Fare una nuova legge sulla diffamazione che sia "all'altezza delle aspettative", elimini definitivamente il carcere ed eviti che le sanzioni si trasformino in una sorta di censura. A lanciare l'appello al presidente del Senato Pietro Grasso e ai senatori che stanno esaminando il ddl sulla diffamazione in commissione Giustizia di Palazzo Madama sono Dunja Mijatovic;, rappresentante OSCE per la libertà dei mezzi d'informazione; Nils Muiznieks, Commissario del Consiglio d'Europa per i diritti umani; Frank La Ruen, relatore speciale delle Nazioni Unite per la libertà di stampa.
Secondo i firmatari dell'appello, che si basano sui dati citati dall'associazione "Ossigeno per l'Informazione", il testo adesso al Senato prevede ancora "la possibilità di istruire cause penali per diffamazione", "aumenta le sanzioni pecuniarie nei confronti dei diffamatori e manca di misure deterrenti efficaci per impedire l'abuso della legge da parte dei querelanti".
Sono 30 anni, affermano Mijatovic, Muizniesk e La Ruen che l'Italia viene condannata per la sua legislazione in materia. Ed è ora di cambiare, ma in meglio. Depenalizzare la diffamazione, scrivono nell'appello, "è il modo migliore per evitare nuove violazioni della libertà d'espressione". Ma la nuova legge dovrebbe contenere altri due principi cardine, anche perché "la semplice esistenza di leggi che criminalizzano l'offesa alla reputazione di una persona si traduce in forme indesiderabili di autocensura". La nuova normativa dovrebbe prevedere "l'uso di correzioni e scuse come rimedi sufficienti". E nel caso in cui le sanzioni civili fossero necessarie "esse devono restare proporzionate". Misure più deterrenti, infine, "dovrebbero essere introdotte per evitare l'abuso della legge da parte dei querelanti". (ROMA, 9 GIUGNO - ANSA)