente e immediata interpretazione dell’articolo 21 della Costituzione. Cancellare la separatezza delle competenze e sottoporre i giornalisti al diretto controllo dei proprietari di giornali, radio e televisioni, è un mostro giuridico che nessun emendamento sulle sanzioni cancella. È la norma che deve essere cancellata come indica ora autorevolmente anche l’Onu. L’ostacolo del lavoro investigativo dei giornalisti “su materie di interesse pubblico, come la corruzione, data l’eccessiva lentezza dei procedimenti giudiziari in Italia”, denunciata oggi dall’Onu, è preoccupazione che la Fnsi pone in primo piano da tempo, ma su di essa il Governo e i sostenitori del ddl Alfano continuano a fare orecchie da mercante.

Questa è una legge che si profila come anti-italiana, dannosa per le libertà dei cittadini, tale da esporre il nostro Paese alla sanzione della comunità internazionale.

Ascoltare le ragioni del buon senso e del rigore istituzionale, anziché cercare continue prove di forza, resta l’unica via per uscire da una situazione che si fa sempre più imbarazzante. L’udienza-filtro e il giurì per valutare in tempi rapidissimi la violazione della privacy sono vie maestre che ostinatamente Governo e maggioranza che lo sostiene paiono non voler seguire. Ma è bene chiarire per l’ennesima volta che non c’è un vero problema di privacy da tutelare nel disegno che viene presentato e che appare sempre più evidente come si voglia proteggere solo la privacy di chi è abituato a compiere misfatti o a inquinare la vita pubblica: lo dimostrano anche le notizie sulle inchieste più rilevanti di questi giorni. Con il Ddl intercettazioni si porrebbe il silenzio a ogni notizia sulle organizzazioni criminali dei colletti bianchi, sul cosiddetto scandalo dell’eolico e il dramma dell’inquinamento della vita pubblica sarebbe ancora più grave e devastante”.

INTERCETTAZIONI: ONU, DDL ITALIA VA ABOLITO O RIVISTO

Il governo italiano deve ''abolire o modificare'' il progetto di legge sulle intercettazioni perché ''se adottato nella sua forma attuale può minare il godimento del diritto alla libertà di espressione in Italia''.

Lo ha detto il relatore speciale dell'Onu sulla libertà di espressione, Frank La Rue in un comunicato.

La Rue si è detto ''consapevole'' del fatto che il disegno di legge vuole rispondere alle preoccupazioni relative ''alle implicazioni della pubblicazione delle informazioni intercettate per il processo giuridico e il diritto alla privacy''. Ma ha precisato che ''il disegno di legge nella sua forma attuale non costituisce una risposta adeguata a tali preoccupazioni e pone minacce per il diritto alla libertà di espressione''.

Ricordando le manifestazioni contro il progetto di legge del 9 luglio scorso, l'esperto ha quindi raccomandato al governo di non ''adottarlo nella sua forma attuale, e di impegnarsi in un dialogo significativo con tutte le parti interessate, in particolare giornalisti e organizzazioni della stampa, per garantire che le loro preoccupazioni siano prese in considerazione''. E si è detto pronto ''a fornire assistenza tecnica per garantire'' che il ddl ''rispetti gli standard internazionali dei diritti umani sul diritto alla libertà di espressione''.

Secondo il progetto di legge 1415, ricorda la nota, chi non è accreditato come giornalista professionista può essere condannato alla reclusione fino a quattro anni per la registrazione di qualsiasi comunicazione o conversazione senza il consenso della persona coinvolta e la diffusione di tali informazioni. ''Una sanzione così severa – ha sottolineato l'esperto - minerebbe seriamente il diritto di tutti gli individui a cercare e comunicare informazioni, in violazione della Convenzione internazionale sui diritti civili e politici, di cui l'Italia è parte''. La Rue, incaricato dal Consiglio dei diritti umani dell'Onu di monitorare la situazione del diritto alla libertà di opinione ed espressione nel mondo, ha inoltre espresso preoccupazione per la prevista introduzione di una sanzione per i giornalisti e gli editori che pubblicano materiale  intercettato prima dell'inizio di un processo.

''Una tale punizione, che include fino a 30 giorni di carcere ed una sanzione fino a 10.000 euro per i giornalisti e 450.000 euro per gli editori, è sproporzionata rispetto al reato'', ha affermato. Inoltre, ''queste disposizioni possono ostacolare il lavoro dei giornalisti di intraprendere giornalismo investigativo su questioni di interesse pubblico, quali la corruzione, data l'eccessiva durata dei procedimenti giudiziari in Italia, sottolineata a più riprese dal Consiglio d'Europa'', ha osservato La Rue. (ANSA)

@fnsisocial

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