«In seguito al licenziamento del caposervizio de Linkiesta, motivato da ragioni economiche, la redazione sente la necessità di esprimere la sua massima disapprovazione. La scelta, oltre a essere dolorosa sul piano umano e professionale, va ad accrescere una situazione di precarietà che dura da mesi. Una stagione di sacrifici fatta di domeniche non pagate e segnata da ritmi lavorativi 'emergenziali', dove 'emergenza' significa sempre di più normalità». È quanto si legge in un comunicato della redazione pubblicato anche sul giornale online.
«L'improvvisa interruzione del rapporto di lavoro – aggiungono i giornalisti – viene a indebolire in modo ulteriore una redazione già ridotta. Oggi, ai tre redattori contrattualizzati (ai sensi dell'articolo 1 del Cnlg) di cui uno in congedo parentale, si aggiungono tre redattori inquadrati con contratti atipici. Eppure lo scorso settembre, in occasione del cambio di direzione, l'editore stesso aveva rassicurato di persona la redazione e il fiduciario sindacale che, in seguito al rinnovo dell'aumento di capitale, non ci sarebbero state modifiche nel già risicato assetto redazionale almeno fino a dicembre 2020. Cosa è cambiato nel frattempo?», chiede la redazione.
«Come è noto anche da fonti giornalistiche finora non smentite – prosegue la nota – i conti dell'azienda sono rimasti in rosso nonostante l'arrivo di una nuova professionalità dedicata al lato commerciale del giornale. A parità di costi fissi (anzi, con una leggera diminuzione degli stessi data l'assenza per congedo parentale di uno dei redattori) le perdite sono aumentate. Ci chiediamo se la società abbia considerato, prima di intervenire nel corpo redazionale, tutti questi aspetti. Anche perché con la presenza del dipendente ora licenziato e in parte per suo merito, il numero degli accessi online si era accresciuto fino a raddoppiare».
Per la redazione de Linkiesta, «si intuisce, insomma, come la decisione della società comporti ripercussioni importanti sulla gestione del lavoro quotidiano da parte della redazione. Anche perché, non essendo praticabile una nuova assunzione per il medesimo ruolo (verrebbe meno la ragione economica), i redattori si troveranno a svolgere mansioni con inquadramenti contrattuali inadeguati».