«Il governo continua a mettere le mani sulla Rai. Questa volta nei conti, con un preoccupante salto di qualità che assomiglia a un commissariamento. Prima taglia il canone spostando una quota in fiscalità generale, poi interviene con una legge di bilancio per decidere le politiche del personale. Mentre l'Europa approva il Media Freedom Act che impone autonomia, di governance e di risorse, ai governi, l'Italia trasforma il Servizio Pubblico in tv di Stato al guinzaglio dell'esecutivo. È urgente una riforma che garantisca alla Rai quella indipendenza di gestione che consenta di non far lievitare i costi con continui avvicendamenti di vertici e direzioni a ogni elezione politica o amministrativa». Così l'esecutivo Usigrai dopo le anticipazioni sul testo della manovra finanziaria per il 2025.
«In tre anni - ricorda l'Usigrai - abbiamo avuto tre amministratori delegati, tre ricambi di dirigenti e direttori di Testata dovuti esclusivamente agli equilibri dei partiti invece che agli equilibri di bilancio. Nessuna politica industriale o di prodotto, se non il posizionamento di conduttori, programmi e direttori, graditi al governo di turno. Ora i tagli, come era prevedibile, si abbattono sui dipendenti, già mortificati da politiche del personale che hanno regolarmente escluso ogni forma di valorizzazione del patrimonio umano e professionale dell'Azienda. Si parla inoltre di tagli quando ancora non è stato aperto il confronto con i sindacati sul piano industriale e su quello dell'informazione. Tra pochi giorni ci saranno gli Stati Generali della Rai, ma a preoccupare, mentre si discute sul futuro, è già il presente con gli ascolti di programmi e tg in calo» aggiunge il sindacato che parla di «un segnale inequivocabile di un prodotto Rai che va ripensato non con un mucchietto di slide, ma attraverso un confronto ampio e articolato con i sindacati. Da tempo abbiamo chiesto un incontro urgente con l'ad che è ancora non è avvenuto».
Per il presidente della Fnsi, Vittorio di Trapani, «con la legge di bilancio il governo ha esplicitato quello che pensa: il problema della Rai sono lavoratrici e lavoratori. Sono loro che devono pagare il conto delle scelte scellerate del management. Ora vedremo come il vertice di viale Mazzini voluto dal governo Meloni spiegherà ai tavoli dei rinnovi contrattuali che parte il ridimensionamento della Rai e parte dai dipendenti. Altro che selezioni pubbliche, regolarizzazione dei precari, fase 2 del giusto contratto! Il governo Meloni ha parlato chiaro: noi occupiamo la Rai, le scelte del management da noi scelto mettono in ginocchio l'azienda, e voi lavoratori pagate il conto!».
Di Trapani ricorda poi che «tra poche settimane compiranno 10 anni i 3 ricorsi (presentati dalla Rai dopo la diffida dell'Usigrai) per incostituzionalità del taglio di 150 milioni voluto dal governo Renzi e che pendono tuttora dinanzi al Consiglio di Stato». Ricorsi «presentati esattamente per fermare il primo passo del finanziamento del Servizio Pubblico verso la fiscalità generale. Ora cosa farà il vertice di viale Mazzini imposto dal governo Meloni?», chiede il presidente Fnsi, che conclude: «Spero che ora sia chiaro anche ai più riluttanti e ai finti distratti cosa significa aver messo il finanziamento del servizio pubblico in fiscalità generale: consegnare la Rai ancor di più al governo di turno e condannarla a un ridimensionamento già scritto».