''Siamo di fronte a un effetto paradosso: quello di un governo democratico come gli Stati Uniti, che per combattere il terrorismo e difendere la libertà delle persone viola massicciamente quella stessa libertà'' rischiando anche ''di indurre a una pericolosa deriva molti paesi con scarsa democrazia''. Ne è convinto Antonello Soro, presidente del garante per la protezione dei dati personali, ospite oggi alla Camera dei deputati al convegno ''Datagate e privacy. Dati segreti, dati spiati, dati venduti''.
Un incontro per fare il punto, anche con tutti e tre i primi garanti per la privacy italiani, all'indomani dello scandalo delle intercettazioni dell'Nsa e alla vigilia dell'incontro delle leader Angela Markerl e Dilma Rousseff alle Nazioni Unite per la bozza di risoluzione che limiti spionaggio e intrusioni nella privacy dei cittadini.
''L'esplosione del Datagate - dice Soro - ha prodotto una grande presa di coscienza globale sul tema, sia in termini tecnologici che sociali''.
La risposta della politica italiana, però, si critica a più voci, da Rodotà al vice presidente della commissione parlamentare antimafia Claudio Fava, è stata del tutto insufficiente. ''Non si può dire 'tanto a noi non è successo nulla' - denuncia Rodotà - Mi sembra che in questo momento la capacità di gestire il tema a livello generale sia discutibile, ma livello italiano è vicina allo zero''.
Il regolamento europeo in materia di privacy, poi, aggiunge Francesco Pizzetti, ''è nato morto. Molti strumenti sono superati per innovazione tecnologica. E il dibattuto deve riaprirsi anche sul ruolo dei garanti nazionali''.
D'accordo che senza un governo globale ''sarà difficile governare questi processi, se non intorno a singoli accordi'', per Soro però ''il protocollo firmato è comunque positivo''. A livello italiano, riflette, ''il piu' colpevole è il Parlamento: non è possibile - dice - che per due lenticchie di interesse di una lobby si continui nella sottrazione della tutela degli italiani che il codice garantiva. Privacy è un altro nome della libertà. Di fronte alla sfida aperta oggi, Governo e Parlamento devono investire in protezione dati, dotando il garante di mezzi e risorse all'altezza dei delicati compiti cui è chiamato''.
Forse, suggerisce Gennaro Migliore di Sel, ''non è sbagliata l'idea di dare al garante un'altra capacità di intervento.
Sarebbe importante - dice - anche valutare scelte di politica industriale come la privatizzazione di Telecom: cosa comporta per il controllo dell'operato e la trasmissione dati?''.
A livello internazionale, prosegue Soro, serve invece una rapida approvazione dell'''accordo-ombrello'' tra Europa e Usa per la tutela dei dati personali nel settore della cooperazione giudiziaria e di polizia. ''Va ricostruito un sistema - spiega - o dilagherà nel mondo una spinta a un'ulteriore deregolazione. E questa tensione giova solo a chi nel mondo ha regimi illiberali''.
Non mancano rischi, ma la rete, ''può essere anche una grande opportunità - afferma il segretario generale della Federazione della Stampa Franco Siddi intervenuto nella seconda sessione del convegno - Per i giornalisti si tratta di irrobustire il proprio bagaglio e innalzare l'etica della responsabilità, in rispetto dei titolari del diritto all'informazione che sono i cittadini. Internet consente di avere più fonti. Ma mai potremo accettare che i giornalisti che lo usano responsabilmente siano considerati criminali. Vedi il caso Snowden''. (di Daniela Giammusso) (ROMA, 06 DICEMBRE - ANSA)