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Ordine 12 Nov 2008

Sei parlamentari radicali del Pd: "L'Ordine dei giornalisti va commissariato"

"L'Ordine dei giornalisti infrange la legge sull'ordinamento della professione giornalistica, consentendo l'ammissione all'esame d'abilitazione professionale a coloro che non ne hanno diritto, vale a dire agli allievi delle scuole e dei corsi universitari di giornalismo, spuntati come funghi in tutta Italia negli ultimi anni".

"L'Ordine dei giornalisti infrange la legge sull'ordinamento della professione giornalistica, consentendo l'ammissione all'esame d'abilitazione professionale a coloro che non ne hanno diritto, vale a dire agli allievi delle scuole e dei corsi universitari di giornalismo, spuntati come funghi in tutta Italia negli ultimi anni".

E' quanto sostiene la parlamentare radicale, eletta nelle liste del Pd, Rita Bernardini. Con un'interrogazione, i sei deputati radicali del gruppo democratico alla Camera, chiedono al ministro della Giustizia Angelino Alfano di fare chiarezza su quella che a loro appare "una vera e propria violazione della legge sulla stampa". Per la Bernardini, "a infrangere le norme è proprio l'organismo che ne dovrebbe curare l'osservanza da parte di tutti, vale a dire l'Ordine dei giornalisti, per il quale chiediamo il commissariamento, finalizzato alla revoca delle convenzioni con ben 21 istituti di formazione al giornalismo. È evidente che l'Ordine dei giornalisti sta tentando di affermare surrettiziamente una modalità d'accesso alla professione non conforme alla legge, rendendosi responsabile di una grave violazione di legge". Nell'interrogazione, si ricorda che "i corsi di giornalismo riconosciuti dall'Ordine sono in grado di consentire l'ammissione all'esame di Stato di 600 praticanti ogni biennio e la formula dello 'stage' non retribuito, previsto per gli allievi delle scuole nei mesi estivi, vanifica strumenti per il riassorbimento dei giornalisti rimasti senza lavoro, come i contratti di sostituzione che, per contratto, devono riguardare prioritariamente i giornalisti disoccupati, configurando così una sorta di concorrenza sleale tra lavoratori: i disoccupati sono poco desiderabili perché devono essere retribuiti, gli stagisti no". (ADNKRONOS) "L’Ordine dei giornalisti infrange la legge sull’ordinamento della professione giornalistica consentendo l’ammissione all’esame d’abilitazione professionale a coloro che non ne hanno diritto, vale a dire agli allievi delle scuole e dei corsi universitari di giornalismo spuntati come funghi in tutta Italia negli ultimi anni". E’ quanto sostiene la parlamentare radicale eletta alla Camera nelle liste del Pd Rita Bernardini la quale, con una circostanziata interrogazione sottoscritta anche dagli altri cinque parlamentari radicali del gruppo del Pd alla Camera, chiede conto al ministro della Giustizia, Angelino Alfano, di quella che appare una vera e propria violazione della legge 69 del 1963. A infrangere le norme, secondo i parlamentari radicali, è proprio l’organismo che ne dovrebbe curare l’osservanza da parte di tutti, vale a dire l’Ordine dei giornalisti, per il quale la Bernardini chiede il commissariamento finalizzato alla revoca delle convenzioni con ben 21 istituti di formazione al giornalismo. “A parere degli interroganti – si legge nell’interrogazione depositata lunedì scorso - è evidente che l'Ordine dei giornalisti sta tentando di affermare surrettiziamente una modalità d'accesso alla professione non conforme alla legge, modalità peraltro simile solo a quelle partorite dalle dittature della Repubblica democratica tedesca e della Spagna di Franco; è evidente che l'Ordine dei giornalisti, ad avviso degli interroganti, si è reso in sostanza responsabile di una grave violazione di legge”. Ciò premesso, gli interroganti chiedono al Ministro della Giustizia se “sia a conoscenza del fatto che sono ammessi all'esame di Stato per l'abilitazione alla professione giornalistica soggetti privi del requisito previsto dall'articolo 34 della legge stessa, vale a dire l'aver svolto un periodo di 18 mesi di praticantato in una redazione giornalistica autentica; quali provvedimenti intenda adottare il Ministro per ripristinare il rispetto di una legge approvata dal Parlamento repubblicano e violata dall'ordine dei giornalisti; se non intenda commissariare i consigli dell'Ordine responsabili di quanto segnalato in premessa; se il Ministro non ritenga opportuno porre in atto gli interventi necessari affinché siano revocate tutte le convenzioni stipulate tra Ordine dei giornalisti e istituti di formazione al giornalismo e università che autorizzano l'ammissione all'esame per l'abilitazione all'esercizio della professione giornalistica a chi è privo dei requisiti previsti dall'articolo 34 della legge n. 69 del 1963, ovvero gli allievi dei corsi di giornalismo riconosciuti”. Forti dei dati riportati nel dossier “Giornalisti ieri, oggi. E domani?”, scritto da un giornalista rimasto disoccupato per cinque anni e impegnato nel sindacato, i parlamentari radicali sottolineano le gravi ripercussioni sul mercato del lavoro di quella che, con ogni evidenza, è “una forzatura del combinato disposto legge-contratto di lavoro che vuole veder corrispondere a ogni praticante un contrattualizzato”. Invece, “i corsi di giornalismo riconosciuti dall'Ordine sono in grado di consentire l'ammissione all'esame di Stato di 600 praticanti ogni biennio – si legge nell’interrogazione -, vale a dire che circa il 30 per cento dei nuovi professionisti teoricamente sono già in partenza inoccupati” e “la formula dello stage non retribuito, previsto per gli allievi delle scuole nei mesi estivi, vanifica strumenti per il riassorbimento dei giornalisti rimasti senza lavoro, come i contratti di sostituzione che, per contratto, «devono riguardare prioritariamente i giornalisti disoccupati» (articolo 3 del Contratto di lavoro giornalistico FIEG-FNSI), configurando così una sorta di concorrenza sleale tra lavoratori: i disoccupati sono poco desiderabili perché devono essere retribuiti, gli stagisti no”. “Nonostante la pervicacia con cui l'Ordine dei giornalisti persegue una riforma dell'accesso così illiberale – continua l’interrogazione -, nessun provvedimento con forza di legge ha finora modificato la legge 69 del 1963 se non per aspetti marginali”. E, secondo i parlamentari radicali, neppure si possono invocare presunte interpretazioni evolutive della legge sull’ordinamento della professione giornalistica. Infatti, durante i lavori preparatori in commissione Giustizia, sulle scuole di giornalismo si pronunciò soltanto il parlamentare democristiano Mariano Pintus, il quale affidò al resoconto stenografico della seduta del 12 maggio 1960 quella che oggi appare una profezia: “D'altra parte penso che anche una laurea in giornalismo non servirebbe ad altro che a creare dei disoccupati, tra questi aspiranti giornalisti”. Dunque, “il legislatore volle escludere l'obbligo di passare per l'università, attraverso percorsi di formazione giornalistica o per ottenere una qualsiasi laurea, per diventare giornalista”, sostengono gli interroganti, e “la legge certo non autorizza l'Ordine a prescrivere requisiti diversi per l'accesso, come il possesso della laurea o l'aver svolto uno pseudopraticantato presso testate all'uopo costituite dai corsi di giornalismo”. ------------------------------ Sono anni, non giorni, che denunciamo pubblicamente una grave violazione di legge che ci danneggia. Sono anni, non giorni, infatti, che denunciamo l’ammissione all’esame di Stato per l’esercizio della professione giornalistica di soggetti privi dei requisiti previsti dalla legge professionale, vale a dire gli allievi dei corsi di giornalismo autorizzati dall’Ordine. Sono anni, non giorni, che lamentiamo l’immissione di soggetti privi dei requisiti previsti dalla legge 63 del 1969 in un mercato del lavoro ormai saturo, tanto che nel 2006 chiedemmo l’intervento dell’allora ministro della Giustizia, Clemente Mastella. Pertanto, non possiamo far altro che esprimere il nostro plauso all’iniziativa della deputata radicale del gruppo Pd alla Camera, Rita Bernardini, che raccoglie tutte le nostre istanze in un’interrogazione a risposta scritta rivolta al ministro Alfano, sottoscritta anche dagli altri cinque deputati radicali, per chiedere “se il Ministro, al quale la legge n. 69 del 1963 attribuisce l'alta vigilanza sui consigli dell'Ordine, sia a conoscenza del fatto che sono ammessi all'esame di Stato per l'abilitazione alla professione giornalistica soggetti privi del requisito previsto dall'articolo 34 della legge stessa, vale a dire l'aver svolto un periodo di 18 mesi di praticantato in una redazione giornalistica autentica; quali provvedimenti intenda adottare il Ministro per ripristinare il rispetto di una legge approvata dal Parlamento repubblicano e violata dall'ordine dei giornalisti; se non intenda commissariare i consigli dell'Ordine responsabili di quanto segnalato in premessa; se il Ministro non ritenga opportuno porre in atto gli interventi necessari affinché siano revocate tutte le convenzioni stipulate tra Ordine dei giornalisti e istituti di formazione al giornalismo e università che autorizzano l'ammissione all'esame per l'abilitazione all'esercizio della professione giornalistica a chi è privo dei requisiti previsti dall'articolo 34 della legge n. 69 del 1963, ovvero gli allievi dei corsi di giornalismo riconosciuti. (4-01573)”. Cogliamo l’occasione per ribadire che il praticantato deve essere svolto in una vera redazione e retribuito, e non nelle testate all'uopo fondate dagli istituti di formazione, e per ricordare che la formula dello stage, previsto per gli allievi delle scuole, da anni vanifica strumenti per il riassorbimento come i contratti di sostituzione che, per contratto, "devono riguardare prioritariamente i giornalisti disoccupati" (art.3 del Cnlg), configurando così una sorta di concorrenza sleale ai danni dei colleghi che tentano di rientrare nelle redazioni. Antonio Brindisi, portavoce del Coordinamento nazionale giornalisti disoccupati e precari

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