Verona, 7 marzo 2006 - Nel giorno internazionalmente dedicato alle donne, le giornaliste dell'Arena ritengono doverosa una riflessione sulla loro condizione e chiedono al Cdr di sottoscrivere il loro documento, chiedendone la pubblicazione sul giornale dell'8 marzo, come comunicato sindacale.
Il nome della testata, di genere femminile, non deve trarre in inganno. L'Arena non è un giornale attento alle donne e alle loro esigenze. Part time e telelavoro sono ipotesi non contemplate dall'attuale organizzazione del lavoro. Soprattutto, siamo poche. L'Arena ha dovuto attendere il 1987, quando il giornale aveva 121 anni, per avere la prima giornalista fissa in redazione. Oggi, su un totale di 43 redattori, le donne sono 9: in percentuale, il 20,93%. Su 34 uomini ben 23 hanno ottenuto i gradi: più della metà. Tra le donne, soltanto una ha meritato una promozione. Nei tre anni alla guida dell'Arena, il direttore Maurizio Cattaneo ha assunto a tempo indeterminato tre giornalisti uomini e una donna e in luglio assumerà un uomo; ha promosso sette uomini e una donna. I contratti a tempo determinato sono pressoché totale appannaggio degli uomini. Anche all'Arena, quindi, come nella gran parte delle testate italiane, dalle giornaliste si pretendono impegno, turni, serietà e dedizione maschili, indipendentemente dalle loro situazioni personali e familiari, ma quando arriva il momento di decidere la scala gerarchica, inevitabilmente le si ritiene inadatte a ricoprire qualsivoglia incarico di coordinamento o di comando. Una questione di tara genetica o di discriminazione? Non pretendiamo le quote rosa, ma pari opportunità.