Una delegazione di Ossigeno per l’Informazione é stata ricevuta a Palazzo Madama dal presidente del Senato Pietro Grasso, al quale ha illustrato il dossier dal titolo “Taci o Sparo! L’anti-informazione sulla mafia. Il mondo dei giornalisti minacciasti ed isolati e le proposte della Commissione Antimafia”, realizzato in formato ebook, scaricabile gratuitamente dal sito http://www.ossigenoinformazione.it/ .
L’ebook contiene saggi di Lirio Abbate, Angelo Agostini, Alberto Spampinato, Pio Lamberto Stampa, Giovanni Tizian e riproduce il testo integrale delle venti audizioni di giornalisti e dirigenti della loro categoria svolte nel 2012 dalla Commissione Parlamentare Antimafia nell’ambito dell’indagine conoscitiva sulle minacce ai giornalisti in Calabria, Campania e Sicilia. All’incontro hanno partecipato: Alberto Spampinato e Giuseppe Mennella, direttore e segretario di Ossigeno per l’Informazione; il presidente della FNSI, Giovanni Rossi; il presidente dell’Ordine dei Giornalisti, Enzo Iacopino; Lorenzo Di Pietro ed Elsa Pasqual collaboratori di Ossigeno; due giornalisti che hanno subito gravi intimidazioni: Luigi Centore di Ardea (Roma), al quale il 10 e il 16 luglio scorso ignoti hanno dato alle fiamme tre autovetture, la sua e quelle di due suoi familiari, e Alberto Nerazzini, che il 13 luglio, presso Bologna, è stato derubato di costose attrezzature professionali e documenti di lavoro custoditi nella sua abitazione. Alberto Spampinato e Giuseppe Mennella hanno richiamato l’attenzione del Presidente Grasso sull’opportunità di promuovere un maggiore impegno delle istituzioni pubbliche di fronte al clima di intolleranza, sempre più diffuso in Italia, nei confronti dei giornalisti che svolgono inchieste su mafia e malaffare e dei cronisti che pubblicano notizie di cronaca su fatti controversi in cui sono coinvolte persone dotate di potere o di forza di condizionamento. Nel primo semestre del 2013, hanno ricordato Spampinato e Mennella, oltre duecento giornalisti, fotoreporter, video- reporter, blogger hanno subito aggressioni, danneggiamenti, ritorsioni, furti di archivi e di apparati professionali, querele pretestuose, richieste di danni ingiustificate, divieti arbitrari, discriminazioni ingiustificabili. Negli ultimi sei anni altri 1400 giornalisti e operatori dell’informazione hanno subito analoghe intimidazioni. Questi attacchi agli operatori dell’informazione contribuiscono a fare dell’Italia l’unico paese dell’Europa Occidentale oltre alle Turchia in cui la stampa è solo “parzialmente” libera (Freedom House 2012). L’ANTIMAFIA E I GIORNALISTI MINACCIATI – L’indagine conoscitiva dell’Antimafia sulle minacce ai giornalisti e sull’insufficiente protezione normativa e legislativa di cui godono in Italia gli operatori professionali dell’informazione, hanno sottolineato Spampinato e Mennella, è un primo passo nella direzione da tempo indicata da Ossigeno: di un impegno diretto del Parlamento per accertare le cause di intimidazioni che limitano seriamente il diritto di cronaca, essendo così numerose e in massima parte impunite. Spampinato e Mennella hanno perciò auspicato che la Commissione Parlamentare Antimafia che si sta costituendo prosegua ed approfondisca l’indagine conoscitiva. Hanno inoltre chiesto che il Parlamento e il Governo accolgano le proposte della Relazione Finale della Commissione Antimafia, che chiede di affrontare il problema con urgenza varando misure in grado di: ridurre drasticamente le minacce impunite; frenare l’uso intimidatorio delle querele; verificare l’effettivo assetto proprietario delle testate giornalistiche nelle regioni del Mezzogiorno. I rappresentanti di Ossigeno hanno inoltre auspicato che la riforma della diffamazione a mezzo stampa all’esame del Parlamento tenga in maggior considerazione la necessità di impedire che si possa fare un uso pretestuoso, intimidatorio e censorio della querela e della citazione per danni, prevedendo per prassi indagini istruttorie e altri correttivi alla procedura vigente. GRASSO – Il presidente Grasso ha espresso solidarietà e vicinanza a Luigi Centore e a Alberto Nerazzini, invitandoli a “non mollare” e ha incoraggiato i responsabili di Ossigeno a proseguire il loro lavoro. “E’ un lavoro – ha affermato – che conosco bene ed apprezzo. L’ho detto espressamente nel libro ‘Liberi tutti’. Ho detto più volte che in alcune regioni di questo paese è pericoloso per un cronista dire ciò che accade”. “Conosco il lavoro fatto nella passata legislatura dalla Commissione Antimafia sui problemi dei giornalisti minacciati e farò il possibile affinché la nuova Commissione, quando sarà stata insediata, riprenda l’indagine conoscitiva”. Grasso ha invitato a valutare sempre con attenzione le circostanze, prima di pubblicare la notizia di una minaccia, perché a volte chi minaccia punta a farlo sapere per moltiplicare l’effetto intimidatorio del suo gesto, mentre altre volte punta sull’isolamento della vittima e in questi casi rompere il silenzio aiuta la vittima. Ed è importante che ci sia un’associazione come Ossigeno a tenere sotto osservazione le minacce ai giornalisti e ad aiutare i giornalisti intimiditi. Il presidente del Senato si è poi soffermato sull’uso intimidatorio delle querele e delle citazioni per danni che impone una riforma della attuale legge sulla diffamazione. Tutto sarebbe più semplice, ha detto, se i giornalisti prendessero le distanze dai comportamenti di alcuni di loro: da chi diffama, pubblica informazioni scorrette, non rettifica le informazioni sbagliate. Enzo Iacopino ha chiesto al Presidente di fare la sua parte, quando la riforma della diffamazione in discussione alla Camera giungerà al Senato, per giungere a una soluzione, sia pure parziale, che migliori la legge vigente. Grasso ha assicurato che vigilerà, restando nei limiti del suo ruolo, affinché non sia un’altra occasione sprecata. Quanto alle possibili soluzioni, Grasso ha detto che innanzitutto bisognerebbe fare rispettare l’attuale normativa in materia di rettifica. Inoltre bisogna prevedere una penalizzazione per chi presenta una querela ritenuta pretestuosa, “come avviene in altri Paesi”. Un altro modo di ridurre l’effetto intimidatorio, ha detto, consiste nel contrarre drasticamente la durata dei processi, che può protrarsi anche per dieci anni, danneggiando soprattutto i giornalisti più precari. Un modo semplice per ridurre la durata dei procedimenti per querela e delle azioni risarcitorie consiste, ha detto, proprio nel prevedere che il magistrato svolga indagini istruttorie prima di avviare il processo. Quanto alla sollecitazione ad accogliere le proposte della Commissione Antimafia, Grasso ha commentato con un amaro sorriso: “Purtroppo sono pochissime le proposte della Commissione Antimafia finora accolte dal Governo e dal Parlamento. Ma farò la mia parte”, ha assicurato affinché l’indagine conoscitiva sui giornalisti minacciati avviata nella scorsa legislatura possa proseguire e per tenere sotto osservazione, ancor meglio di quanto già non si faccia, l’assetto proprietario dei giornali e delle emittenti televisivi nel Sud e in particolare in Calabria, dove risultano situazioni preoccupanti.