Il giornalismo italiano è in ''crisi'': per il 49,8% degli italiani la categoria dei giornalisti risulta ''poco affidabile''. Inoltre, denuncia la Civiltà cattolica, ''l'ansia di arrivare per primi ha aumentato errori, imprecisioni e diminuito il controllo sull'attendibilità delle fonti; l'istantaneità dell'informazione limita la capacità di contestualizzare, ricordare, analizzare e confrontare le notizie tra loro; l'onnipresenza dei media sta abituando a far pensare vero ciò che emoziona, al punto che l'informazione, con il suo linguaggio, enfatizzando il pathos (colpire le emozioni dell'ascoltatore) ignora il logos (educare a ragionare)''.
Padre Francesco Occhetta, sulla autorevole settimanale dei gesuiti le cui bozze vengono riviste dalla segreteria di Stato vaticana, firma un articolo che analizza la crisi, cerca di vedervi una ''opportunità'', e conclude con una riflessione di Indro Montanelli su ''servilismo e carrierismo''.
La ''qualità della comunicazione'', rileva il quindicinale dei gesuiti, ''determina la salute di un Paese democratico'', ''si fonda su valori come la credibilità delle fonti di informazione, la neutralità dell'informazione, l'indipendenza del giornalista, la fiducia della società civile negli operatori dell'informazione'' e soprattutto ''il giornalismo in una democrazia non può essere al di sopra delle regole'' ma deve ''dire sempre la verità nell'interesse del bene comune''.
Eppure non è cambiata la funzione della comunicazione: ''dare voce a coloro che non la hanno, e chiedere conto del loro operato ai tre poteri classici: il governo, il parlamento e la magistratura''. Eppure la qualità paga, come dimostra il settimanale tedesco Die Zeit, le cui vendite sono aumentate del 40 per cento negli ultimi anni, con una tiratura che ormai supera le 500mila copie, grazie a ''una linea editoriale molto rigorosa e da una particolare attenzione alla scrittura''.
Civiltà cattolica invita dunque ''ogni giornalista a confrontarsi con il richiamo di Montanelli'' che nel 1989 volle ''riassumere nella parola 'onestà' la deontologia del giornalismo''. ''Gli onesti - scrisse il grande Indro – sono refrattari alle opinioni di schieramento, che prescindono da ogni valutazione personale, alle pressioni autorevoli, alle mobilitazioni ideologiche; non che siano indifferenti all'ideologia e insensibili alla necessità, in determinati momenti, di scegliere con chi e contro chi stare; ma queste considerazioni non prevalgono mai sulla propria autonomia di giudizio. Gli sbagli generosi devono essere riparati, ma non macchiano chi li ha compiuti. Sono gli altri, gli sbagli del servilismo e del carrierismo, che poi sbagli non sono, ma intenzionali stilettate, quelli che sporcano''. (giovanna.chirri@ansa.it) (ROMA, 13 OTTOBRE - ANSA)