“L’attenzione pubblica sulle inchieste esercitata dall’informazione rappresenta un contributo fondamentale per l’esercizio di una buona giustizia a garanzia dei cittadini, della legalità e della qualità della vita comunitaria. La relazione del presidente Rodolfo Sabelli al Congresso dell’Anm, Associazione Nazionale dei Magistrati, non nasconde le problematiche aperte nel rapporto tra giustizia e mass media ed evidenzia la centralità delle regole deontologiche a cui debbono attenersi da un lato i giudici e dall’altro i giornalisti.
Si tratta di un equilibrio complesso ma indispensabile perché il potere giudiziario e la funzione dell’informazione devono sempre corrispondere a criteri di indipendenza, di autonomia, di garanzia dei diritti fondamentali dei cittadini.
Di questioni aperte ce ne sono tante, dai processi mediatici in televisione, al segreto professionale dei giornalisti, alla diffusione di atti giudiziari, per concludere da parte nostra che il rispetto delle reciproche autonomie rimane essenziale. Certamente, le critiche ai processi paralleli in tv avanzate dal presidente Sabelli introducono un elemento di riflessione supplementare che richiama l’esigenza di non confondere l’infotainment con l’informazione. L’attenzione dei media, quando non dettata da interessi estranei, è comunque un faro che aiuta a dipanare zone d’ombra e anche a evitare clamorosi errori.
In ogni caso su certe forme di spettacolarizzazione di diversi processi, la riflessione deve riguardare tutte le componenti che vi prendono parte, talvolta anche magistrati, come lo stesso presidente, ahimè, ha criticamente osservato.
Quanto alle intercettazioni o atti di inchiesta pubblicati dai giornali si tratta invece di chiarire la diversità di ruolo e funzione tra giudici e giornalisti. Se questi ultimi pubblicano atti “coperti”, significa o che i muri del segreto sono caduti o che qualche custode li ha aperti. Il giornalista che ne ha poi la disponibilità, riconoscendone l’interesse pubblico secondo i criteri deontologici del proprio diritto dovere di informare con completezza la pubblica opinione, ne dà conto correttamente ai cittadini lettori o radio-video ascoltatori. Sicuramente l’individuazione dell’udienza filtro e l’introduzione di rigorosi termini brevi del segreto giudiziario sono elementi di convergenza che Anm e Fnsi hanno registrato più volte, anche nel corso di audizioni parlamentari rimaste senza esito legislativo.
Il riconoscimento perciò del “fondamentale ruolo di una corretta informazione” fatto dal presidente Sabelli ha bisogno di un rapporto altrettanto corretto con le fonti e rispettoso delle reciproche funzioni, che hanno bisogno di essere assolutamente caratterizzate dai principi dell’autonomia e dell’indipendenza”.