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Editoria 18 Set 2013

Cdr: fermare operazione dai contorni poco chiari Siddi: non è impresa qualsiasi, giornale con anima complessa

Cari lettori, nel “Giro del mondo in Ottanta giorni “ di Jules Verne, il protagonista Phileas Fogg a un certo punto si trova costretto a comprare un’imbarcazione a vapore pur di raggiungere le coste irlandesi. Finito il combustibile Fogg non esita a smontare la barca e a buttare nella fornace tutto quello che capita a tiro: sedili, panche, suppellettili. L’importante è arrivare in tempo al “Reform club” di Londra per vincere la scommessa.

Cari lettori, nel “Giro del mondo in Ottanta giorni “ di Jules Verne, il protagonista Phileas Fogg a un certo punto si trova costretto a comprare un’imbarcazione a vapore pur di raggiungere le coste irlandesi. Finito il combustibile Fogg non esita a smontare la barca e a buttare nella fornace tutto quello che capita a tiro: sedili, panche, suppellettili. L’importante è arrivare in tempo al “Reform club” di Londra per vincere la scommessa.

CONTRO LA SVENDITA. Noi pensiamo che il nostro amministratore delegato Pietro Scott Jovane non si trovi nella condizione di Fogg, cioè che non sia salito sulla nave Rcs pronto a bruciare tutto pur di raggiungere gli obiettivi annunciati. Continuiamo a credere che sia, invece, impegnato ad attuare il piano finanziario e industriale per mettere il Corriere della Sera e l’intero gruppo Rcs nelle condizioni di affrontare la doppia sfida dell’innovazione tecnologica e della crisi economica. I giornalisti del Corriere della Sera, così come tutti i lavoratori del gruppo, si sono assunti le proprie responsabilità, firmando accordi che prevedono ingenti risparmi. E’ importante ricordarlo sempre e non ci stancheremo di farlo.
Stiamo ancora aspettando, invece, di conoscere le misure di rilancio concrete. Nel frattempo, l’amministratore delegato Jovane ha annunciato, in un incontro ufficiale con le rappresentanze sindacali, l’intenzione di vendere (sottocosto, dato il momento e data la fretta) l’intero immobile Solferino-San Marco, per poi riaffittarne (a prezzo di mercato) una quota.
Abbiamo già manifestato la netta contrarietà all’operazione: quel palazzo costituisce una garanzia economica per tutti i lavoratori Rcs ed è il simbolo di una tradizione centenaria. Abbiamo spiegato tutto ciò con il comunicato pubblicato sul Corriere venerdì 13 settembre. Il giorno seguente il Corriere non era in edicola e il sito online non veniva aggiornato perché i giornalisti erano in sciopero per protesta. Lo sciopero, uno strumento che vi priva dell’appuntamento quotidiano con il vostro giornale cari lettori, ma che in certi casi rimane l’unico modo per far pesare la posizione dei giornalisti e degli altri lavoratori.
CAMBIO DI PROGRAMMA. Ma ora c’è un punto importante da chiarire: perché l’amministratore delegato, nel giro di pochi giorni, ha deciso di mettere in vendita anche la parte storica, via Solferino 28? Non erano questi i programmi. E lo testimoniano i documenti ufficiali, nero su bianco. Ne citiamo solo tre, tutti rintracciabili sul sito www.rcs.it. Nel comunicato stampa che riferisce sul Consiglio di amministrazione del 31 marzo 2013 (approvazione dei risultati trimestrali) si legge (a pagina 8): “Il 22 marzo 2013 è stato affidato un mandato ad una primaria Banca d’Affari per assistere la Società nel processo di cessione del complesso immobiliare cosiddetto San Marco, AD ESCLUSIONE DELL’IMMOBILE STORICO UBICATO IN VIA SOLFERINO” (il maiuscolo è nostro). Da notare che questa affermazione è inserita nel capitolo “Integrazioni richieste dalla Consob l’8 maggio 2013 “. Tale impegno, preso da Rcs MediaGroup, società quotata, in una comunicazione alla Commissione di controllo (la Consob appunto), è stato poi confermato nella Relazione semestrale di bilancio (pagina 62): “In data 31 luglio il Consiglio ha deciso di proseguire nelle trattative relative al processo di dismissione del complesso immobiliare di Via San Marco”. E infine, ecco il comunicato stampa diffuso il 7 agosto 2013: “In data 31 luglio il Consiglio ha deciso di proseguire nelle trattative relative al processo di dismissione del complesso immobiliare di Via San Marco”:
Come si vede in tutti questi documenti ufficiali si esclude la vendita dell’immobile storico. Ripetiamo allora la domanda: perché l’amministratore delegato ha cambiato idea? E’ stata data comunicazione agli azionisti che avevano approvato un altro piano, in ben due consigli di amministrazione? E’ stata data comunicazione alla Consob? E’ stata data comunicazione al mercato? L’amministratore delegato tiene alla piena trasparenza delle relazioni sindacali e industriali. E finora, va riconosciuto, è stato così. Crediamo si debba continuare su questa strada e, ancora una volta, chiediamo di fermare un’operazione dai contorni poco chiari.
Il Comitato di redazione del Corriere della Sera
18 settembre 2013

CORSERA: SIDDI (FNSI), SCIOPERO GIORNALISTI PONE QUESTIONE RILEVANTE.
RCS NON È UN’IMPRESA QUALSIASI, L’ANIMA DI UN GIORNALE HA TANTE COMPONENTI  DI VALORE E DI IDENTITÀ

“Lo sciopero dei giornalisti del Corriere della Sera, che ha determinato l’assenza del giornale nelle edicole e la sospensione degli aggiornamenti dell’edizione on line nella giornata di oggi, pone una questione rilevante non liquidabile come capriccio o  come impuntatura su un preteso status symbol. Non ci sono perdite milionarie, in capo alla sola attività editoriale,  che appaiano tali da giustificare la vendita di una sede di  prestigio come quella del Corriere, simbolo di informazione nazionale autorevole e affidabile nel Paese e nel mondo.
L’anima di un giornale è fatta di tante componenti e le sedi storiche rappresentano un valore per l’identità di un giornale e del suo marchio. Un edificio (i muri direbbe qualcuno sbrigativamente) vale assai in questo caso: vale sul piano patrimoniale per il pregio dell’immobile, per la collocazione nel contesto urbano di Milano e molto ancora perché in quello di via Solferino e San Marco vi è la sede storica della più prestigiosa testata italiana. Si dice che, però, la vendita non determinerà il trasferimento della redazione (cosa comunque da registrare), perché sarà poi utilizzata da Rcs in affitto. Non è la stessa cosa. E non serve a salvare posti di lavoro in nessuna area del pianeta Rcs. Questo genere di operazioni serve anche poco per sanare i bilanci dell’azienda, malconci per altre cause.
Non si possono imputare certo ai giornalisti le astronomiche  perdite Rcs, che sta però facendo pagare a loro e a tutti i lavoratori costi altissimi, anche in termini di occupazione, massicciamente nell’area dei periodici e ora anche in  quella dei quotidiani. E in ogni caso non possono più pagare oltre i giornalisti, motore centrale e insostituibile della “produzione” di informazione di qualità. La vendita di una sede di grande valore patrimoniale non appare operazione strategica di qualificazione di un nuovo corso operativo dell’azienda ed è una scelta che impoverisce la fiducia sul futuro. Una riflessione e un nuovo corso per  rispondere alla crisi generale dell’editoria e agli effetti di azioni sbagliate del passato si impone. I colleghi del Corriere della Sera e tutti i giornalisti e lavoratori Rcs meritano, con i cittadini-lettori, un cambio di passo sia sulla linea del risanamento che, soprattutto, su un nuovo e solido indirizzo di sviluppo”. 13 settembre 2013

CORSERA OGGI IN SCIOPERO. CDR: FERMARE LA VENDITA DELLA SEDE

Sciopero dei giornalisti del Corriere della Sera, che domani non sarà in edicola. Il comitato di redazione chiede a Rcs di bloccare la trattativa di vendita con il fondo Blackstone sull'intero immobile del gruppo in centro a Milano, incluse le sedi del Corriere e della Gazzetta dello Sport. ''L'azienda otterrà - afferma il Cdr - il classico piatto di lenticchie per aver svenduto la sede storica di via Solferino 28, lo specchio di un'identità che ha oltre 100 anni di storia''.
Spiega nel dettaglio il comitato di redazione di aver chiesto un incontro con l'amministratore ''per discutere di come rispondere alla sfida dell'innovazione tecnologica''. L'11 settembre, aggiunge il Cdr, ''il manager si è presentato prospettando la vendita dell'intero immobile in cui hanno sede il Corriere della Sera e la Gazzetta dello Sport. I contorni dell'operazione non seguono alcuna logica economica.
L'intenzione è vendere in blocco un immobile collocato nella zona più costosa di Milano (Garibaldi-Moscova-Solferino) al fondo americano Blackstone a un prezzo largamente inferiore ai valori potenziali, per poi riaffittarne una parte a prezzi di mercato, quindi altissimi''.
''Come possono azionisti come Fiat, Mediobanca, Intesa San Paolo (il nucleo di comando della società) accettare che lo stato patrimoniale della Rcs venga saccheggiato come se il gruppo fosse alla disperazione? - chiedono dal Cdr - Che senso ha sottolineare in continuazione il valore culturale del Corriere e poi consegnare alla finanza speculativa un pezzo dell'identità storica del giornale? Il Cdr chiede di bloccare l'operazione''. L'azienda per ora non intende commentare. (MILANO, 13 SETTEMBRE - ANSA)

RAPPRESENTANTI GIORNALISTI, RCS OTTERRÀ SOLO UN PIATTO DI LENTICCHIE

Cari lettori,
domani non troverete in edicola il Corriere della Sera, il vostro giornale. Da mesi il Comitato di redazione sollecita l’amministratore delegato Pietro Scott Jovane a prendere iniziative concrete per rilanciare il giornale e l’intero gruppo Rcs. Ma finora abbiamo sentito solo annunci. Nessuna decisione concreta di investimento. Nessuna decisione strategica, per esempio, sul mondo digitale. I nostri concorrenti, in Italia e nel mondo, galoppano, noi siamo fermi. Abbiamo avuto l’ultimo incontro con l’amministratore delegato mercoledì 11 settembre. Lo avevamo chiesto proprio per discutere di come rispondere alla sfida dell’innovazione tecnologica. Invece il manager si è presentato prospettando la vendita dell’intero immobile in cui hanno sede il Corriere della Sera e la Gazzetta dello Sport. I contorni dell’operazione non seguono alcuna logica economica. L’intenzione è vendere in blocco un immobile collocato nella zona più costosa di Milano (Garibaldi-Moscova-Solferino) al fondo americano Blackstone a un prezzo largamente inferiore ai valori potenziali, per poi riaffittarne una parte a prezzi di mercato, quindi altissimi.
In questo modo l’azienda otterrà il classico piatto di lenticchie per aver svenduto la sede storica di via Solferino 28, lo specchio di un’identità che ha 100 anni di storia. E che costituisce, inoltre, una garanzia economica per tutti i lavoratori dell’azienda.
Il gruppo Rcs è oberato da debiti causati da scelte compiute nel recente passato (vedi acquisto in Spagna del gruppo Recoletos a valori esorbitanti). L’esposizione finanziaria è stata solo parzialmente ridotta con l’aumento di capitale, appena sottoscritto dai soci.
Ma come possono azionisti come Fiat, Mediobanca, IntesaSanPaolo (il nucleo di comando della società) accettare che lo stato patrimoniale della Rcs venga saccheggiato come se il gruppo fosse alla disperazione? Che senso ha sottolineare in continuazione il valore culturale del Corriere e poi consegnare alla finanza speculativa un pezzo dell’identità storica del giornale? Il Cdr chiede di bloccare l’operazione.
Cari lettori, un’altra via esiste e non può che passare da un vero piano industriale che si ponga come primo obiettivo l’aumento dei ricavi. Il Cdr, nei limiti della sue prerogative, farà il possibile perché azienda, direzione editoriale, azionisti mettano subito in campo investimenti, idee editoriali, innovazioni di prodotto.
Il Comitato di redazione del Corriere della Sera
Milano, 13 settembre 2013

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