"Intimidire un giornalista, e in Italia sono tanti i giornalisti minacciati, è un vulnus per la libertà d'informazione e per il diritto dei cittadini di essere informati". Lo dice il presidente del Senato, Pietro Grasso, intervenendo al convegno 'Diffamazione: tutela della reputazione e libertà di stampa', in corso a palazzo Giustiniani. "Su questo tema, molte sono le questioni su cui è necessaria una profonda riflessione- prosegue Grasso- penso alla salvaguardia dei cronisti a rischio, soprattutto quelli con meno garanzie e che scrivono per piccole testate locali o su internet, e alla necessità della trasparenza sull'assetto proprietario delle testate".
Il presidente del Senato sottolinea inoltre che "la libertà di informazione, come tutti i diritti, non può mai essere considerata assoluta, ma va ponderata, contestualizzata e bilanciata con gli altri valori costituzionali. Penso in particolare al diritto alla riservatezza, alla reputazione e all'oblio".
E, nel corso del suo intervento, Grasso si è chiesto: "Fino a che punto è possibile narrare o divulgare fatti concernenti un determinato individuo, chiunque esso sia? Qual è il confine tra diritto di cronaca e vita privata? Sono questi gli interrogativi su cui quotidianamente siamo tutti chiamati a confrontarci, ciascuno per il proprio ruolo nella società". (ROMA, 6 FEBBRAIO - AGI)
DIFFAMAZIONE: SIDDI, LEGGE POSITIVA MA SERVONO MODIFICHE
"Il fatto che la Camera elimini il carcere è certamente positivo. La legge approvata a Montecitorio non è da buttare, anche perché il processo legislativo non è semplice nel nostro paese e non vorrei che ci fermassimo a un metro dal traguardo. Io vorrei una riforma molto più avanzata, ma vorrei che si arrivasse ad una legge, magari con gli emendamenti giusti". Lo ha detto il segretario della Fnsi, Franco Siddi, al convegno sulla diffamazione nella sala Zuccari del Senato. "C'è delusione per la mancanza di un intervento forte sulle liti temerarie - ha aggiunto -. Accanto alle querele temerarie, ci sono azioni civili intentate spesso da malfattori che hanno soldi per farle e si presentano bene. Lì si trova esposto il collega debole. Allora prevedere una forma di dissuasione è fondamentale". "Altro punto è il segreto professionale dei giornalisti - ha proseguito Siddi -. Viene riconosciuto finalmente il segreto anche per i pubblicisti, però il collega è sempre tenuto a rivelare la fonte al magistrato che lo chieda. Credo sia necessario trovare una forma di tutela". "Abbiamo notato anche qualche insufficienza sull'informazione sul web - ha detto inoltre il segretario Fnsi -, ma forse servirà una legge specifica che vada incontro al soggetto più debole, che spesso la legge considera essere il querelante anche se non sempre è così. Ci piacerebbe anche un chiarimento sulla misura interdittiva prevista per i casi di recidiva, che suscita perplessità. Quanto alla rettifica, siamo sostenitori della rettifica documentata. Ci deve essere la possibilità di un chiarimento reale sui fatti, altrimenti serve una norma che stabilisca che se la rettifica è pubblicata con commento rimanga qualche forma di punibilità ed in caso contrario tale punibilità cessa". "Serve - ha concluso Siddi - un tetto più compatibile per quanto riguarda il danno patrimoniale, oltre ad un collegamento tra il processo civile e penale, perchè il processo civile sta diventando il vero limite alla libertà di informazione".
DIFFAMAZIONE: GRASSO, DOPO STOP CARCERE INTERVENIRE SU QUERELE
"Lo scorso 17 ottobre la Camera dei Deputati ha approvato il disegno di legge che modifica la legge in materia di diffamazione a mezzo stampa o altro mezzo di diffusione, di ingiuria e di condanna del querelante. Giunto in Senato, il disegno di legge è stato assegnato alla Commissione Giustizia, dove è attualmente in discussione. Alcune novità introdotte nel testo, prima fra tutti l'abolizione del carcere per i giornalisti, possono essere salutati con grande soddisfazione". Lo dice il presidente del Senato, Pietro Grasso, intervenendo al convegno 'Diffamazione: tutela della reputazione e libertà di stampa', a palazzo Giustiniani. "Probabilmente - aggiunge Grasso – il testo non risponde ancora a tutte le esigenze prospettate dagli addetti ai lavori e dalle istituzioni internazionali, ma sono certo che altri elementi potranno essere introdotti qui in Senato".
Per il presidente del Senato, infine, "un punto centrale è quello che riguarda l'uso delle querele come arma di intimidazione e dissuasione a proseguire nel lavoro di indagine e di approfondimento giornalistico. Credo, ma è solo una posizione personale, che si debba riflettere più attentamente su una sanzione pecuniaria per le azioni temerarie, prevedendo il risarcimento delle spese processuali e una percentuale della cifra richiesta dal querelante da corrispondere al querelato, in modo da indurre a maggiore riflessione prima di intraprendere azioni manifestamente infondate. Altro punto delicato è la corretta applicazione delle norme sulla rettifica. Sono sicuro che il dibattito in Commissione e in Assemblea consentirà di trovare il giusto equilibrio tra diritti della persona e doveri di lealtà e correttezza dell'informazione". (ROMA, 6 FEBBRAIO - AGI)
DIFFAMAZIONE: ANSELMI, SANZIONI MAGGIORI PER QUERELE TEMERARIE
Un limite per il risarcimento danno non patrimoniale, prescrizione breve di un anno e sanzioni più alte per le querele intimidatorie: sono le modifiche alla legge sulla diffamazione approvata alla Camera e ora in discussione al Senato, proposte dal presidente della Fieg Giulio Anselmi nel corso di un convegno alla Sala Zuccari del Senato.
"Per quanto riguarda l'intimidazione - ha spiegato Anselmi - soprattutto le cause civili diventano spesso un elemento di intimidazione per i giornalisti e gli editori. Penso ai piccoli giornali e ai giornali nettamente profilati che hanno molto coraggio e poco denaro. Per questi la causa civile è una forma di pressione psicologica. Chi intenta una causa senza sufficienti elementi deve pagare qualche prezzo. Questo prezzo deve essere proporzionale. Una sanzione fino a 10 mila euro è ridicola. Questa misura va rivista in modo che ci sia un deterrente".
"La cattiva informazione non può essere contrabbandata per libertà", ha sottolineato Anselmi, spiegando che "si tratta di uno dei temi che vedono vicini editori e giornalisti, che hanno un interesse comune alla tutela".
"Né gli editori né i giornalisti vogliono un sistema castale impunito, ma neanche inopportune pressioni - ha aggiunto – e questa è la funzione della nuova legge". Anselmi ha precisato che nella nuova disciplina ci sono alcuni punti chiesti dagli editori e dai giornalisti: "Prima di tutto abbiamo chiesto che non ci sia una pena detentiva per la sua evidente sproporzione - ha spiegato -, poi una disciplina delle rettifiche che consenta la non punibilità di chi fa la rettifica, anche se la norma si cura più della difesa dei giornalisti che non della correttezza dell'informazione. C'è poi la richiesta, anche questa accolta nella legge, che la responsabilità del direttore non sia oggettiva, ma dovuta a dolo o colpa grave". (ROMA, 6 FEBBRAIO - ANSA)
DIFFAMAZIONE: IACOPINO, LEGGE VA BENE SOLO AI DIRETTORI
"La legge approvata alla Camera va bene ai direttori e basta, perché i direttori con l'affidamento di un semplice incarico di vigilanza si tirano fuori da ogni problema. E quelli che hanno risorse, che sono la stragrande maggioranza, cosa fanno?". Lo ha detto il presidente dell'Ordine dei giornalisti, Enzo Iacopino, al convegno sulla diffamazione alla Sala Zuccari del Senato, aggiungendo che "per fortuna sono stati presentati emendamenti da alcuni senatori che stanno provando a farsi carico di questi problemi".
Iacopino ha criticato, tra l'altro, le norme sulla rettifica, in particolare l'assenza della possibilità di pubblicare un commento. "Non parlate solo di querele temerarie, parliamo anche di liti temerarie - ha detto inoltre -, perché una semplice lettera di minaccia di un'azione civile milionaria rappresenta una limitazione della libertà notevole". "La Camera – ha concluso - ha ritenuto di poter dare una risposta solo alle esigenze dei direttori. Le leggi fatte sulla pressione di fatti specifici non sono mai delle buone leggi". (ROMA, 6 FEBBRAIO - ANSA)
UNCI E SCR: OCCASIONE PERSA IL DDL AL SENATO SULLA RIFORMA DELLA DISCIPLINA SULLA DIFFAMAZIONE
E’ quasi peggio della normativa vigente il ddl sulla riforma della disciplina della diffamazione a mezzo stampa, già approvato dalla Camera, e attualmente all’esame della commissione giustizia del Senato. Rischia di diventare un’occasione persa perché non scoglie i lacci e i laccioli che opprimono e riducono gli spazi a un’informazione libera, completa e corretta al servizio dei cittadini. Ecco le proposte dei cronisti
1) In sintonia con gli indirizzi delle istituzioni internazionali, ONU, Consiglio d’Europa, OCSE, nonché di sentenze della Cassazione, non è più rinviabile la depenalizzazione del reato di diffamazione a mezzo stampa. Va radicalmente modificato l’art. 13 della legge sulla stampa del 1948, i cui contenuti sono ereditati dal famigerato codice fascista Rocco. La responsabilità del direttore rimane legata agli obblighi della legge sulla professione giornalistica e agli atti conseguenti i patti contrattuali
2) Rettifica come condizione pregiudiziale alla richiesta di risarcimento danni con tempi di pubblicazione compatibili con i necessari controlli sulla veridicità della smentita e delle precisazioni richieste. Costituzione di un giurì di cittadini estranei alla sfera dei poteri pubblici e privati per la lealtà dell’informazione
3) il diritto al risarcimento del danno decade entro tre mesi per evitare un uso strumentale del ricorso all’autorità giudiziaria
4) Condanna del querelante alla pena pecuniaria nei confronti del querelato in caso di “lite temeraria”.
5) Da eliminare la previsione dell’interdizione professionale (finora raramente applicata), perché non appare né giusto né legittimo che il destino umano e occupazionale dei cronisti sia consegnato nelle mani dei giudici; e perché nessuna altra categoria professionale incorre in questa misura. Maggior rigore spetta semmai all’OdG nell’applicazioni delle sanzioni disciplinari
6) emendamento del comma 3 dell’articolo 200 del Codice di procedura penale sul segreto professionale (tutelato dalla legge sull’Ordine e dal Consiglio d’Europa) affinchè le disposizioni di totale riconoscimento e tutela, previste dai commi 1 e 2 per medici, avvocati e levatrici, siano estese anche ai giornalisti professionisti, praticanti e pubblicisti
7) divieto di perquisizioni, sequestri, interrogatori, fermi di polizia, intercettazioni telefoniche nei confronti dei giornalisti, in particolare se finalizzate all’individuazione delle fonti di informazione ritenute responsabili di fuga di notizie
8) esclusione della corresponsabilità dei giornalisti nelle violazioni dei segreti di indagini, di ufficio ecc. provocate da terzi specie se ignoti
9) riconoscimento del prevalente interesse pubblico del diritto di informazione al fine della completezza e comprensione della notizia rispetto al diritto del singolo quando non si ledano i dati sensibili della privacy, escludendo dalla tutela della riservatezza gli amministratori pubblici e privati obbligati a rispondere della loro irreprensibilità politica e morale 24 ore su 24
10) garanzie per il diritto del giornalista all’accesso agli atti delle pubbliche amministrazioni con modifica all’art. 23 della legga 7 agosto 1990, n 241 (estensione del diritto anche nei confronti di gestori di pubblici esercizi e di soggetti partecipati da capitale pubblico) e con modifiche al Dpr 27 giugno 1992, n. 352 (riconoscimento dell’essenzialità dell’informazione, di un interesse qualificato e legittimazione della funzione del giornalista con immediato diritto di accesso in via informale) febbraio 2013