La condanna in appello per il reato di stampa clandestina del giornalista e blogger Carlo Ruta, a cui va la solidarietà di Ossigeno per l'Informazione, è un campanello d'allarme per tutti i blogger italiani: gran parte dei loro siti potrebbero essere oscurati e i loro curatori condannati se prevalesse anche in Cassazione l'interpretazione oscurantista della legge sulla stampa data dalla Corte d'Appello di Catania.
Siamo fiduciosi che non finirà così. Ma un paese democratico non può confidare solo nella apertura mentale dei giudici di Palazzo della Consulta. Occorre una normativa più moderna e liberale, in linea con la legislazione europea.
È perciò urgente la riforma di questa arcaica legge sulla stampa che risale al 1948 e consente questa ed altre interpretazioni illiberali (in particolare in materia di diffamazione e risarcimento danni). La legge del '48 deve essere cambiata perché consente vari abusi in totale contraddizione con la lettera e lo spirito dell'articolo 21 della Costituzione e mette l'Italia fra i paesi in cui la normativa sulla stampa è più restrittiva.
C'è una contraddizione evidente fra la sentenza di Catania e ciò che ogni giorno ci fa inneggiare al grande potenziale liberatorio di Internet e al vento rinnovatore della ''primavera araba'', ci fa parteggiare per i blogger dei paesi arabi che, proprio pubblicando notiziari liberi, non autorizzati, stanno contribuendo a rovesciare regimi totalitari ed autocratici. È paradossale che in Italia si possa considerare reato ciò che in nome della libertà si ritiene giusto in Libia o in Siria. Di fronte a una così palese distanza fra l'orientamento dell'opinione pubblica quello di alcuni giudici e bene che sia il Parlamento a dire una parola chiara.
Il direttore, Alberto Spampinato
GIORNALISTI: STAMPA CLANDESTINA, CONDANNA BIS A BLOGGER RUTA
CORTE APPELLO CATANIA HA APPLICATO AL WEB LEGGE STAMPA 1948
ROMA, 26 MAG- Il giornalista e blogger Carlo Ruta, che vive a Ragusa, è stato condannato in appello a 150 euro di ammenda per il reato di ''stampa clandestina'' previsto dalla legge sulla
stampa del 1948. La sentenza della prima sezione penale della Corte di Appello di Catania è stata pronunciata il 2 maggio scorso, ma se n'è avuta notizia oggi.
La sentenza conferma la condanna di primo grado pronunciata dal giudice Patricia di Marco del Tribunale di Modica il 9 maggio 2008 in seguito ad una denuncia dell'allora procuratore della Repubblica di Ragusa, Agostino Fera, che si riteneva danneggiato dall'attività del blog di Ruta.
La condanna di Ruta, per un reato per il quale non è stato condannato nessuno da almeno trent'anni, suscitò due anni fa interrogazioni parlamentari, una ondata di proteste politiche e del mondo del web e numerose attestazioni di solidarietà.
''Seguendo la logica prevalsa - fu il commento dell'on. Giuseppe Giulietti - la quasi totalità dei siti web italiani, per il solo fatto di esistere, potrebbero essere considerati fuorilegge, in quanto appunto 'stampa clandestinà, e ciò in spregio a ogni regola della democrazia''.
La Corte ha stabilito che il blog di Ruta deve essere equiparato a un giornale cartaceo quotidiano; pertanto avrebbe dovuto essere registrato come testata giornalistica presso il Tribunale, e invece non lo era, come la maggior parte dei blog.
La difesa ha eccepito che il blog è uno strumento di documentazione, non può essere considerato un prodotto giornalistico. Quello di Ruta, fra l'altro, come è risultato da alcuni accertamenti, veniva aggiornato episodicamente e senza regolarità periodica.
Sul blog ''accadeinsicilia'', sito di documentazione storica e sociale diffuso via internet dal 2001 al 2004, Ruta ha documentato vicende di malaffare e di connivenza tra politica, mondo degli affari e criminalità organizzata.
Ruta è ''sorpreso e amareggiato'' dalla condanna in appello.
Invece di chiudere il caso invocando la prescrizione del reato, farà ricorso in Cassazione per provocare un pronunciamento di legittimità della Suprema Corte su una questione che considera
di interesse generale, con pesanti effetti sulla libertà di espressione e di informazione. ''Impugneremo in Cassazione la sentenza della Corte d'Appello che - ha spiegato l'avvocato
Giuseppe Arnone, che ha assistito Ruta nei due gradi di giudizio - ritengo gravemente illiberale in quanto non tiene in adeguata considerazione i principi costituzionali che garantiscono la
libertà di stampa e d'informazione: elementi essenziali della democrazia''. (ANSA)