Nell’ immaginario collettivo l’ informazione sul web viene vista ancora come una semplificazione di quella su carta, mentre invece richiede criteri e conoscenze tecniche più sofisticati di quelli tradizionali e promette esperienze di lettura e di approfondimento più ricca e più appagante rispetto a quella proposta su carta – Una riflessione dell’ EJO – ‘’I giornali italiani hanno investito poco nel web e non hanno avuto grande coraggio nell’intraprendere un percorso verso una diversa organizzazione del lavoro’’- ‘’La trasformazione dell’assetto editoriale cartaceo in un assetto pienamente integrato paper-web è stata ricercata con convinzione da pochi e rappresenta l’elemento di debolezza primario che ostacola il raggiungimento di obiettivi di innovazione’’
Pur richiedendo criteri tecnici molto più sofisticati di quello tradizionale, nell’ immaginario collettivo si tende a pensare che il giornalismo sul web sia invece una semplificazione di quello su carta. Si tratta di una convinzione superficiale e completamente sbagliata, che è stata alla base del ritardo culturale che ha caratterizzato negli ultimi due decenni il mondo del giornalismo (dei giornalisti e degli editori insieme, naturalmente) in vari paesi europei, fra cui ovviamente l’ Italia. E che invece ha impedito finora di capire che il giornalismo digitale può dare una esperienza di lettura e di approfondimento più ricca e più appagante rispetto a quella proposta su carta.
Parte da queste osservazioni un ampio e interessante articolo di Piero Macrì sull’ Osservatorio europeo di Journalism (Il giornalismo su web? Meno costoso, ma più complicato della carta), che cerca di sfatare i luoghi comuni che si sono accumulati in questi anni e di indicare in quali direzioni dovrebbero muoversi editori e giornalisti per valorizzare tutte le grandi (e in gran parte nascoste) potenzialità del digitale.
Intanto, sul piano dei costi, Macrì osserva che, ai costi infrastrutturali nettamente minori dell’ online, ‘’si devono devono aggiungere costi crescenti associati di gestione, competenze e risorse che non avevano nessuna ragione di esistere nel prodotto cartaceo e che assumono invece una rilevanza estrema in un contesto web’’.
Inoltre, rileva Macrì, anche il concetto di qualità cambia. ”La produzione online deve rispondere a criteri giornalistici molto più sofisticati. Per sfruttare al meglio quanto offre il web si dovrebbe ripensare l’intera organizzazione del lavoro tradizionale, sovvertire il vertice della piramide editoriale, la carta, e porre il web come valore gerarchico prioritario. Significa avere competenze giornalistiche diversificate, adatte a lavorare in un contesto multimediale e, nel contempo, avere un sempre più alto profilo tecnologico, orientato alla gestione dei dati e delle informazioni”.
Un quadro che fa risaltare ancora di più il ruolo chiave che dovrebbe avere l’ editore (e il cambio radicale di cultura industriale di cui si sarebbe bisogno).
(segue su Lsdi)