L’Associazione Stampa Romana esprime il proprio sconcerto per l’atteggiamento dell’Editore de Il Messaggero che, con uno stillicidio di interventi, continua a forzare lo spirito e la lettera del dettato contrattuale e delle leggi e soprattutto a limitare i diritti sindacali e professionali dei suoi giornalisti.
L’Associazione Stampa Romana comunica: L’Associazione Stampa Romana esprime il proprio sconcerto per l’atteggiamento dell’Editore de Il Messaggero che, con uno stillicidio di interventi, continua a forzare lo spirito e la lettera del dettato contrattuale e delle leggi e soprattutto a limitare i diritti sindacali e professionali dei suoi giornalisti. In un momento di grande tensione all’interno della testata, in cui i giornalisti si sono più volte espressi pubblicamente in difesa della qualità del giornale, per i contenuti e per la valorizzazione delle professionalità, per il pieno utilizzo degli inviati (a fronte di una sempre maggiore delega ad esterni e a collaboratori per la confezione dei servizi anche di attualità), Il Messaggero sta anche cercando di “liquidare”, in maniera frettolosa e cavillosa, i colleghi che hanno maturato insieme all’età anche l’esperienza e la competenza, concorrendo a dare autorevolezza alla testata. Emblematico il caso del collega Guido Alferj, al quale va la piena solidarietà di Stampa Romana, per il quale l’azienda pretende l’applicazione dell’art.33 del CNLG (risoluzione del rapporto di lavoro per limiti di età), per avergli versato il minimo dei contributi previsti dalla norma e senza alcun ritegno per il fatto che in realtà, per più di un lustro, Il Messaggero non ne aveva riconosciuto in pieno l’attività di redattore, versando i contributi all’Inps anziché all’Inpgi, con una penalizzazione pensionistica per il collega. In più, l’azienda non ha tenuto alcun conto della lettera che, come prescrive la legge, il collega ha inviato dichiarando la sua intenzione di restare in azienda fino al raggiungimento dei 65 anni di età. L’Associazione Stampa Romana si augura che l’Azienda voglia ritornare su una decisione contestata dal Comitato di Redazione, e che non tiene conto della tradizione stessa della testata nel rapporto con i giornalisti.