In primo piano
La professione giornalistica in Italia: continua il declino
del lavoro dipendente e cala il peso delle testate tradizionali
Si restringe sempre di più il campo del lavoro giornalistico dipendente, con
una massiccia espulsione dalle redazioni, mentre il peso delle testate
tradizionali in termini di occupazione diminuisce sensibilmente.
La ‘’bolla’’ del lavoro autonomo (o parasubordinato) continua intanto a
gonfiarsi tanto che, almeno sul piano quantitativo, esso domina l’ industria
giornalistica, coprendo ora quasi due terzi dei giornalisti attivi ma
raccogliendo redditi fra le 5,6 e le 6,9 volte inferiori a quelli medi dei
giornalisti salariati.
Sono le principali linee di fondo dell’ evoluzione del sistema dell’
informazione giornalistica in Italia che emergono dal quinto Rapporto sulla
professione in Italia, realizzata sulla base dei dati (aggiornati al 31
dicembre 2013) forniti a Lsdi dagli enti professionali: Casagit, Fnsi, Inpgi,
Ordine.
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Longform journalism: una bolla destinata ad esplodere?
In tre anni il mercato giornalistico Usa ha visto nascere decine di testate
dedicate al giornalismo narrativo. L’ ultima è una iniziativa dell’ ex
direttrice del New York Times, Jill Abramson, e di Steven Brill, che promettono
compensi fino a 100.000 dollari ad articolo. Ma alcune di queste testate stanno
per chiudere e altre stentano a sopravvivere.
Un’ ampia ricostruzione sulla Columbia Journalism Review analizza l’ andamento
del fenomeno, osservando come molte esperienze nascano più dal desiderio dei
giornalisti di un loro spazio narrativo ampio che da una effettiva domanda dei
lettori, mentre un modello economico che assicuri un buon rendimento non è
stato ancora individuato.
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L’ immagine del Che: una eccezione nel processo iconografico tradizionale
L’ espressione pigramente diffusa di ‘’civiltà dell’ immagine’’ potrebbe farci
pensare che la nostra società si interessa molto alle immagini. Ma non è
affatto così – osserva André Gunthert su L’ image sociale in un intervento dal
titolo ‘’Le portrait du Che, c’est le Che’’ (‘’Il ritratto del Che, è il
Che’)’.
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Media e potere
Apriamo i cassetti: Foia.it chiede alla Presidenza del
Consiglio di accedere al “dossier Cottarelli”
La ''Iniziativa per l’adozione di un Freedom of Information Act in Italia''
(www.foia.it) ha inoltrato alla Presidenza del Consiglio una formale richiesta
di accesso al dossier Cottarelli. Su Lsdi i modelli utilizzati, già compilati
in ogni loro parte: uno per le associazioni con finalità analoghe a quelle di
FOIA.it; uno per i giornalisti, in virtù del loro diritto di cronaca (già
minacciato da una recente decisione del Consiglio di Stato). L’invito è a
scaricare e inoltrare quante più richieste possibile alla Presidenza del
Consiglio. E coinvolgere altri a fare altrettanto.
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Il FOIA sbarca in prima serata. Un piccolo passo per
l’audience, un grande passo per l’informazione e la democrazia in Italia
Un momento importante della campagna per un FOIA in Italia, poiché, oltre alla
volontà politica di un intervento serio in tal senso, a mancare finora è stata
anche la giusta consapevolezza dei cittadini, raramente informati sui propri
(disattesi) diritti in materia, specie da parte dei media mainstream.
Su Lsdi un estratto dell’intervento del Direttore del Fatto, Peter Gomez, sulla
Iniziativa per un FOIA in Italia (www.foia.it) e sulla campagna per l’accesso
al Dossier Cottarelli:
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”Ma che torture…” – parte seconda
Il Senato Usa ha rilasciato un rapporto della C.I.A. relativo al ricorso alle
torture durante la presidenza di George W. Bush. In attesa di conoscerne in
modo più puntuale il contenuto, Lsdi ripropone i memorandum del Dipartimento
della giustizia Usa sui cosiddetti metodi “duri” di interrogatorio della
C.I.A., resi pubblici nel 2010 da Barack Obama grazie al suo ricorso al Freedom
Of Information Act (FOIA). Dai rapporti si evince chiaramente come
l’Amministrazione Bush fosse a conoscenza che tali metodi, in particolare il
waterboarding, fossero assimilabili alla tortura, e avesse comunque dato
l’autorizzazione a procedere.
A suo tempo Lsdi aveva tradotto integralmente i memorandum, che riproponiamo
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Rapporto sulle torture della CIA: una pubblicazione
tribolata (la timeline di Pro Publica)
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Il diritto rende il web un posto migliore
Il diritto può aiutarci a sviluppare un uso più consapevole dell’ Internet; un
uso più democratico. Introdurre il tema della responsabilità nell’ambiente
digitale significa riequilibrare le posizioni; ridare potere ai deboli;
limitare il digital divide informatico e giuridico tra le grandi piattaforme
elettroniche e i loro utenti.
Questo e’ lo spirito di “Difendersi da Internet”, monografia di Deborah
Bianchi, in edicola il 17 dicembre con Il Sole 24 Ore.
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