Il numero di giornalisti impegnati in Iraq al seguito delle truppe anglo-americane ha raggiunto il minimo dall’inizio del conflitto armato, nonostante le battaglie proseguano nelle strade di Baghdad e la crisi irachena sia al centro della campagna elettorale statunitense.
Durante l’invasione militare, iniziata nel marzo del 2003, oltre 600 fra giornalisti, inviati tv e fotografi seguivano le unità americane e britanniche. Un anno fa, quando gli iracheni furono chiamati alle urne per ratificare la nuova Costituzione, erano presenti 114 giornalisti. Oggi i reporter accreditati sono un paio di decine, per l’esattezza 24. Secondo gli osservatori, lo scarso impegno dei media in Iraq è dovuto anche alla burocrazia del Pentagono, alle restrizioni che i giornalisti devono subire e alla pressione degli stati maggiori per evitare articoli “negativi”. Ma giornalisti e militari americani concordano su un punto: i costi elevati, in termini di denaro ma soprattutto di pericolo, rappresentano la prima ragione del brusco calo di interesse dei media per la drammatica quotidianità irachena. (9Colonne)