MILANO (lancio del 28 gennaio). ''Vogliamo un giornalismo serio, vero,umano e umanizzante. I giornalisti devono essere uomini veri che sappiano amare gli altri uomini''. E' il parere dell'arcivescovo di Milano, Cardinale Dionigi Tettamanzi che, rispondendo oggi alle domande dei giornalisti che lo hanno intervistato pubblicamente al Circolo della Stampa sugli attuali problemi dei media, ha espresso le sue valutazioni in merito a vari argomenti.
Di fronte ai tanti problemi che gli sono stati posti, come il cambiamento che ha subito il giornalismo negli ultimi anni, quella 'mutazione genetica' che ha condotto oggi a dar piu' importanza alle dichiarazioni 'a margine' di un convegno (commenti e opinioni) piuttosto che ai fatti pur importanti che vi si dibattono, oppure alla situazione dell'editoria sempre piu' concentrata nelle mani di poche persone, o ancora al fatto che all'esplosione dei media non sia corrisposto un'uguale opportunita' per i giornalisti di raccontare i fatti; a questa visione pessimistica del giornalismo ridotto a una sorta di 'brusio o di sceneggiatura', dove solo pochissime notizie vanno a finire in pagina, Tettamanzi ha risposto in sostanza che fare il giornalista e' difficile, che ''prima di essere giornalisti bisogna essere uomini veri''. ''La regola prima e unica perche' onnicomprensiva di tutte le regole deontologiche e anche etiche del giornalista e' - per Tettamanzi - anche il sapere che si scrive non per l'editore, ma per tutti''. Perche' ''prima di essere razionalita' l'uomo e' relazionalita', l'uomo e' uomo perche' non crolla sulla sua solitudine ma e' donazione di se' agli altri''. Quindi ''la prima regola di un buon giornalista e' scrivere non per se' ma per gli altri''. E in questa regola del 'bene comune', il cardinale accomuna anche gli editori: ''l'aspetto piu' preciso della proprieta' - dice - va affrontato in base all'esigenza del perseguimento irrinunciabile del bene comune. Quando parliamo di informazione guardiamo in maniera privilegiata ai giornalisti mentre il nostro sguardo dovrebbe puntare innanzitutto agli editori. Credo che essere proprietari di giornali, di televisioni, abbia sempre comportato ma oggi comporti in maniera particolare una piu' grande responsabilita'. E' legittima la preoccupazione da parte della proprieta' di far tornare i conti. L'aspetto economico e' importante, ma e' anche vero che l'aspetto economico in questo settore non puo' essere l'unico criterio per decretare il successo di una missione mediatica. Un editore deve avere come sua missione di promuovere l'informazione per il bene comune. Deve avere il coraggio di interrogarsi se il suo progetto intende perseguire questo fine o semplicemente fare dei guadagni. In questo senso e' necessario superare l'ansia degli indici di ascolto e l'eccessiva dipendenza dai mercati pubblicitari''. E a chi gli ha posto il tema del giornalismo economico, Tettamanzi ha risposto che ''non bisogna avere paura dei soldi, bisogna amarli i soldi, ma - anche qui - bisogna amarli da uomini, da uomini veri. Allora - ha concluso - i soldi non sono l'assoluto, ma sono uno strumento che va posto al servizio della promozione umana autentica, di tutti e di ciascuno. 'Non e' l'uomo per il sabato, ma e' il sabato per l'uomo'. Cioe': non e' l'uomo per il denaro, ma il denaro per l'uomo''. (ANSA)