Il premier iracheno Haider al Abadi ha reso noto di aver ordinato il rafforzamento delle misure di sicurezza alla sede dell'agenzia Reuters a Baghdad dopo che il responsabile della sede di corrispondenza, Ned Parker, è stato costretto a lasciare il Paese per le minacce ricevute. Minacce cui Abadi ha dimostrato di non credere.
Tutto è iniziato dopo che ai primi di aprile l'agenzia ha riferito in un lungo
reportage delle razzie e delle esecuzioni sommarie compiute a Tikrit dalle
milizie sciite dopo la riconquista della città, strappata ai jihadisti sunniti
di Isis.
Per primo è apparso un post sulla pagina Facebook legata a miliziani sciiti che
chiedevano l'espulsione di Parker. Pagina dove un commentatore si spingeva a
dire che ucciderlo sarebbe stato il modo migliore per tappargli la bocca.
Tre giorni dopo un tv controllata da un gruppo armato sostenuto dagli iraniani
(Teheran è la culla dell'Islam sciita) ha accusato Parker e la Reuters di aver
calunniato l'Iraq e le forze del suo governo chiedendo l'espulsione del
giornalista.
Abadi, pur confermando di voler rafforzare la sicurezza dei reporter della
Reuters rimasti, non ha nascosto le sue perplessità sulla storia, arrivando a
mettere in dubbio la versione fornita da Parker: "Voglio avere più
particolari su questa storia in modo da poter agire. Non sono sicuro del perché
Mr Parker abbia lasciato il Paese, ad essere onesto. È stato veramente
minacciato o si è sentito minacciato?", si è chiesto il premier iracheno,
aggiungendo che il suo governo rispetta la libertà di stampa ma i media
"dovrebbero rispettare la libertà degli altri".
Un portavoce della più grande e capillare agenzia di Stampa del mondo non ha
voluto commentare le dichiarazioni di Abadi. (AGI/REUTERS - Washington, 17
aprile 2015)