La crisi dei quotidiani morde ovunque, anche nella patria del giornalismo: negli Stati Uniti nel solo 2014 sono stati persi quasi 4mila posti di lavoro, con il numero complessivo dei giornalisti attivi che scende sotto quota 33mila (32.900) ed una contrazione del bacino degli occupati di oltre il 10%. Secondo l’ultima analisi della ‘American Society of News Editors’ è il peggior dato della storia dell’editoria a stelle e strisce dal 1978, anno della prima rilevazione del numero dei reporter in attività.
Brutte notizie per il giornalismo americano, vittima – come
in ogni parte del mondo – della crisi dei quotidiani che ormai da anni attanaglia
il settore. Secondo l’ultima analisi della ‘American Society of News Editors’,
nel solo 2014 sono andati perduti quasi 4mila posti di lavoro, con una
contrazione del 10,4% della forza lavoro passata dai 36.700 giornalisti attivi
nel 2013 ai 32.900 del 2014.
Si tratta, evidenzia lo studio, del peggior dato sull’occupazione nei
quotidiani americani dal 1978, anno in cui hanno avuto inizio le rilevazioni sulla
popolazione dei reporter in attività.
Dai dati della ‘American Society of News Editors’ emergono però elementi
contrastanti, che meritano di certo un supplemento di attenzione. Risulta,
infatti, che sia i quotidiani con tiratura tra 250mila e 500mila copie, sia
quelli con tiratura inferiore alle 5mila copie hanno assunto nel 2014 nuovi
giornalisti, mentre il crollo dell’occupazione si è registrato nelle redazioni
dei quotidiani che si attestano tra le 100mila e le 250mila copie: qui la
flessione della forza lavoro è stata pari al 21,58% dei giornalisti.
Il picco di occupati tra i giornalisti venne toccato negli Usa nel 1990 con
56.900 reporter.