Serventi Longhi: "Bentornata Giuliana, anche se la gioia è offuscata dal dramma per la morte di Nicola Calipari. Profondo dolore dei giornalisti italiani. Siamo vicini alla famiglia". Ciampi: "La vicenda sia chiarita dagli Stati Uniti". Alla memoria di Calipari medaglia d'oro al valore. Il cordoglio dell'Asr
Il Segretario della Federazione Nazionale della Stampa Italiana, Paolo Serventi Longhi, ha dichiarato: “Bentornata Giuliana in Italia anche se la gioia per la fine del sequestro è tremendamente offuscata dal dramma dell’uccisione dell’eroico dirigente del Sismi Nicola Calipari e al ferimento, oltre che della collega de ‘il Manifesto’, anche di altri due agenti italiani da parte di militari statunitensi. Un epilogo che non ci voleva e che rende ancora più evidente la drammatica realtà della guerra in Iraq. Esprimo il profondo cordoglio di tutti i giornalisti italiani e la mia vicinanza personale alla moglie e alla famiglia tutta per l’assurda uccisione di Nicola Calipari avvenuta, per quel che ne sappiamo ad oggi, in una situazione non del tutto chiara.” ''Come tutti gli italiani attendiamo ora che questa vicenda, dolorosa e tragica, venga chiarita dagli Stati Uniti'', ha detto il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi commentando le tragiche circostanze in cui e' avvenuta la liberazione di Giuliana Sgrena. ''Una serata di gioia che ha unito tutti quanti gli italiani - ha affermato Ciampi, presentandosi ai giornalisti insieme al presidente della repubblica tedesca Horst Koehler - si e' trasformata purtroppo in una serata di lutto e di dolore per quanto e' accaduto. Rendo omaggio all'atto eroico di Nicola Calipari, alla cui memoria conferiro' una medaglia d'oro al valore. Sono vicino alla signora Calipari e ai due figlioli, con profondo affetto, cosi' come tutti gli italiani. Un augurio vivissimo ai due feriti. A Giuliana Sgrena certamente provata da vicenda cosi' drammatiche, il mio augurio di pronto e rapido ristabilimento''. (ANSA) L'associazione Articolo 21 si associa alla richiesta di Reporters Sans Frontieres di promuovere una commissione d'inchiesta per ''fare piena luce sul cosiddetto fuoco amico che ha ucciso Nicola Calipari e ferito la giornalista Giuliana Sgrena''. Articolo 21 chiedera' anche ''agli europarlamentari di compiere un passo analogo nelle opportune sedi istituzionali''. L'associazione, si legge ancora in una nota, ''si augura che nessun altro voglia inseguire la stessa strada di quegli esponenti della estrema destra italiana che stanno tentando di addossare la colpa della morte del coraggioso funzionario di polizia Nicola Calipari addirittura a Giuliana Sgrena e alla redazione del Manifesto invece che al fuoco americano. Si tratta di affermazioni sciacallesche e che tendono ad addossare la colpa e questo nuovo crimine di guerra a chi ha avuto la sola responsabilita' di volere esercitare in modo libero sempre comunque e dovunque il mestiere di giornalista''. Per l'associazione, ''appare sempre piu' evidente che il gravissimo imbarazzo di alcuni ambienti politici per la disgraziata conclusione di questa vicenda si stia trasformando in un tentativo di aggredire e diffamare Giuliana Sgrena, la redazione del Manifesto e quelle centinaia di migliaia di italiani che hanno reclamato la sua liberazione e la fine della guerra in Iraq. Evidentemente - conclude la nota - in Italia c'e' qualcuno che ha paura di Giuliana Sgrena, delle sue testimonianze e della sua coraggiosa attivita' di giornalista ed anche per questa ragione si sta tentando di avviare una preventiva campagna di diffamazione e di delegittimazione''. ''Il lutto di tutto il Paese per Nicola Calipari, morto per fare scudo con il suo corpo a Giuliana Sgrena, e' il nostro lutto di giornalisti: per un mese abbiamo trepidato per la sorte della giornalista del Manifesto rapita a Baghdad, oggi la gioia grande per la sua liberazione e' appassita di fronte al dolore per il sacrificio di Calipari''. Lo dichiara l'Associazione Stampa Romana. ''Bentornata Giuliana, siamo felici che tu sia qui, a Roma, di sentire la tua voce ferma, finalmente libera se pur ferita. Con te avevano rapito anche la liberta' dell'informazione, la voglia e la capacita' di raccontare, di far sapere, di far conoscere, elementi fondamentali di democrazia - si legge nella nota - I giornalisti romani hanno un profondo dovere di riconoscenza per tutti quelli che si sono adoperati per farti tornare al tuo giornale, ai tuoi lettori, ai tuoi parenti e ai tuoi amici: tanto piu' commosso e profondo per chi, dopo averti liberata, ti ha difesa dal 'fuoco amico' di una pattuglia Usa, restandone vittima''. ''L'Associazione Stampa Romana invita tutti i giornalisti a unirsi al pubblico cordoglio e a partecipare alle esequie di Nicola Calipari, che per restituire a tutti noi la voce e la penna di Giuliana, ha sacrificato la sua vita. Calipari e' uno dei nostri morti, anche lui si e' sacrificato per renderci tutti piu' liberi, per la liberta' dell'informazione'', conclude la nota. (ANSA). Dopo il giorno del dolore, quello delle polemiche. Sull'uccisione di Nicola Calipari da parte di soldati americani a Baghdad, poco dopo la liberazione di Giuliana Sgrena, e' scontro tra Gianfranco Fini e Piero Fassino. Al ministro degli Esteri, che ha parlato di ''un macabro scherzo del destino'', il leader dei Ds replica secco: ''Il destino non spara''. A parlare con la voce dell'Italia, unita nel lutto per il sacrificio del funzionario del Sismi, e' il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, che insiste sui chiarimenti chiesti agli Stati Uniti. Guarda all'interno, invece, Pier Ferdinando Casini che, dopo aver fatto visita alla vedova di Calipari, invita a sospendere le dispute in attesa di ascoltare il governo in Parlamento. Un altro fronte lo apre pero' Pier Scolari, che parla di ''agguato degli Usa al convoglio italiano''. L'affondo del compagno della giornalista del Manifesto e' accolto con cautela dal centrosinistra e con fastidio dalla Cdl (''e' una grave manovra politica'', dice Gustavo Selva). Intanto, si rafforza a sinistra chi chiede il ritiro immediato dall'Iraq. Un tema destinato a riaccendere la tensione tra i poli durante la conversione del decreto che proroga la missione, dal 14 marzo alla Camera. La pallottole sparate al check point Usa sulla strada dell'aeroporto di Baghdad verso l'auto che riportava a casa la Sgrena riaprono pero' soprattutto la questione del rapporto tra Italia e Stati Uniti nella campagna irachena. Ieri Silvio Berlusconi, convocando ''immediatamente'' a Palazzo Chigi l'ambasciatore Sembler, ha detto chiaro che ''qualcuno dovra' assumersi le responsabilita' di un incidente cosi' grave''. Parole durissime che suonano diverse da quelle messe nero su bianco dal ministro degli Esteri Fini, in un'intervista al 'Corriere della Sera'. Per il titolare della Farnesina la ''sparatoria'', cosi' l'ha chiamata Berlusconi, e' stata ''una tragedia determinata dal fato''. Anche per quanto riguarda le mosse future del governo italiano nei confronti di Washington, Fini si distingue dal presidente del Consiglio, che ieri ha chiesto chiarimenti direttamente a George Bush. ''Di fronte al caso, alla fatalita' - afferma infatti - non c'e' assolutamente nulla da chiedere e men che meno da stigmatizzare. Non c'e' stato un blitz finito male ma uno scherzo macabro del destino. Il mio giudizio nei confronti degli Usa non cambia di una virgola, peraltro il comando americano si e' mosso subito e ha annunciato un'indagine rapida e completa''. Una conferma dell'atenzione Usa e' arrivata dalla telefonata a Fini del segretario di Stato Condoleeza Rice, che assicura il ''massimo impegno per accertare la verita'''. Ma la tesi della ''fatalita''' e' riespinta dal segretario dei Ds. ''Non mi risulta - attacca Fassino - che il destino metta il dito sul grilletto di un mitragliatore. In genere sta nelle mani di soldati, uomini che possono anche sbagliare, e tuttavia anche gli errori hanno delle spiegazioni e richiedono una ricostruzione dei fatti che rassicuri l'opinione pubblica italiana. Ieri qualcosa non ha funzionato e occorre dire cosa e perche'''. Alle critiche di Fassino replica stizzita An, con Ignazio La Russa, Mario Landolfi, Altero Matteoli. ''Non e' una fatalita' - attacca il primo - il fatto che ancora una volta la sinistra, con Fassino, abbia una caduta di stile...''. Anche Landolfi ricorda al segretario Ds che ''per quanto appaia assurdo e crudele e disumano a volte il destino puo' mettere il dito su un grilletto'', osservando quanto sia ''deludente che si scelga una vicenda cosi' tragica per fare una polemica di cui non si sente il bisogno''. Mentre Matteoli si aspettava ''un grazie al governo'' e non altre polemiche. Fuori dalla disputa con Fassino, l'intervento del ministro Gianni Alemanno, secondo cui ''di fronte all'eroica morte di Calipari e' un dovere per lo Stato italiano chiedere chiarezza e giustizia''. Anche il leader dell'Unione Romano Prodi rivendica il diritto a conoscere la verita': ''Noi tutti, 57 milioni di italiani, uniti nell'attesa e nella speranza che Giuliana Sgrena fosse liberata, abbiamo il diritto di sapere che cosa e' successo dopo, di avere dettagli e spiegazioni. E' un diritto nostro e un dovere e un dovere delle autorita' responsabili''. Chiarezza chiede anche Roberto Calderoli, che pero' conferma tutti i suoi dubbi sulla ricostruzione della vicenda. ''Attendiamo con ansia l'esito delle indagini Usa - dice il ministro leghista - e ci auguriamo che vengano svolte con rigore diverso rispetto a quello delle indagini sul Cermis''. (ANSA)