Il Vice Presidente della Commissione lavoro del Senato, Stefano Zuccherini (Prc), interviene sulla vicenda del rinnovo contrattuale dei giornalisti, proponendo, tra l'altro, un momento di riflessione da parte del Governo sulla concessione delle provvidenze pubbliche agli editori
“Condivido pienamente le reiterate dichiarazioni del Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, circa il diritto, di ogni categoria di lavoratori, e quindi anche dei giornalisti, di rinnovare il Contratto ad ogni scadenza - afferma Stefano Zuccherini - nel caso dei giornalisti il loro contratto è scaduto da oltre 580 giorni e ogni mobilitazione democratica indetta dalla categoria attraverso la Federazione nazionale della Stampa è risultata fino ad ora vanificata dall’arrogante rifiuto degli editori. Ma c’è di più. Gli editori hanno persino rifiutato l’invito del Ministro del Lavoro di confrontarsi con il Sindacato dei giornalisti in un apposito tavolo convocato dallo stesso Ministro Damiano. Oltre alla evidente gravità di simili comportamenti, gli editori, ostacolano intenzionalmente l’attivazione della riforma dell’ INPGI, l’Istituto di Previdenza dei giornalisti, da loro stessi approvata in Consiglio generale, determinando così rilevanti danni economici. Ben diverso va riconosciuto, è stato invece il comportamento della FNSI sempre disponibile al confronto per giungere ad una soluzione positiva della vertenza e che alla fine non ha potuto fare altro che riprendere ed inasprire le iniziative di lotta. Se ai giornalisti viene rifiutato un diritto riaffermato dalla più alta carica dello Stato, il Governo ed il Parlamento debbono valutare se in un quadro di negazione di diritti non sia il caso di sospendere, l’erogazione di finanziamenti pubblici agli editori fino a che non si raggiunga un’intesa. Per quanto mi riguarda mi farò carico di porre la questione alla Commissione lavoro del Senato affinché l’arroganza degli editori possa trovare adeguate risposte anche nelle altre sedi istituzionali perché una informazione corretta e pluralista non riguarda solo la categoria che la produce ma è un diritto costituzionale di cui una società civile non può e non deve fare a meno”.