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Un momento della riunione dei Cdr veneti con la giunta del sindacato regionale
Cdr 07 Ott 2020

Smart working, i Cdr veneti: «Diventi una opportunità  per tutelare redazioni e collaboratori»

Riuniti con la giunta del sindacato regionale, i rappresentanti delle redazioni denunciano «il rischio che la crisi fornisca agli editori l'alibi cercato da tempo per scardinare il contratto di lavoro giornalistico». La buona informazione, aggiungono, «è l'unica arma per vincere la sfida in atto, ma va retribuita in modo equo e dignitoso».

Il coordinamento dei Comitati di redazione veneti, riunito con la giunta regionale del Sindacato giornalisti Veneto mercoledì 7 ottobre, nell'esprimere «preoccupazione» per il diffondersi di voci su possibili vendite o cessioni di quotidiani anche locali, denuncia il «progressivo svilimento della professione» dentro e fuori le redazioni.

«L'attuazione unilaterale dello smart working, o meglio 'covid working', reso possibile dalla situazione emergenziale – si legge in un documento pubblicato anche sul sito web dell'Assostampa – conferma in maniera ancor più netta come l'attuale organizzazione del lavoro giornalistico oltre a reggersi sul contributo strutturale dei 'collaboratori esterni', consolidi per centinaia di colleghi la situazione di precariato selvaggio. Giornalisti sottopagati e senza tutele che, insieme ai colleghi in redazione con organici falcidiati e carichi di lavoro spesso insostenibili, garantiscono l'informazione capillare dai territori, assicurando il pluralismo fondamentale per la democrazia».

Per i rappresentanti sindacali, «il rischio in un futuro prossimo è che la crisi fornisca agli editori l'alibi cercato da tempo per scardinare una volta per tutte il contratto collettivo nazionale di lavoro dei giornalisti».

I Cdr con il Sindacato regionale «ribadiscono che le redazioni e il confronto quotidiano fra colleghi rappresentino un baluardo occupazionale e professionale però all'interno di un sistema produttivo certo flessibile, ma che non può e non deve reggersi sullo 'schiavismo' dei collaboratori esterni e sull'erosione continua dei posti di lavoro dipendente».

La buona informazione, aggiungono, «è l'unica arma per vincere la sfida in atto e recuperare quote di mercato: ma va retribuita in modo equo e dignitoso. Solo in questa cornice lo smart working è opportunità di crescita e di sviluppo e non una corsa a eliminare diritti e conquiste sindacali».

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