La Guardia di Finanza di Potenza ha eseguito martedì primo giugno 2021 un decreto di sequestro, emesso dal gip del locale Tribunale su richiesta della Procura, di un immobile del valore di 800mila euro, situato nel capoluogo lucano. Si tratta della storica sede della 'Lucana Edizioni', società editrice del "Quotidiano della Basilicata" dichiarata fallita nel dicembre 2017. Sequestrate anche risorse finanziarie, per un valore complessivo dell'operazione di oltre 1,4 milioni di euro.
L'immobile e le risorse finanziarie erano «nell'attuale disponibilità delle società Finanziaria Editoriale srl e Publifast srl», entrambe con sede in provincia di Cosenza, ed erano stati «sottratti illecitamente alla Lucana Edizioni», spiega una nota della Procura di Potenza.
«Il provvedimento di sequestro – scrive il procuratore distrettuale Francesco Curcio –, adottato in quanto si sono ritenuti sussistenti indizi di reato in ordine al delitto di bancarotta patrimoniale, veniva emesso all'esito di una complessa attività investigativa nel corso della quale era stato possibile disvelare un intricato, quanto preordinato piano per svuotare definitivamente il patrimonio della casa editrice lucana», già in cattive acque dal punto di vista finanziario.
Secondo la Procura, il lavoro degli uomini della Guardia di Finanza «ha permesso di individuare alcune operazioni societarie poste in essere dagli amministratori della 'Lucana Edizioni' con il fine esclusivo, in vista dell'imminente fallimento, di sottrarre il denaro e i beni immobili facenti parte del compendio societario, a favore di altre imprese riconducibili sempre ai medesimi amministratori».
I fratelli Antonella e Francesco Dodaro, entrambi di Cosenza, prosegue il procuratore Curcio, «rivestivano peraltro contestualmente incarichi di governance tanto nell'impresa fallita quanto nelle società beneficiarie della condotta distrattiva e scientemente hanno depauperato il patrimonio della prima al fine di scongiurare eventuali pretese dei creditori sui beni nella disponibilità della 'Lucana Edizioni', creando un chiaro pregiudizio alla par condicio creditorum».