«Nato con l’obiettivo di “spezzare le reni” ad Usigrai, la storica organizzazione dei giornalisti del servizio pubblico che, fra viale Mazzini e Saxa Rubra, detiene il monopolio delle relazioni sindacali, il “gemello di destra” Unirai rischia ora di tirare le cuoia. E a celebrarne le esequie, a poco più di un anno dalla sua presentazione ufficiale - con Bruno Vespa e Francesco Giorgino sul palco, i direttori del Tg1 Gian Marco Chiocci e del Tg2 Antonio Preziosi seduti in platea, accanto ai capi del Daytime Angelo Mellone e degli Approfondimenti Paolo Corsini - è proprio chi allora lo tenne a battesimo: il gotha del potere catodico meloniano». Lo racconta Giovanna Vitale in articolo pubblicato sul sito web di Repubblica lunedì 23 dicembre 2024.
La giornalista prosegue: «Accade infatti che il piccolo sindacato fondato il 30 novembre 2023 come gruppo di disturbo ispirato da Fratelli d’Italia, in grado di rompere equilibri ritenuti troppo sbilanciati a sinistra, sia stato tenuto fuori dal tavolo delle trattative sul premio di risultato ed è perciò entrato in rotta di collisione con l’amministratore delegato Giampaolo Rossi, fedelissimo della presidente del Consiglio. Nonostante il protocollo d’intesa siglato ad aprile, Unirai non è stato riconosciuto dall’azienda come soggetto titolato a rappresentare le istanze dei propri iscritti».
La cronista riporta poi gli estratti di una serie di diffide indirizzate dai vertici di Unirai a quelli della Rai tra il 9 e il 22 dicembre, «preludio di una guerra legale senza precedenti».
Quel che sta accadendo, conclude Vitale, è «la fine di un amore e, forse, anche del sindacato di destra in Rai».