“Destri e sinistri, di nord e sud, ricchi e poveri, ma prima di tutto maschi. E tutti solidali nella difesa del loro posto al sole. Anche in Parlamento. Qualcuno argomenta: ma è stata una prova per dimostrare che il governo si può battere in aula. Bravi; e per farlo usate come tiro a segno proprio le quote rosa?
La Commissione Pari Opportunità della Federazione Nazionale della Stampa Italiana comunica: “Destri e sinistri, di nord e sud, ricchi e poveri, ma prima di tutto maschi. E tutti solidali nella difesa del loro posto al sole. Anche in Parlamento. Qualcuno argomenta: ma è stata una prova per dimostrare che il governo si può battere in aula. Bravi; e per farlo usate come tiro a segno proprio le quote rosa? Non solo respingendo la proposta di dare ad uomini e donne, nelle liste elettorali, eguale spazio (50%) o spazio quasi eguale (40%), o spazio poco eguale (30%), ma addirittura bocciando l’emendamento “panda” governativo del 25 per cento. Cedere una “possibile” (non certa, si badi, ma solo possibile) poltrona su quattro è già troppo, per loro. Ma noi li conosciamo bene. Il tasso di accentramento di potere maschile ai vertici della politica è, in Italia, analogo solo a quello che c’è fra editori e direttori di giornali. I primi governano il Paese, i secondi lo raccontano. Poi, tutti assieme appassionatamente, piangono sull’arretramento economico e la povertà crescente ed i cervelli in fuga. Loro, i paleolitici d’Europa, che tengono fuori dalla porta dell’occupazione e delle decisioni gran parte delle donne italiane. Negando servizi alla persona, flessibilità sul territorio e negli orari (dagli asili nido diffusi al tempo pieno scolastico, dalla presa in carico di anziani e handicappati agli strumenti di mobilità e sburocratizzazione, a una diversa organizzazione del lavoro…), ed incapaci di varare un grande progetto di inclusione. Perché a fare la differenza fra un Paese civile ed uno arretrato, fra un Paese democratico ed uno tribale non è certo qualche donna ministra o direttora esibita come fiore all’occhiello, ma è la presenza diffusa e pervasiva del genere femminile a tutti i livelli. E’ la massa critica che fa la differenza. E’ solo con la massa critica che si spostano gli equilibri e si cambiano le priorità. Altrimenti altro che tetto di cristallo: qui siamo alla cappa di piombo. Le giornaliste della Commissione pari opportunità Fnsi ne sanno qualcosa, dovendo combattere la loro battaglia su due fronti: gli editori e anche la gran parte dei colleghi. Quanto al sindacato, di cui fa parte, la Cpo lo aspetta alla prova dei fatti, avendo presentato, al prossimo Congresso Straordinario, la proposta di inserire nello Statuto Fnsi giustappunto le quote nelle liste elettorali…”