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Fnsi 15 Mar 2012

"Sconfiggere la criminalità che attacca i giornalisti e la stampa Verificare infiltrazioni mafiose, depenalizzare la diffamazione"

“Fare luce sulle reti criminali e le loro protezioni che in molte aree del Paese, con minacce ripetute e pesanti, con violenze talvolta, mettono sotto tiro i giornalisti e i loro giornali, offrendo loro una sponda istituzionale intelligente e autorevole”. Questo il senso dell’audizione che la Commissione parlamentare antimafia ha riservato oggi alla Federazione Nazionale della Stampa, rappresentata dal segretario nazionale della FNSI, Franco Siddi, dal vice segretario nazionale, Luigi Ronsisvalle, e dal direttore di Ossigeno per l’Informazione, Alberto Spampinato, che hanno risposto ad un’apposita convocazione del decimo comitato “Cultura della legalità, scuola e informazione”, presieduto dal sen. Luigi De Sena.

“Fare luce sulle reti criminali e le loro protezioni che in molte aree del Paese, con minacce ripetute e pesanti, con violenze talvolta, mettono sotto tiro i giornalisti e i loro giornali, offrendo loro una sponda istituzionale intelligente e autorevole”. Questo il senso dell’audizione che la Commissione parlamentare antimafia ha riservato oggi alla Federazione Nazionale della Stampa, rappresentata dal segretario nazionale della FNSI, Franco Siddi, dal vice segretario nazionale, Luigi Ronsisvalle, e dal direttore di Ossigeno per l’Informazione, Alberto Spampinato, che hanno risposto ad un’apposita convocazione del decimo comitato “Cultura della legalità, scuola e informazione”, presieduto dal sen. Luigi De Sena.

 I giornalisti sotto minaccia della criminalità organizzata sono un bersaglio temerario, subiscono intollerabili disagi che riguardano le loro persone, le loro famiglie e, alla lunga, incidono sulla libera circolazione delle notizie e, quindi, sulla qualità della vita civile. Per questo occorre unire gli sforzi di tutti i soggetti della legalità democratica, dei protagonisti della vita civile all’informazione, alle istituzioni, per promuovere un cultura di rispetto dell’informazione e rendere inefficaci questo genere di minacce. L’indagine promossa dalla Commissione antimafia in questo senso è significativa e concorre non solo a rendere visibile questo fenomeno che è diventato drammatico in alcune aree del Paese ma, sviluppando la consapevolezza e la visibilità di questo problema a ogni livello, si crea un valido deterrente che può rendere controproducente ogni intimidazione finalizzata a mettere a tacere il giornalista che, facendo il proprio dovere dà conto di notizie che non possono essere censurate e che, pertanto, potranno essere sempre meno oscurate da chicchessia. Per questo è anche urgente una scelta strategica per la depenalizzazione della diffamazione a mezzo stampa, come chiede l’Onu, tanto più quando denunce di questo tipo provengono dal mondo criminale,  o ad esso contiguo, con lo scopo di condizionare non solo il giornalista ma anche l’editore. Il Comitato dell’Antimafia ha acquisito anche  un dossier preparato da ‘Ossigeno per l’informazione’, l’osservatorio della Fnsi e dell’Ordine dei giornalisti sui cronisti minacciati e le notizie oscurate con la violenza, e ha annunciato che questi temi e gli altri documenti consegnati dalla Fnsi saranno approfonditi anche in altre sedute. Siddi ha anche proposto, fra l’altro, all’Antimafia di svolgere audizioni e verifiche regione per regione e in particolare di “valutare alcuni episodi oscuri che destano la massima preoccupazione perché sorge il dubbio che le minacce ai giornalisti possano trovare in qualche realtà editoriale, non molto trasparente o oggetto di infiltrazioni oscure, terreno fertile. In alcune aree – ha aggiunto – il tessuto imprenditoriale dell’informazione è debolissimo ed è esposto infatti a un alto rischio di infiltrazioni mafiose. Occorre agire con delicatezza, cautela e determinazione”. Il Segretario della Fnsi e il vice Ronsisvalle, presentando casi concreti di distorsione e ambiguità o insufficienza legislativa (come la mancata tutela delle fonti per i giornalisti collaboratori e pubblicisti  che operano in frontiera con grande coraggio e merito civile), chiedono una maggiore tutela per l’accesso alle fonti libere e per il segreto professionale dei giornalisti”. Spampinato, riprendendo il tema, ha sottolineato che la depenalizzazione della diffamazione è una riforma a costo zero e ha un valore strategico: risolverebbe in gran parte anche il problema delle querele pretestuose e delle richieste di danni immotivate, veri e propri abusi del diritto. Il deterrente più valido, ha aggiunto Spampinato, si può creare facilmente: basta creare un sistema in grado di dare di volta in volta la massima pubblicità agli articoli dei giornalisti minacciati. “Chi minaccia un giornalista per oscurare le cose che ha scritto rinuncerà a farlo se il primo effetto delle minacce sarà quello di rendere più conosciute proprio quelle notizie. Si può fare creando quello che chiamiamo ‘L’archivio delle notizie oscurate’ a cui sono interessate alcune Regioni e a cui l’Antimafia può offrire una importante sponda istituzionale”. A conclusione dell’audizione il senatore De Sena ha invitato la FNSI e Ossigeno a formulare una proposta per rafforzare la tutela del segreto professionale dei giornalisti e ha annunciato una ricognizione dei progetti di legge parlamentari sulla depenalizzazione della diffamazione a mezzo stampa. “ GIORNATA DELLA MEMORIA: INFORMAZIONE TESTIMONE SCOMODA CONTRO TUTTE LE CULTURE MAFIOSE PER ABBATTERE “LE TRE SCIMMIETTE”
Essere testimoni scomodi contro tutte le mafie e le culture mafiose. Quelle grandi e quelle più “piccole”, striscianti, che crescono nella vita di ogni giorno.
L’ALdG e l’Fnsi sono parte di questo lavoro di testimonianza. Il mondo dei diversi giornalismi è, e deve essere un testimone scomodo nel senso di non accettare la logica delle tre scimmiette: non vedo, non sento, non parlo. La Liguria, come dimostrano anche fatti recenti, ha avuto troppe “scimmiette”. Basta ricordare come molti colleghi furono pesantemente attaccati anche con iniziative giudiziarie ed esposti quando anticiparono le vicende che hanno portato allo scioglimento dei comuni di Bordighera e di Ventimiglia.
Un lavoro ieri come oggi difficile sul campo. Perché oggi più di ieri, molti dei colleghi che operano sul fronte dell’informazione e della costruzione della cultura del “no alla mafia”, sono senza tutele, precari eppure con grandi qualità con entusiamo culturale e professionale. Ma esposti più di altri a minacce e pressioni.
La loro precarietà, come quella di altri settori del mondo del lavoro, è un’arma regalata a chi prospera con l’illegalità, a chi dice che la mafia non esiste, che in Liguria non ci sono problemi.
Disarmiamo anche queste possibilità di sviluppo dell’illegalità senza “voltarci” dall’altra parte.

@fnsisocial

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