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Ordine 20 Lug 2005

L'Odg della Lombardia e Franco Abruzzo condannati a risarcire con 40mila euro l'Inpgi per un articolo diffamatorio di "Tabloid". Cescutti: “Una sentenza che arriva dopo tre anni di istruttoria e di esame degli atti”

L'Ordine dei giornalisti della Lombardia e Franco Abruzzo sono stati condannati al risarcimento di 40mila euro (più spese legali per 8.900 euro, più interessi legali) all'Inpgi.

L'Ordine dei giornalisti della Lombardia e Franco Abruzzo sono stati condannati al risarcimento di 40mila euro (più spese legali per 8.900 euro, più interessi legali) all'Inpgi.

L'Ordine dei giornalisti della Lombardia e Franco Abruzzo sono stati condannati al risarcimento di 40mila euro (più spese legali per 8.900 euro, più interessi legali) all'Inpgi. A deciderlo il giudice del Tribunale di Milano, Claudio Marangoni, che ha dichiarato la 'portata diffamatoria' di un articolo (sull'acquisto da parte dell'Istituto di 104 appartamenti in via Missaglia, a Milano) firmato da Franco Abruzzo, nella sua veste di direttore responsabile di Tabloid, organo dell'ente, e pubblicato sul n. 2/2002 del mensile. Franco Abruzzo si è limitato a sottolineare il principio dell'articolo 27 della Costituzione: ''L'imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva''. La sentenza, che è esecutiva, verrà pubblicata sul primo numero raggiungibile (10-settembre/ottobre 2005) di Tabloid. L'Inpgi aveva chiesto un risarcimento di un milione di euro. (Adnkronos) Il Presidente dell’Inpgi Gabriele Cescutti comunica: “Nella vicenda relativa all’acquisto delle case di via Missaglia a Milano, l’Inpgi fu ingiustamente diffamato. Lo ha stabilito lo scorso 18 luglio il Tribunale di Milano, Giudice dott. Claudio Marangoni, condannando il Presidente dell’Ordine Giornalisti di Milano, prof. Franco Abruzzo, e lo stesso Ordine di Milano al risarcimento, nei confronti dell’Istituto di previdenza dei giornalisti, della somma complessiva di 40.000 euro oltre interessi legali e spese di giudizio. Questo il dispositivo di sentenza: P.Q.M. il Tribunale, definitivamente pronunciando, ogni ulteriore domanda, eccezione e deduzione disattesa, così decide: 1) accertata la portata diffamatoria in danno dell’INPGI - Istituto Nazionale Previdenza Giornalisti Italiani - dell’articolo pubblicato su il n. 2 del 2002 del periodico Tabloid con il titolo “Case di via Missaglia: L’Inpgi “recupera” 15 miliardi (al Psi tangente di 7 miliardi)”, delle lettere del 25.02.2002 e del 19.03.2002 a firma Franco Abruzzo, nella qualità di presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Lombardia, e di quanto pubblicato sul sito web del predetto Ordine – di cui ai docc. 20,21,22 e 26 del fascicolo di parte attrice – nonché dell’articolo “Ma il Psi incassò le tangenti” a firma Franco Abruzzo, pubblicato sul sito www.ilbarbieredellasera.com condanna in via tra loro solidale le parti convenute Franco ABRUZZO e l’ORDINE DEI GIORNALISTI DELLA LOMBARDIA al risarcimento del danno in favore di parte attrice per € 35.000,00, nonché il solo convenuto ABRUZZO all’ulteriore somma di € 5.000,00, oltre interessi legali dalla data della presente sentenza fino al saldo; 2) dispone altresì la pubblicazione a cura e a spese delle parti convenute in via tra loro solidale per una volta e a caratteri doppi del normale del dispositivo della presente sentenza sul periodico Tabloid entro trenta giorni dalla notificazione della presente sentenza, autorizzando sin da ora parte attrice a provvedervi direttamente ove ciò non sia avvenuto nel termine indicato; 3) condanna le parti convenute in via tra loro solidale al rimborso delle spese del giudizio in favore della parte attrice, liquidate in complessivi € 8.900,00, oltre alle spese generali ex art. 14 T.F. ed agli accessori, come per legge. Così deciso in Milano, in data 18 luglio 2005 Il Giudice Dott. Claudio MARANGONI ********* E’ così finalmente giunta a sentenza, dopo tre anni, un’azione giudiziaria decisa dal Consiglio di amministrazione dell’Istituto nell’aprile 2002, in seguito alla pubblicazione sul periodico “Tabloid”, organo di informazione dell’Ordine lombardo, di una cronaca ritenuta pesantemente diffamatoria nei confronti dell’Istituto. Gli articoli riguardavano la vicenda dell’acquisto di due palazzi in via Missaglia a Milano,che si era sviluppata in seguito ad un esposto del prof. Franco Abruzzo il quale sosteneva che quei due edifici erano stati pagati dall’Inpgi ben oltre il loro valore. L’esposto aveva provocato l’apertura di un procedimento alla Corte dei Conti del Lazio, che si era concluso l’8 gennaio 2002 con la condanna in primo grado di 31 giornalisti, amministratori dell’Inpgi negli anni 1989 – 1991. I Giudici, capovolgendo le conclusioni della Procura che aveva chiesto per tutti l’assoluzione, avevano ritenuto che il prezzo dell’acquisto (57 miliardi di lire) fosse stato eccessivo ed avevano condannato quei colleghi a risarcire all’Inpgi 15 miliardi e mezzo di lire. Personalmente, anche se quella vicenda riguardava un passato nel quale né io né la maggioranza del Cda del momento avevamo avuto un ruolo, dopo aver esaminato i documenti e gli atti processuali mi ero sentito in dovere di scrivere a tutti gli iscritti all’Istituto per rilevare le incongruenze e gli errori di quella sentenza, difendendo i 31 colleghi ed esprimendo la convinzione che l’appello avrebbe reso giustizia agli amministratori ingiustamente condannati. Di diverso avviso era stato il prof. Franco Abruzzo: e ciò fu senza dubbio legittimo. Ciò che invece non fu affatto legittima fu la cronaca pubblicata sul periodico “Tabloid”, nella quale la notizia della sentenza della Corte dei Conti fu riportata in modo diffamatorio (come oggi ha riconosciuto il Giudice) e insinuando che l’ingente somma (15 miliardi di lire) che la Corte dei Conti riteneva fosse stata pagata in più al costruttore Premafin, era di fatto servita a finanziare una tangente al Psi. Non c’era a quel punto soltanto l’esigenza di difendere, alla luce delle prove documentali, i 31 colleghi ingiustamente condannati dalla Corte dei Conti: era anche il buon nome dell’Istituto che andava tutelato. Di conseguenza il Consiglio di amministrazione, nell’aprile del 2002, decise di avviare la causa contro il prof. Franco Abruzzo. E lo fece sottolineando che nel frattempo, dalle indagini svolte dalla magistratura ordinaria e penale, era emersa la totale estraneità nello scandalo delle tangenti al Psi dei colleghi condannati dal Tar del Lazio. Un anno più tardi, il 4 aprile 2003, la Corte dei Conti centrale in sede di appello ribaltò la sentenza di un anno prima, mandando assolti i 31 colleghi. “In base alle considerazioni che precedono – affermava la sentenza – il Collegio non ritiene ipotesi di danno al patrimonio dell’Inpgi, in relazione agli acquisti di cui è causa”. Nessun danno all’Istituto, dunque. Né, di conseguenza, alcun finanziamento palese od occulto per tangenti a chicchessia. Di quella vicenda restavano però le cronache e le insinuazioni avanzate da un collega di rilievo, che rappresenta un rilevante Ente della categoria. E anche su questa parte è giunto oggi un giudizio importante. Certo, nessuno è colpevole fino a sentenza definitiva. Ma nessuno può dimenticare che un Giudice, dopo tre anni di istruttoria e di esame degli atti, ha definito diffamatorio quel comportamento”.

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