Il coordinamento dei Comitati di redazione veneti, riunito con la giunta regionale del Sindacato giornalisti Veneto mercoledì 7 ottobre, nell'esprimere «preoccupazione» per il diffondersi di voci su possibili vendite o cessioni di quotidiani anche locali, denuncia il «progressivo svilimento della professione» dentro e fuori le redazioni.
«L'attuazione unilaterale dello smart working, o meglio 'covid working', reso possibile dalla situazione emergenziale – si legge in un documento pubblicato anche sul sito web dell'Assostampa – conferma in maniera ancor più netta come l'attuale organizzazione del lavoro giornalistico oltre a reggersi sul contributo strutturale dei 'collaboratori esterni', consolidi per centinaia di colleghi la situazione di precariato selvaggio. Giornalisti sottopagati e senza tutele che, insieme ai colleghi in redazione con organici falcidiati e carichi di lavoro spesso insostenibili, garantiscono l'informazione capillare dai territori, assicurando il pluralismo fondamentale per la democrazia».
Per i rappresentanti sindacali, «il rischio in un futuro prossimo è che la crisi fornisca agli editori l'alibi cercato da tempo per scardinare una volta per tutte il contratto collettivo nazionale di lavoro dei giornalisti».
I Cdr con il Sindacato regionale «ribadiscono che le redazioni e il confronto quotidiano fra colleghi rappresentino un baluardo occupazionale e professionale però all'interno di un sistema produttivo certo flessibile, ma che non può e non deve reggersi sullo 'schiavismo' dei collaboratori esterni e sull'erosione continua dei posti di lavoro dipendente».
La buona informazione, aggiungono, «è l'unica arma per vincere la sfida in atto e recuperare quote di mercato: ma va retribuita in modo equo e dignitoso. Solo in questa cornice lo smart working è opportunità di crescita e di sviluppo e non una corsa a eliminare diritti e conquiste sindacali».