CERCA
Cerca nelle notizie
Dal
Al
Cerca nel sito
Fnsi 10 Lug 2010

Fnsi: "Eccezionale adesione alla giornata del silenzio per protestare contro la legge bavaglio voluta dal Governo Berlusconi. Ha scioperato ben oltre il 90 per cento dei giornalisti"

“La giornata del silenzio dell’informazione è stata fragorosa. La protesta per un disegno di legge, quello sulle intercettazioni, che penalizza e vanifica il diritto di cronaca, impedendo a giornali e notiziari (new media inclusi) di dare informazioni sulle inchieste giudiziarie, comprese quelle della grande criminalità degli affari sporchi, oggi più di ieri non può essere ignorata dal Governo e dal Parlamento. La straordinaria adesione, ben oltre il 90 per cento, allo sciopero indetto dalla Fnsi ha dimostrato che c’è un problema enorme posto dal ddl, fatto di censura preventiva attraverso carcere per i giornalisti e pesanti multe per gli editori, che va ben oltre qualsiasi considerazione di natura corporativa.

“La giornata del silenzio dell’informazione è stata fragorosa. La protesta per un disegno di legge, quello sulle intercettazioni, che penalizza e vanifica il diritto di cronaca, impedendo a giornali e notiziari (new media inclusi) di dare informazioni sulle inchieste giudiziarie, comprese quelle della grande criminalità degli affari sporchi, oggi più di ieri non può essere ignorata dal Governo e dal Parlamento. La straordinaria adesione, ben oltre il 90 per cento, allo sciopero indetto dalla Fnsi ha dimostrato che c’è un problema enorme posto dal ddl, fatto di censura preventiva attraverso carcere per i giornalisti e pesanti multe per gli editori, che va ben oltre qualsiasi considerazione di natura corporativa.

Pochissimi giornali erano in edicola ieri ma tutti, nei loro commenti sulle motivazioni dello sciopero, hanno ammesso che il testo di legge Alfano è sbagliato. Le ragioni del no al ddl risultano, dunque, unificanti per la professione giornalistica e assai allarmanti per i cittadini, che hanno mostrato sensibilità e indignazione nelle tante manifestazioni fin qui svolte in tutta Italia e all’estero. Tutto ciò sia nei comportamenti collettivi di ieri davanti alle edicole, quasi vuote dei giornali, sia davanti ai silenzio delle tv, radio e per la prima volta della rete web. Una giornata straordinaria di protesta che per il sindacato dei giornalisti significa lo sciopero più partecipato degli ultimi quindici anni. Basti pensare ai tanti giornali di diverse tendenze che, in occasione di altri scioperi, hanno frequentemente scelto di non farli e stavolta hanno, invece, aderito in massa e così pure la gran parte dei giornali in cooperativa. a. Pure l’adesione di tutta l’emittenza radiotelevisiva, anche di quella dove era più complicato organizzare la pratica dello sciopero, è stata eccezionale. L’adesione inoltre dei new media, il mancato aggiornamento dei siti, e la partecipazione corale dei colleghi dei periodici (che non potevano impedire l’uscita delle riviste in un solo giorno) sono stati la testimonianza di una rigorosa protesta civile e morale.

Non è sfuggita la novità della giornata di ieri agli osservatori di tutto il mondo, che hanno considerato il silenzio  di eri  una delle principali notizie dell’informazione mondiale: innumerevoli gli approfondimenti chiesti direttamente alla Fnsi da primarie testate della Francia, della Germania, del Canada, dell’Argentina, degli Usa, della Colombia, della Corea del Sud, dell’Australia, del Venezuela, delle Gran Bretagna, del Belgio. Totale la solidarietà della Federazione mondiale (Ifj) e di quella europea dei giornalisti (Efj).

Ora il Governo e il Parlamento italiani non possono sottrarsi, dunque, all’ascolto delle ragioni della protesta e di tanta attenzione internazionale, senza esporre il Paese ad altre brutte figure.

I cittadini italiani intanto, anche chi non è solito informarsi con i giornali ma solo con la tv, con la giornata del silenzio di ieri sicuramente oggi ne sa di più su un ddl del Governo che vuole circoscrivere e limitare il loro diritto a sapere e a conoscere fatti importanti  per la vita  individuale e comunitaria connessi alle inchieste giudiziarie.

La Fnsi dopo lo sciopero resta impegnata nella sua iniziativa incessante per fare arretrare la legge del silenzio di Stato e del bavaglio, pronta a ricorrere alla Corte europea di Strasburgo per i diritti dell’uomo se la legge dovesse essere approvata così com’è. E da oggi anche tutti coloro che hanno eccepito sul metodo della protesta potranno con il sindacato dei giornalisti irrobustire, di proposta e di iniziativa, la protesta che deve continuare e deve proseguire, non mancando ogni giorno di far conoscere e comprendere problemi e dubbi su questa legge. La Fnsi è già in campo per nuove iniziative clamorose, se necessarie, possibilmente con gli editori che hanno condiviso le ragioni della protesta”. BERLUSCONI, LIBERTÀ STAMPA NON È UN DIRITTO ASSOLUTO
GIORNALISTI IMBAVAGLIANO LA VERITÀ; PD, PREMIER È PERICOLOSO
ROMA, 10 LUG - Per tutta risposta allo sciopero dei giornalisti sul ddl intercettazioni e al silenzio dei media di ieri, Silvio Berlusconi rovescia la prospettiva. Non è la legge che vieta di ascoltare telefonate altrui ad essere un bavaglio per la libertà, dice il premier. È piuttosto ''la stampa schierata con la sinistra, pregiudizialmente ostile al governo, che disinforma, distorce la realtà e calpesta in modo sistematico il diritto sacrosanto della privacy dei cittadini'', ad aver ''imposto il bavaglio alla verità''. Ed ai promotori della Libertà, legionari berlusconiani destinatari dell'ennesimo messaggio del Cavaliere, Silvio Berlusconi affida perciò il ''compito non facile ma importante'' di liberare la verità da questo bavaglio.
Per il premier sono insomma certi giornalisti che ''calpestano'' il diritto ad un ''uso sereno del telefono'', ''invocando la loro libertà come se fosse un diritto che prescinde dai diritti degli altri''. Berlusconi li bacchetta, ricordando che ''in democrazia non esistono diritti assoluti, perché ciascun diritto incontra il proprio limite negli altri diritti egualmente meritevoli di tutela che, in caso della privacy, sono prioritariamente meritevoli di tutela''. ''Un principio elementare della democrazia - osserva il premier – ma che la stampa italiana, nella sua maggioranza, ha deciso di ignorare''.
L'attacco ai media riporta parzialmente l'orologio indietro rispetto ai giorni scorsi, quando il Guardasigilli Angelino Alfano era salito al Colle ad indicare al segretario generale Donato Marra la volontà del premier di procedere a ''modifiche significative'' sul testo. Cambiamenti che dovrebbero essere pronti per lunedì, quando si riunirà la Consulta per la giustizia del Pdl, e dovrebbero tener conto anche dei desiderata dei finiani. Ma intanto oggi sul web magazine di FareFuturo si prende ancora una volta le distanze dal premier, sostenendo che la libertà di stampa ''non è mai abbastanza'' ed è un ''diritto assoluto''.
Quella di oggi è anche la giornata in cui il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano lancia nuovamente un appello a riforme condivise. Lo fa inviando un messaggio al congresso del Psi, nel quale sottolinea ''la necessità che ben mirate modifiche istituzionali ormai mature si definiscano attraverso un percorso condiviso nel rispetto dei principi fondamentali desumibili dall'intero impianto costituzionale''. Subito l'opposizione contrappone il richiamo di Napolitano a sobrietà ed etica di responsabilità nella politica allo ''sproloquio propagandistico ed aggressivo'' del premier, che oggi torna ad accusare gli avversari politici di essere capaci ''solo di criticare e insultare''.
''Il giorno dopo il silenzio e lo sciopero dei giornalisti contro la legge bavaglio - afferma la capogruppo Pd al Senato Anna Finocchiaro - il premier decide di attaccare la libera stampa tacciandola di fare disinformazione. E poche ore dopo il saggio appello del presidente Napolitano a lavorare per riforme condivise e a recuperare sobrietà e responsabilità, Berlusconi decide di alzare i toni e insultare l'opposizione. Il suo è un propagandismo esasperato, che nasconde un disegno pericoloso per la democrazia perché mira a indebolire le istituzioni, il confronto parlamentare, la magistratura e la libera stampa''. (ANSA)

@fnsisocial

Articoli correlati