Lo fanno non a cuor leggero, ma l'ennesimo sciopero si è reso necessario per le posizioni inaccettabili assunte dalla Fieg, la Federazione degli editori di giornali.
Cerchiamo di spiegare, in sintesi, il nodo principale da sciogliere. Il giornale è considerato dalla legge italiana "opera collettiva dell'ingegno". E' una definizione a cui noi giornalisti teniamo molto. "Opera": perché - anche nelle sue forme moderne e smaterializzate di giornale radio o di giornale sul web o di notizie sul telefonino - è il prodotto di un lavoro, quindi ha un valore economico. "Collettiva", perché è il frutto del lavoro d'insieme di un insieme di persone, la Redazione, che è l'anima del giornale, che è "il" giornale. "Dell'ingegno", perché è il risultato di un lavoro intellettuale, svolto da professionisti dell'informazione, mai e poi mai da dattilografe a cui qualcuno può imporre di scrivere sotto dettatura (e peggio ancora, dittatura). Nella definizione giuridica del giornale (che vale, ovviamente, non solo per i quotidiani e non solo per i giornali stampati su carta) è contenuta in radice la motivazione principale del nostro sciopero per il rinnovo del contratto nazionale di lavoro. Che ha anche ovvie finalità economiche (a fronte di un lavoro spesso condotto in tempi, orari e modi disagiati anche le nostre retribuzioni, come quelle delle altre categorie, soffrono) ma ha soprattutto cause normative. Noi non vogliamo che i giornali perdano la loro identità; non vogliamo che siano spezzettabili, appaltabili all'esterno; non vogliamo che siano "riempiti" di "cose" scritte da personale precario, ricattabile, che non sente "sua" la testata e non sente "suo" il territorio. Vogliamo che chi lavora per un giornale lavori con serenità, con certezza di retribuzione e di occupazione, che non sia "costretto" a svendere la propria indipendenza di giudizio e l'adesione alle norme etiche per poter sopravvivere compiacendo un "padrone" dall'ideologia arcaica ("io pago, io comando, io determino quello che mi pare": peggio che nell'Ottocento!) ed i suoi zelanti servitori. Vogliamo che il lettore sia libero di scegliere fra giornali e telegiornali (e quant'altro) in libera concorrenza tra loro, ciascuno con una sua anima (che si incarna nelle Redazioni), con la sua fisionomia, il suo radicamento; giornali nei quali, però, i giornalisti siano liberi di ricercare la verità, non schiavi del comunicato stampa "ufficiale" o dell'imposizione. Giornali nei quali, anzi, un giornalista che si presta a scrivere sotto dettatura cose false, per quanto giovevoli a qualche potere, sia sanzionato. Giornali nei quali la mescolanza fra pubblicità e informazione sia vietata. Per fare questo occorre che le Redazioni ritrovino centralità; che i giornalisti siano assunti a tempo indeterminato; che non siano considerati come i vecchi braccianti assoldati da un caporale oggi per raccogliere pomodori, domani per potare una vigna, poi chissà... Scioperiamo per i nostri diritti, e però, cari lettori, scioperiamo anche e soprattutto per un nostro dovere: che è quello di informarvi in modo sempre più completo, libero, autonomo, professionale, credibile. Il contrario di una informazione "figlia di nessuno" che qualcuno fra gli editori vorrebbe imporre a noi giornalisti e a voi cittadini. Giuseppe Mazzarino Vicecepresidente Assostampa di Puglia