Il prossimo 7 dicembre entrerà in vigore in Argentina una legge che limita la concentrazione dei mezzi di comunicazione di massa e apre uno spazio ampio e inedito alle organizzazioni non governative.
Secondo il governo argentino, la legge sui Servizi di Comunicazione Audiovisiva, nota come Ley de Medios, permetterà a tutti i settori della società l’accesso ai mezzi di comunicazione. Per gran parte dell’opposizione e dei gruppi editoriali, che ne usciranno indeboliti, si tratta invece di un grave attentato alla libertà di espressione e di una manovra per imporre il controllo statale sui mezzi di comunicazione.
Libertà di stampa.
Nuovi scenari in America Latina, il caso argentino
IPS-Inter Press Service ne discute con:
- Frank La Rue, Special Rapporteur delle Nazioni Unite sulla libertà d’opinione e d’espressione
- Roberto Natale, Presidente Federazione Nazionale della Stampa Italiana (FNSI)
In collegamento dall'Argentina
- Daniel Fernando Filmus, Presidente della Commissione Affari Esteri del Senato argentino
Modera: Mario Lubetkin, Direttore Generale IPS-Inter Press Service
Giovedì 29 novembre ore 15
FNSI, Corso Vittorio Emanuele II, n. 349 Roma, (primo piano - Sala Azzurra)
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Il prossimo 7 dicembre entrerà in vigore in Argentina una legge che limita la concentrazione dei mezzi di comunicazione di massa e apre uno spazio ampio e inedito alle organizzazioni non governative.
Secondo il governo argentino, la legge sui Servizi di Comunicazione Audiovisiva, nota come Ley de Medios, permetterà a tutti i settori della società l’accesso ai mezzi di comunicazione. Per gran parte dell’opposizione e dei gruppi editoriali, che ne usciranno indeboliti, si tratta invece di un grave attentato alla libertà di espressione e di una manovra per imporre il controllo statale sui mezzi di comunicazione.
La Ley de Medios implica una riforma quasi senza precedenti in America Latina dove alta è la concentrazione di mezzi di comunicazione e debole la presenza di media comunitari. Il processo di deregulation e di privatizzazione promosso negli anni ’80 negli Stati Uniti è stato adottato in pieno in America Latina e ha contribuito in molti paesi della regione a rafforzare la già grande concentrazione dei mezzi di comunicazione.
Frank La Rue, relatore speciale delle Nazioni Unite sulla libertà d’opinione e d’espressione, ha seguito da vicino il processo che ha portato alla Ley de Medios argentina, e ha osservato come “in questo momento c’è un dibattito aperto analogo in Ecuador e in altri stati. Nel mio paese, il Guatemala, si sta sfidando la vecchia legge delle telecomunicazioni che si limitava a creare un sistema di appalto pubblico, per stabilire un meccanismo più giusto ed equo per la concessione delle frequenze”.
L’antefatto di questo processo in Argentina è la Legge nazionale sulla radiodiffusione, in gran parte ancora vigente, imposta nel settembre del 1980 dalla dittatura militare che governò il paese tra il 1976 e il 1983. Una volta ripristinato il sistema democratico, i successivi governi proposero delle riforme alla legislazione del 1980 a cui però non si arrivò mai.
Nell’agosto del 2009, la presidente Cristina Fernández de Kirchner presentò al Parlamento il progetto di legge per la Ley de Medios, della cui attuazione, a partire dal 7 dicembre, sarà incaricata l’Autorità Federale dei Servizi di Comunicazione Audiovisiva (AFSCA), presieduta dal deputato Martín Sabatella.
I gruppi in possesso di un numero di licenze superiore a quelle consentite dalla Ley de Medios dovranno liberarsi delle concessioni in eccesso entro un anno. Ossia, dovranno rinunciare a una parte dei media che attualmente possiedono e anche in futuro non superare mai i limiti consentiti.
Secondo quanto dichiarato da Sabatella, in Argentina sono ben 20 i gruppi che possiedono più licenze di mezzi audiovisivi di quelle consentite dalla legge e che dovranno liberarsi di parte di esse. In particolare il Gruppo Clarín, proprietario del principale quotidiano argentino, possiede ben 300 licenze, e dovrà limitarsi a un massimo di 24.
Questo dato basta a dare un’idea della profondità del cambiamento indotto dalla Ley de Medios, e dell’acceso dibattito che scuote la società argentina.
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