Lavoro massacrante per i giornalisti e scarsissimi ricavi da parte della pubblicità – Nonostante l’intervento di grossi gruppi editoriali, le iniziative di informazione iperlocale negli Usa, secondo un’analisi di Themediatrend, non hanno ancora trovato un modello economicamente sostenibile – Il caso di Patch.com e il crollo di diversi redattori, fra cui una giornalista che ha scritto a Den Kennedy, docente di Giornalismo alla Norstheastern University, di non poter più lavorare così
– “Le settimane di lavoro sono di 70 ore. Sì, 70 ore e più. E’ una start up, con tutto quello che segue, e lo sapevo che sarebbe stato un lavoro duro. Ma è inquietante il fatto che io non possa avere una pausa. Da più di 20 anni sono nel giornalismo, come cronista, redattore online, segretaria di redazione in un settimanale, ma non ho mai lavorato tanto nella mia vita”
http://www.lsdi.it/2010/08/23/giornalismo-iperlocale-aol-investe-50-mln-di-dollari-ma-i-risultati-sono-deludenti/
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Il giornalismo anglosassone? E’ ancora un mito
Una comparazione tra Italia e Gran Bretagna, al centro di una tesi di laurea di una studentessa milanese, mette in luce come nonostante alcune tendenze comuni (commercializzazione, infotainment, peso delle pressioni di proprietari, inserzionisti e marketing) esista ancora un divario di cultura professionale fra i due paesi, che rende l’ UK dotata di anticorpi più efficaci – Nonostante l’ Italia sia l’ unico paese al mondo dotato di un Ordine dei giornalisti, nella schiva Inghilterra la tolleranza di comportamenti giornalisticamente scorretti è molto minore – Quello che in Italia sembra mancare è la credibilità della sanzione e soprattutto della sanzione di carattere morale , che invece governa il principio dell’auto-regolamentazione britannica e che risulta molto più effettiva e cogente delle sanzioni, amministrative o giudiziarie che siano, derivate da norme giuridiche di fatto inapplicate – L’ ampia diffusione in Uk dei sistemi di controllo della qualità, che invece sono piuttosto rari in Italia
http://www.lsdi.it/2010/08/20/il-giornalismo-anglosassone-e-ancora-un-mito/
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Alla ricerca di una Arianna Huffington italiana
Ma, secondo Rina Brundu, si tratta di una impresa pressoché impossibile: nel nostro paese, Oltre all’elemento “nome” è infatti venuto a mancare l’elemento “mezzi”, e dunque il fattore risorsa- economica (non mi risulta di alcun editore che abbia deciso di finanziare una avventura giornalistica digitale che mirasse a fare diretta concorrenza ai quotidiani tradizionali), ma finanche l’elemento compiuto-universo-digitale- dentro-cui-vivere. Ovvero, è venuto a mancare quell’establishment culturale, politico, tecnico di supporto che abbiamo già verificato essere una condizione obbligata per una riuscita dell’impresa.
http://www.lsdi.it/2010/08/20/alla-ricerca-di-una-arianna-huffington-italiana/
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Giornali
Quotidiani: in Usa lieve crescita della pubblicità a partire dal 2014
Secondo una ricerca di VSS il calo degli investimenti pubblicitari sui quotidiani dovrebbe attenuarsi quest’ anno, con una stabilizzazione della situazione nel 2013 e l’ avvio di una nuova crescita all’ inizio del 2014. Ma, con una spesa di soli 36,76 miliardi di dollari quest’ anno, i giornali non potranno raggiungere il tetto di 66,37 miliardi che l’ industria aveva registrato nel 2005
http://www.lsdi.it/2010/08/26/quotidiani-in-usa-lieve-crescita-della-pubblicita-a-partire-dal-2014/
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Paywall: il Times perde 1,2 milioni di visitatori in due mesi
Il calo sarebbe inferiore però a quanto si temeva, visto che qualche esperto di media aveva ipotizzato addirittura un meno 84% – Una ricerca di comScore
http://www.lsdi.it/2010/08/19/paywall-il-times-perde-12-milioni-di-visitatori-in-due-mesi/
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Il New York Times comincia a ‘testare’ la sua strategia per i contenuti a pagamento
La sperimentazione non avviene direttamente sul sito web di bandiera, quello del Nyt, ma su quello di uno suo quotidiano di Worcester , The Telegram & Gazette, che permetterà di leggere gratuitamente 10 articoli al mese - Dopo quella soglia, i lettori potranno scegliere fra diverse opzioni di abbonamento per l’ online, da un pass mensile a 14,95 dollari a un pass quotidiano al prezzo di un dollaro.
http://www.lsdi.it/2010/08/18/il-new-york-times-comincia-a-%e2%80%98testare%e2%80%99-la-sua-strategia-per-i-contenuti-a-pagamento/
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Realtà aumentata: il Suddeutsche Zeitung Magazine ci crede
E' la prima pubblicazione editoriale di massa a sfruttare la realtà aumentata, cioè la sovrapposizione di livelli informativi [elementi virtuali e multimediali, dati geolocalizzati, ecc.] all’esperienza reale di tutti i giorni.
http://www.lsdi.it/2010/08/26/realta-aumentata-il-suddeutsche-zeitung-magazine-ci-crede/
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Il Birmingham Mail punta sull’ iperlocale con la collaborazione dei blog
Un interessante esperimento che dovrebbe rovesciare i tradizionali rapporti instaurati dai quotidiani con i siti web iperfocali – Il giornale ha dedicato una sezione del suo sito alla costruzione di una serie di comunità che, in collaborazione con i blogger locali, forniranno notizie e informazioni multimediali su 34 aree della regione
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Quotidiani Usa: 100.000 dollari al mese per fare lobbying sul governo
Nel secondo trimestre di quest’ anno, la Newspaper Association of America (l’ organismo che rappresenta circa 2.000 quotidiani Usa) ha speso 290.000 dollari (228.781 euro) per azioni di lobby nei confronti del governo federale su questioni come il futuro dei media, la privacy e la legislazione diretta a rendere pubbliche le informazioni governative.
http://www.lsdi.it/2010/08/24/quotidiani-usa-100-000-dollari-al-mese-per-fare-lobbying-sul-governo/
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Free press: problemi in Europa ma il modello economico non è in declino
In Asia e in America latina i quotidiani gratuiti continuano ad andare a gonfie vele e per per quanto riguarda i paesi europei il mercato era talmente competitivo che alcune chiusure erano inevitabili – L’ ultima Newsletter di Piet Bakker dedicata alla free press quotidiana
http://www.lsdi.it/2010/08/24/free-press-problemi-in-europa-ma-il-modello-economico-non-e-in-declino/
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Free press: ‘Leggo’ e ‘City’ fra i primi 4 quotidiani gratuiti più diffusi al mondo
I dati (relativi alla diffusione nel 2009) sono contenuti nell’ ultima FDN (Free Daily Newspaper), la Newsletter sui quotidiani free press diffusa da Piet Bakker, il docente olandese considerato ormai il maggiore specialista del settore a livello mondiale - Nella classifica, a Leggo viene attribuita una diffusione media di 963.000 copie quotidiane e a City di 779.000 copie.
http://www.lsdi.it/2010/08/24/free-press-%e2%80%98leggo%e2%80%99-e-%e2%80%98city%e2%80%99-fra-i-primi-4-quotidiani-gratuiti-piu-diffusi-al-mondo/
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I grandi quotidiani assenti dai primi dieci siti web Usa
Una ricerca di comScore sui primi 50 siti online americani – Il primo gruppo della carta stampata in classifica è il New York Times, al 13° posto, mentre i siti online del Washington Post sono solo al 47° posto http://www.lsdi.it/2010/08/28/i-grandi-quotidiani-usa-assenti-dai-primi-dieci-siti-web-usa/
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Giornali “irrilevanti” a partire dal 2022?
Ross Dawson, un noto consulente mediatico che già nel 2002 aveva previsto la tedenza a quella ‘evoluzione sociale’ che caratterizza gli attuali portali di informazione, ritiene che i dispositivi mobili saranno la prima fonte di in formazione entro i prossimi dieci anni e che la presenza dei giornali sarà “irrilevante” a partire dal 2022.
http://www.lsdi.it/2010/08/26/giornali-%e2%80%9cirrilevanti%e2%80%9d-a-partire-dal-2022/
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Solo un americano su 4 ha fiducia nell’ informazione dei quotidiani e della tv
Secondo un sondaggio della Gallup, sorprendentemente il giudizio più positivo sull’ affidabilità dei giornali viene dalla fascia d’ età fra i 18 e i 29 anni dove il 49% degli interpellati dice di avere “grande” o “molta” fiducia nelle notizie pubblicate dai giornali
http://www.lsdi.it/2010/08/17/solo-un-americano-su-4-ha-fiducia-nell%e2%80%99-informazione-dei-quotidiani-e-della-tv/
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Media e potere
Putin, Medvedev e la ‘guerra’ dei blog
In un clima già acceso in vista delle elezioni presidenziali del 2012, la Russia registra la novità dell’ ingresso di Putin a tutti gli effetti nel mondo della comunicazione virtuale – Sebbene il primo ministro già da anni sia presente in internet attraverso i canali ufficiali del governo, fino a questo momento si era limitato ad un tipo di comunicazione standard: immagini, testo e video ma senza interazione – Ma la durissima campagna contro il governo da parte di molti blog russi per l’ inefficienza dimostrata di fronte agli incendi, lo ha spinto a scendere in campo, rispondendo personalmente a uno dei blogger più accesi – Medvedev invece è sempre stato attento al mondo della Rete, essendo egli stesso un blogger molto attivo, ma secondo alcuni osservatori ne uscirebbe l’immagine di un impiego goffo ed encomiastico del mezzo
http://www.lsdi.it/2010/08/25/putin-medvedev-e-la-%e2%80%98guerra%e2%80%99-dei-blog/
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La stampa svela la corruzione ma in alcuni paesi le denunce vengono ‘sterilizzate’
Una inchiesta su ‘Truffe, crimini e giornalismo in Europa’ condotta da CafèBabel – E’ merito dell’intraprendenza della stampa se i casi di corruzione entrano a far parte della sfera pubblica, ma l’ impatto dei media in Europa cambia da paese a paese: se in Gran Bretagna, Germania e Polonia, infatti, le inchieste mediatiche spingono i governi a dimettersi, in Francia e in Italia, l’ informazione è praticamente sterile, “anche se qualcosa comincia a muoversi”.
http://www.lsdi.it/2010/08/25/la-stampa-svela-la-corruzione-ma-in-alcuni-paesi-le-denunce-vengono-%e2%80%98sterilizzate%e2%80%99/
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La Rete
Informazione online: la BBC prima fonte di notizie in Uk
I siti di social networking stanno però insidiando sempre di più il primato dell’ editoria giornalistica tradizionale, anche se il 27,6% dei cittadini britannici non usano Internet per informarsi sulle ultime notizie
http://www.lsdi.it/2010/08/17/informazione-online-la-bbc-prima-fonte-di-notizie-in-uk/
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Internet: la crescita degli accessi diretti ridimensiona la “rivoluzione delle applicazioni”
Lo rileva, fra gli altri, Jeremy Copp, vicepresidente di comScore per il settore ‘mobile’. “Quello a cui assistiamo - dice - è una discordanza fra il chiasso che si fa attorno alle applicazioni e il numero di persone che le usano effettivamente”, rileva. “Le applicazioni non sono affatto il canale dominante – aggiunge – ma non sarebbe saggio abbandonarle"
http://www.lsdi.it/2010/08/18/internet-la-crescita-del-%e2%80%98mobile%e2%80%99-ridimensiona-la-%e2%80%9crivoluzione-delle-applicazioni%e2%80%9d/
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Tre cinesi su quattro usano il microblogging per informarsi
Una ricerca condotta dal China Youth Daily
http://www.lsdi.it/2010/08/28/tre-cinesi-su-quattro-usano-il-microblogging-per-informarsi/