Donata Bonometti, 72 anni, storica giornalista del Secolo XIX dalla fine degli anni Ottanta al 2011 (e prima di tante testate del Nord Est e del Lavoro) se n’è andata senza soffrire nell’hospice della Gigi Ghirotti. Leonessa e guerriera fino all’ultimo, avvolta da ondate d’amore, dieci giorni fa aveva dettato il suo messaggio pubblico: «Amici e amiche del globo terracqueo, come sapete sono ricoverata nell'hospice di Bolzaneto: sto abbastanza bene, non ho dolori e me la cavo, finché dura. Ovviamente vedervi tutti quanti sarebbe la cura più consolatoria e efficace però qui all'hospice mi hanno definito ricoverata "troppo popolare" perché arrivano giornalmente 10-12 persone: hanno detto, con molta carineria ma con fermezza, di limitare le visite draconianamente».
Al cancro, entrato nella sua vita un paio di anni fa, Donata dava del "tu" senza paura: l’ironia le serviva per affrontarlo con lo stesso atteggiamento razionale ma mai distaccato che era il suo approccio alla professione giornalistica. Testimone dei fatti e capace di entrare in empatia con le persone, era nata a Brescia il 27 dicembre 1951, figlia un po’ ribelle di un imprenditore del ferro.
Studi classici, liceo e poi Università a Padova che negli anni post Sessantotto era una fucina di idee. E lei (che all’anagrafe si chiamava Donatella ma aveva dismesso ben presto il vezzeggiativo) si laurea in Lettere antiche e archeologia, poi sceglie invece di vivere in modo radicale il presente e la quotidianità. Inizia a collaborare col Resto del Carlino, lì si vede subito che ha talento e viene assunta dall'Eco di Padova, giornale che di lì a poco chiude i battenti. I redattori vengono smistati tra le varie testate del gruppo Rizzoli-Corriere della Sera e lei, al bivio tra Milano e Genova, sceglie la seconda dove, al Lavoro, trova la stima (ampiamente ricambiata) del direttore Giuliano Zincone.
Donata, non più Donatella, è la più giovane di un gruppo di giornalisti dove i più vecchi hanno trent’anni. Lei, capelli biondi e due occhi verdi assassini, si conquista la stima assoluta della capocronista Wanda Valli e la simpatia di colleghi e rivali, il suo appartamento in via Ugo Foscolo diventa un luogo di incontri amicali e culturali, serate in cui si canta, si suona la chitarra, si parla di lavoro e di politica, nascono flirt e legami d’amicizia per la vita.
La cronista Bonometti non si adagia mai. Nel 1982 Cesare Lanza rileva dalla Rizzoli la proprietà del giornale della sua città di adozione. E lei dà le dimissioni per incompatibilità di carattere e per «questione etica», quindi si rimbocca le maniche. La scelta di Genova è definitiva: entra al Secolo XIX prima per una serie di sostituzioni, poi alla fine degli anni Ottanta è assunta dal direttore Carlo Rognoni. L’amore per la cultura la accompagna, spazia dalla terza pagina ai servizi sulla scuola, racconta il male di vivere degli adolescenti e le meraviglie di una città che ancora non ha scoperto il turismo.
Nel 1993, la vita regala a lei e al marito Gian Guerra una gioia che sembrava non potersi realizzare: scopre di essere in dolce attesa e il 2 marzo 1994 vede la luce il suo Alessandro.
Nel 2011, pensionata, collabora con la rivista online “Fogli e viaggi”. Si descrive così: «Ero un'archeologa, sono stata una cronista. Comunque ho sempre scavato». E si dedica anima e corpo al suo blog “Pieni di giorni”. Poi la malattia irrompe nella sua vita fatta di cicli di chemioterapia e una ripresa che sembra miracolosa e le lascia godere un’estate 2022 di serenità. In mezzo, tanti altri incontri: il più importante è sicuramente quello con Anna Solaro, protagonista di iniziative di teatro sociale col Teatro dell’Ortica, un’attrice «che alcuni anni fa ha incontrato il cancro e da allora ci chiacchiera in rete - scriveva Donata nel suo blog - lo descrive nei passaggi delle sue giornate, la cucina, i giochi col gatto, gli amori familiari». Anna Solaro si arrende alla malattia alla fine dello scorso novembre ed è come se lasciasse socchiusa una porta.
All’inizio di quest’anno anche per Donata la situazione precipita, ai primi di febbraio i medici decidono di andare a vedere e finisce in sala operatoria. «Mi hanno detto che sono devastata e mi restano poche settimane di vita», racconta lei con disarmante e cronistica lucidità.
Alla Montallegro e poi nell’hospice della Gigi Ghirotti si scopre piacevolmente travolta da un’ondata d’amore che nemmeno poteva immaginare. Fino all’ultimo cerca di cogliere le occasioni di vita: «Faremo in questa stanza un incontro di teatroterapia», confida a chi la va a trovare la scorsa settimana. Ma il sipario si sta per chiudere. Ieri, martedì 21 febbraio, l’annuncio con un messaggio dei familiari più stretti.
(Di Bruno Viani da ilsecoloxix.it)