Otto anni fa nelle vicinanze della città di Sloviansk, nell'area del Donbass, in Ucraina, morivano sotto i colpi di mortaio sparati dall'esercito ucraino e dai miliziani della Guardia Nazionale Ucraina il fotoreporter Andrea (Andy) Rocchelli e l'attivista dei diritti umani Andrei Mironov, mentre il fotografo francese William Roguelon veniva gravemente ferito. Lo ricorda, sui social, l'Associazione Lombarda dei Giornalisti.
«Sono passati otto anni dall'omicidio di Andy e Andrei – prosegue il sindacato regionale – e 90 giorni dall'inizio della guerra di Putin in Ucraina. Un tragico "fil rouge" che lega due drammi in una storia che, con ogni probabilità, nessuno conosce in tutti i suoi contorni. Andy era nel Donbass proprio perché voleva capire e, con la sua testimonianza fatta di cronaca e foto, illuminare quanto stava accadendo agli abitanti russofoni in quella regione dell'Ucraina».
Oggi, a distanza di 90 giorni dall'inizio del conflitto in Ucraina, «condanniamo Putin colpevole dell'aggressione di un Paese sovrano e moralmente responsabile di migliaia di vittime ucraine e russe. Ma oggi – incalza l'Alg –, a 8 anni dall'omicidio di Andy Rocchelli e Andrei Mironov, continuiamo anche a chiedere verità e giustizia affinché sia inchiodato alle sue responsabilità chi, nelle fila dell'esercito ucraino, diede l'ordine e sparò con quei mortai per colpire volontariamente due giornalisti inermi e indiscutibilmente riconoscibili».
Questa sera alle 20, nella ricorrenza di quel tragico 24 maggio 2014, al circolo Radio Aut di Pavia sarà inaugurata una mostra fotografica di Andy Rocchelli sulla primavera araba, «per non dimenticare un'altra pagina di storia che non sarebbe stato possibile comprendere senza giornalisti veri sul posto», conclude l'Assostampa.