Serventi Longhi, pericolo di “normalizzazione” dei quotidiani e periodici del Gruppo Fiat
Ifj, allarme Corsera-Fiat
Siddi, esiste caso italiano
Il Segretario Generale della Federazione Nazionale della Stampa Italiana, Paolo Serventi Longhi, ha dichiarato: “La gravissima crisi della Fiat pone una serie di problemi di carattere economico e sociale che investono direttamente tutte le partecipazioni finanziarie e industriali. Il mondo dell’informazione, ed in particolare i giornalisti, sono preoccupati per un riassetto dell’azienda torinese e delle società ad essa collegate specie per quanto riguarda il futuro di quotidiani e periodici di grande importanza, come il Corriere della Sera, La Stampa, La Gazzetta dello Sport e i periodici della Rcs. L’iniziativa del Comitato di Redazione del Corriere della Sera appare, in questo quadro, opportuna e dovrebbe far riflettere non soltanto gli uomini dell’industria e della finanza chiamati direttamente in causa ma anche le istituzioni. L’indipendenza e la libertà di un pezzo significativo della comunicazione dipendono dalle decisioni che saranno assunte in tutte le sedi nelle prossime ore. Occorre evitare che attorno alle società editrici partecipate o controllate Fiat si attivino manovre poco trasparenti tendenti a “normalizzare” questi giornali. Ritengo utile che, in questo quadro, i Presidenti del Senato e della Camera mettano in atto iniziative di vigilanza perché sia garantito il pluralismo dell’informazione in tutti i settori, compresa l’editoria, e quindi non soltanto in quello radiotelevisivo. A sua volta, il Governo, in particolare la Presidenza del Consiglio, hanno il compito di monitorare una situazione in evoluzione ed evitare che si determinino nuove concentrazioni al di fuori delle leggi.” La Federazione della Stampa, insieme alla Federazione Internazionale dei Giornalisti, farà la sua parte per difendere l’autonomia professionale dei colleghi e l’indipendenza dei giornali ed invita tutti i giornalisti, anche quelli che esprimono in queste ore le posizioni più ciniche e disinteressate, comprendano l’importanza della posta in gioco. Lo sciopero generale dei giornalisti del 20 dicembre, pur partendo da motivazione riferite ad una vertenza con gli editori, assume ancora di più il significato di una forte mobilitazione in difesa del pluralismo e della libertà di stampa.” FIAT: ALLARME CDR CORSERA; IFJ INVITA I LEADER ITALIA E UE A DISCUTERE CRISI INFORMAZIONE IN ITALIA, CHIESTO INTERVENTO PRESIDENTE COMMISSIONE EUROPEA 11 dicembre 2002. ANSA - La Federazione internazionale dei giornalisti (IFJ) invita i leader politici italiani e l'Unione europea a discutere della crescente crisi dell'informazione in Italia ed in particolare dell'allarme lanciato dai giornalisti del Corriere della Sera per proteggere l'indipendenza del quotidiano a seguito della crisi della Fiat. La IFJ - si legge in una nota - ''esprime preoccupazione sui cambiamenti in atto che potrebbero portare il primo ministro Silvio Berlusconi ed il suo impero televisivo ad influenzare il giornale''. ''Il sistema dell'informazione in Italia è già compromesso dai noti conflitti di interessi del primo ministro Berlusconi" Ora c'e il timore che alcuni dei più importanti quotidiani italiani, inclusi Il Corriere della Sera, La Stampa e La Gazzetta dello Sport, possano finire sotto l'influenza politica o di una corporate impropria''. La Federazione Internazionale dei giornalisti chiederà al presidente della Commissione europea, Romano Prodi, di redigere un documento pubblico sullo stato dell'Informazione in Italia che - aggiunge la IFJ nella nota - ''è arrivata ad un punto intollerabile e insostenibile per una democrazia moderna. La Federazione Internazionale dei Giornalisti (IFJ) esprime solidarietà per i giornalisti e per la Federazione Nazionale della Stampa Italiana, impegnati in uno sciopero previsto per il 20 dicembre in difesa del pluralismo e dell'indipendenza editoriale. Siddi, esiste caso italiano 12 dicembre 2002. ASCA - Non solo diritto di cronaca ma anche concentrazioni editoriali e mancanza di pluralismo. I giornalisti italiani lanciano l'allarme e parlano ormai di ''caso italiano'' per quanto riguarda l'informazione. Un caso giunto ieri a Bruxelles sul tavolo della Federazione internazionale dei giornalisti mentre un incontro con lo stesso presidente della Commissione europea Romano Prodi è stato chiesto dai vertici della Fnsi. Tutte questioni approfondite stamani nel corso di un Convegno su ''Diritto di cronaca o delitto di cronaca'' organizzato presso la sede romana della Fnsi da ''Articolo 21'' e da ''Opposizione civile''. ''Quello che preoccupa - ha detto il portavoce dell'Associazione ''Articolo 21'', Giuseppe Giulietti - è una idea egemonizzante che vede il nostro paese come una Repubblica presidenziale, con una tv unificata, libri e sondaggi unificati''. Una ''omologazione'' che preoccupa anche il segretario della Fnsi Paolo Serventi Longhi che ha parlato di ''pressione continua sulla liberta' di espressione'' portando come esempio il caso della Rai e la crisi Fiat con le possibili conseguenze sul settore editoriale legato alla famiglia Agnelli. Un altro versante, quello culturale, del fronte informativo è stato aperto dal presidente di ''Articolo 21'' Federico Orlando che ha definito ''inaccettabile'' la voglia di revisione sui libri di testo nella scuola così come le ''censure'' del direttore generale della Rai Agostino Sacca' alla satira della Guzzanti. Per quanto riguarda il diritto di cronaca, il presidente della Fnsi Franco Siddi ha chiarito che da parte dei giornalisti ''non si vuole affermare il diritto a diffamare ma in un sistema liberale - ha detto - devono anche esistere gli strumenti per poter porre rimedio a degli eventuali errori. Noi proponiamo gli strumenti della rettifica e del 'Giurì per la lealtà dell'informazione' che, se attivati, possono diventare preclusivi del risarcimento che sta diventando una vera e propria forma di pressione alla libertà di cronaca. Risarcimenti miliardari ai quali possono accedere, peraltro, solo categorie forti come politici e magistrati''. Siddi è anche tornato a chiedere il tavolo promesso dal ministro della Giustizia Roberto Castelli anche recentemente ma mai attivato.