1 NOVEMBRE - I giornalisti sono tenuti ad esercitare il dovere di cronaca anche quando investa il loro operato, e devono dar conto anche delle critiche che il loro lavoro può suscitare. E’ però semplicemente inaccettabile che un ministro della Repubblica, nelle occasioni in cui sceglie di esprimersi con le parole anziché con i gesti, abbia ormai l’abitudine di insultare e minacciare i giornalisti senza che questa sua ricorrente istigazione alla violenza susciti adeguata riprovazione. E’ successo di nuovo ieri sera in provincia di Piacenza, alla Festa della Zucca, ma le parole erano assai poco scherzose: “Prima o poi vi spacchiamo la faccia”, ha detto Umberto Bossi.
Se un qualsiasi privato cittadino pronunciasse una frase del genere all’indirizzo di un uomo politico, partirebbe immediato l’allarme sulle degenerazioni che può produrre un clima di contrapposizione violenta. Perché ad un ministro deve essere invece consentito impunemente un comportamento tanto incivile? Serve forse che i giornalisti arrivino al silenzio-stampa verso Bossi, per evitare di essere insolentiti?
Roma, 1 novembre 2011