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Editoria 21 Set 2013

Crisi e ristrutturazioni: appello del Sindacato alle imprese Siddi: non possono pagare sempre i giornalisti

La Fnsi esprime "forte comprensione e solidarietà" ai giornalisti di Repubblica "in sciopero per contrastare l'ipotesi aziendale di una ristrutturazione con il 'taglio' di 81 giornalisti. I giornalisti non possono sempre pagare i costi di una crisi dell'editoria che attraversa il settore che è diversa, anche per dimensioni, da azienda ad azienda". Lo afferma Franco Siddi, segretario generale della Fnsi, secondo cui "Repubblica gode di possibilità e rilancio che richiedono moderazione nell'uso di interventi penalizzanti sul piano dell'occupazione". Per Siddi, "i giornalisti, il loro lavoro, la loro interpretazione del giornale della sua anima sono il cuore del giornale. Qui risiede la principale fonte produttiva e di valore del giornale.

La Fnsi esprime "forte comprensione e solidarietà" ai giornalisti di Repubblica "in sciopero per contrastare l'ipotesi aziendale di una ristrutturazione con il 'taglio' di 81 giornalisti. I giornalisti non possono sempre pagare i costi di una crisi dell'editoria che attraversa il settore che è diversa, anche per dimensioni, da azienda ad azienda". Lo afferma Franco Siddi, segretario generale della Fnsi, secondo cui "Repubblica gode di possibilità e rilancio che richiedono moderazione nell'uso di interventi penalizzanti sul piano dell'occupazione". Per Siddi, "i giornalisti, il loro lavoro, la loro interpretazione del giornale della sua anima sono il cuore del giornale. Qui risiede la principale fonte produttiva e di valore del giornale.

La vicenda Repubblica allora è tutta da analizzare e da verificare, nei sui fattori attuali e prospettici, senza conclusioni precostituiti di presunti esuberi. Fattori di cultura editoriale, dati e numeri di quadro economico possono dare risultati diversi da 81 supposti esuberi".
Il segretario della Fnsi sottolinea che "lo scontro in atto evidenza sconcerto e l'idea di centralità del lavoro giornalistico che non viene meno e va assolutamente tutelata in una visione generale di interessi che non risiede solo nel conflitto, che pure ora è innegabile. E per questo serve un confronto franco, avendo chiaro che la dignità del lavoro giornalistico e la sua giusta dimensione nell'organizzazione di un'impresa giornalistica sono fattori imprescindibili per la stabilità, la fiducia dei lettori nell'offerta informativa, l'investimento in futuro". (ROMA, 21 SETTEMBRE - AGI)

EDITORIA: FNSI CON REPUBBLICA, ORA NUOVE FRONTIERE RILANCIO
GIORNALISTI NON POSSONO SEMPRE PAGARE COSTI MAGGIORI CRISI

La Federazione nazionale della stampa italiana ''esprime forte comprensione ed è vicina ai colleghi di Repubblica oggi in sciopero per ribadire la centralità del lavoro dei giornalisti e della loro occupazione. A fronte dell'ipotesi aziendale di tagliare altri 81 giornalisti, con un nuovo piano di ristrutturazione/riorganizzazione, i colleghi di Repubblica pongono la questione della funzione essenziale del loro lavoro in un'industria editoriale e, peraltro, a una posizione primaria in Italia''. Il sindacato dei giornalisti ribadisce in una nota che ''le criticità economiche derivanti da cali di ricavi per vendite e soprattutto pubblicità vanno affrontate ricercando più soluzioni e ripartendo gli eventuali oneri sulla base di pesi che vanno tenuti in equilibrio. Il costo maggiore non può ancora essere pagato da chi produce la materia prima dei giornali - l'informazione -, cioè i giornalisti. Per questo, a fronte di una protesta che segnala disagio, criticità ed insofferenza dei lavoratori, è necessario un atteggiamento di moderazione di tutte le parti in causa e soprattutto di quella aziendale, perché tutti i fattori della situazione attuale e di quella che si vorrebbe con un giornale ormai definitivamente multimediale siano valutati attentamente, non solo sul piano contabile e gestionale ma anche su quello prospettico dello sviluppo editoriale''. ''Certamente - conclude la Fnsi - i giornalisti non devono pagare oltre misura costi di una logica di mercato di cui devono tenere conto, ma in cui rimangono protagonisti essenziali. Lo scontro in atto tra azienda e redazione va, quindi, acquisito come espressione di posizioni in contrasto che vanno analizzate con attenzione senza pregiudizi per ricercare nuove frontiere di rilancio per tutti''.  (ROMA, 21 SETTEMBRE - ANSA)

STATO DI AGITAZIONE DEI GIORNALISTI DI REPUBBLICA - SCIOPERO IL 20 SETTEMBRE

Il Comitato di Redazione di Repubblica, al termine di un incontro con l’azienda, ha proclamato lo stato di agitazione, ritenendo irricevibile il piano di contenimento dei costi e l’intenzione del Gruppo L’Espresso di proclamare lo stato di crisi ex lege 416/81, che presupporrebbe l’uscita dal giornale di 81 colleghi nei prossimi due anni, e ha indetto un’assemblea di tutti i giornalisti di Repubblica per domani, venerdì 20 settembre.
Il CdR di Repubblica
19 SETTEMBRE 2013

REPUBBLICA E CORSERA: APPELLO DEL SINDACATO ALLE IMPRESE
SIDDI: MODERAZIONE E EQUITÀ NELLA CRISI

“I giornali non si risanano solo con i tagli dell’occupazione professionale. I sacrifici necessari per salvare il sistema devono essere bilanciati e sostenibili da tutte le parti in causa. Alle imprese – soprattutto quelle più importanti - è chiesta moderazione e un’attenzione ancora più alta ai valori della cultura editoriale, almeno allo stesso livello di quella che si dedica ai conti. Vale in primo luogo per i grandi quotidiani – Corriere della Sera e Repubblica – agitati da piani di riorganizzazione che suscitano molte riserve e presentano incoerenze evidenti. La Fnsi è vicina ai colleghi in stato di agitazione e segue solidalmente le vertenze aperte.
Le partite finanziarie delle imprese vanno esaminate in tutti i loro aspetti di attualità e valenza prospettica, sia in ordine ai patrimoni immobiliari e finanziari, sia in relazione ai valori morali e materiali espressi dalle testate e qualificati dall’informazione giornalistica. Tutto ciò che ha un nesso economico e di garanzia con l’attività editoriale va preso in seria considerazione, si tratti di un edificio storico o di vecchie e nuove dotazioni finanziarie che possono essere almeno in parte posti a tutela della prosecuzione ordinata dell’attività industriale editoriale per le contingenze difficili e per il loro rilancio.
Il Sindacato dei giornalisti fa la sua parte responsabile nella gestione di una crisi senza precedenti ma non può non richiamare con forza i principi dell’equità, del ragionevole rischio di impresa, avendo riguardo per la circostanza che i giornalisti non possono più pagare oltre misura. I giornalisti sono motore centrale e insostituibile della “produzione” delle aziende editoriali e, quindi, anche di una quadratura dei conti utile per tutti.
Ed è tempo di aprire, in presenza di partecipazione dei lavoratori, ai progetti di risanamento, nuovi processi di democrazia economica-editoriale”. Roma, 20 settembre 2013

EDITORIA: CDR ESPRESSO-FINEGIL-ELEMEDIA SOLIDALI CON REPUBBLICA

Il Coordinamento dei Cdr del Gruppo Espresso-Repubblica- Finegil-Elemedia esprime "solidarietà ai colleghi di Repubblica che ieri hanno scioperato contro il piano di ristrutturazione proposto dall'editore che prevede 81 esuberi fra i giornalisti". In una nota, il Coordinamento esprime "forte preoccupazione" per la decisione dell'azienda. E "si unisce all'appello del segretario della Fnsi, Franco Siddi, che ha invitato le imprese editoriali, in questa fase di crisi, 'alla moderazione e a un'attenzione ancora più alta ai valori della cultura editoriale, almeno allo stesso livello di quella che si dedica ai conti', con un forte richiamo 'ai principi di equità, del ragionevole rischio di impresa, avendo riguardo per la circostanza che i giornalisti non possono più pagare oltre misura'".  (ROMA, 21 SETTEMBRE - AGI)

EDITORIA: DA CDR AGL SOLIDARIETA' A REDAZIONE REPUBBLICA

Il comitato di redazione dell'Agenzia giornali locali (Agl)esprime la "massima solidarietà ai colleghi di Repubblica impegnati a contrastare disegni aziendali di ridimensionamento del giornale con la richiesta di uno stato di crisi che avrebbe effetti devastanti sul lavoro della redazione". In una nota è detto che l'Agl, a sua volta, "è impegnata nella gestione della ristrutturazione redazionale derivante dalla stato di crisi (ex 416) che ha determinato non solo un impoverimento qualitativo ma grandi e gravi problemi organizzativi". Il cdr dell'Agl ritiene "necessaria una mobilitazione generale del gruppo Espresso per unificare con un segno comune le tante vertenze in corso nei vari quotidiani locali per la difesa dell'informazione e del lavoro giornalistico".  (ROMA, 21 SETTEMBRE - AGI)

LA GIUNTA DELLA ASR SOLIDALE CON I COLLEGHI DE “LA REPUBBLICA”
“BASTA COI TAGLI, L’AZIENDA HA RISORSE PER LO SVILUPPO”

La Giunta della Associazione Stampa Romana si schiera a fianco del Cdr e dei giornalisti de La Repubblica che, giovedì, hanno dichiarato lo stato di agitazione per protestare contro il fumoso piano di crisi presentato dall’azienda.
Ancora una volta siamo di fronte a un editore che, senza programmare sviluppo, nuovi assetti organizzativi e nuovi modelli di business si rifugia nella ricetta più stantia: il taglio degli organici. In questo caso la redazione si è vista prospettare una diminuzione di 81 unità che, sommate alle 78 del 2009, rappresentano circa un terzo della popolazione giornalistica della testata.

Chi garantirà la qualità dell’informazione e la professionalità necessaria a mantenere lo standard di un grande giornale come La Repubblica? I ricavi vantati non più tardi di qualche mese fa dal Gruppo l’Espresso (di cui la testata è parte) non sono sufficienti a finanziare nuovi prodotti editoriali e crescere nuove professionalità? I quasi 500 milioni che Mediaset ha dovuto versare alla Cir sono un cespite personale o rappresentano la contropartita di un mancato investimento editoriale? E nel secondo caso, perché non utilizzarli per quello che era lo scopo primario: incrementare e arricchire il portafoglio di un grande gruppo di informazione?

La Giunta esprime, inoltre, preoccupazione per un metodo, quello della riduzione degli organici a carico dell’Inpgi, che appesantisce ancor di più la situazione già difficile dell’Istituto di Previdenza e si proietta sinistra sulla trattativa contrattuale, proprio ora che dovrebbe entrare nel vivo del confronto.
La Giunta della Asr chiede all’azienda e alla direzione, di riformulare la richiesta corredandola, come per altro prevede l’allegato D del vigente Cnlg, delle proposte finalizzate: “al risanamento economico, all’avvio di una gestione equilibrata e a prospettive di consolidamento e sviluppo dell’iniziativa editoriale”. Roma, 20 settembre 2013

 COMUNICATO DEL COMITATO DI REDAZIONE DEL CORRIERE DELLA SERA

Cari lettori, nel “Giro del mondo in Ottanta giorni “ di Jules Verne, il protagonista Phileas Fogg a un certo punto si trova costretto a comprare un’imbarcazione a vapore pur di raggiungere le coste irlandesi. Finito il combustibile Fogg non esita a smontare la barca e a buttare nella fornace tutto quello che capita a tiro: sedili, panche, suppellettili. L’importante è arrivare in tempo al “Reform club” di Londra per vincere la scommessa.
CONTRO LA SVENDITA. Noi pensiamo che il nostro amministratore delegato Pietro Scott Jovane non si trovi nella condizione di Fogg, cioè che non sia salito sulla nave Rcs pronto a bruciare tutto pur di raggiungere gli obiettivi annunciati. Continuiamo a credere che sia, invece, impegnato ad attuare il piano finanziario e industriale per mettere il Corriere della Sera e l’intero gruppo Rcs nelle condizioni di affrontare la doppia sfida dell’innovazione tecnologica e della crisi economica. I giornalisti del Corriere della Sera, così come tutti i lavoratori del gruppo, si sono assunti le proprie responsabilità, firmando accordi che prevedono ingenti risparmi. E’ importante ricordarlo sempre e non ci stancheremo di farlo.
Stiamo ancora aspettando, invece, di conoscere le misure di rilancio concrete. Nel frattempo, l’amministratore delegato Jovane ha annunciato, in un incontro ufficiale con le rappresentanze sindacali, l’intenzione di vendere (sottocosto, dato il momento e data la fretta) l’intero immobile Solferino-San Marco, per poi riaffittarne (a prezzo di mercato) una quota.
Abbiamo già manifestato la netta contrarietà all’operazione: quel palazzo costituisce una garanzia economica per tutti i lavoratori Rcs ed è il simbolo di una tradizione centenaria. Abbiamo spiegato tutto ciò con il comunicato pubblicato sul Corriere venerdì 13 settembre. Il giorno seguente il Corriere non era in edicola e il sito online non veniva aggiornato perché i giornalisti erano in sciopero per protesta. Lo sciopero, uno strumento che vi priva dell’appuntamento quotidiano con il vostro giornale cari lettori, ma che in certi casi rimane l’unico modo per far pesare la posizione dei giornalisti e degli altri lavoratori.
CAMBIO DI PROGRAMMA. Ma ora c’è un punto importante da chiarire: perché l’amministratore delegato, nel giro di pochi giorni, ha deciso di mettere in vendita anche la parte storica, via Solferino 28? Non erano questi i programmi. E lo testimoniano i documenti ufficiali, nero su bianco. Ne citiamo solo tre, tutti rintracciabili sul sito www.rcs.it. Nel comunicato stampa che riferisce sul Consiglio di amministrazione del 31 marzo 2013 (approvazione dei risultati trimestrali) si legge (a pagina 8): “Il 22 marzo 2013 è stato affidato un mandato ad una primaria Banca d’Affari per assistere la Società nel processo di cessione del complesso immobiliare cosiddetto San Marco, AD ESCLUSIONE DELL’IMMOBILE STORICO UBICATO IN VIA SOLFERINO” (il maiuscolo è nostro). Da notare che questa affermazione è inserita nel capitolo “Integrazioni richieste dalla Consob l’8 maggio 2013 “. Tale impegno, preso da Rcs MediaGroup, società quotata, in una comunicazione alla Commissione di controllo (la Consob appunto), è stato poi confermato nella Relazione semestrale di bilancio (pagina 62): “In data 31 luglio il Consiglio ha deciso di proseguire nelle trattative relative al processo di dismissione del complesso immobiliare di Via San Marco”. E infine, ecco il comunicato stampa diffuso il 7 agosto 2013: “In data 31 luglio il Consiglio ha deciso di proseguire nelle trattative relative al processo di dismissione del complesso immobiliare di Via San Marco”:
Come si vede in tutti questi documenti ufficiali si esclude la vendita dell’immobile storico. Ripetiamo allora la domanda: perché l’amministratore delegato ha cambiato idea? E’ stata data comunicazione agli azionisti che avevano approvato un altro piano, in ben due consigli di amministrazione? E’ stata data comunicazione alla Consob? E’ stata data comunicazione al mercato? L’amministratore delegato tiene alla piena trasparenza delle relazioni sindacali e industriali. E finora, va riconosciuto, è stato così. Crediamo si debba continuare su questa strada e, ancora una volta, chiediamo di fermare un’operazione dai contorni poco chiari.
Il Comitato di redazione del Corriere della Sera
18 settembre 2013

CORSERA: SIDDI (FNSI), SCIOPERO GIORNALISTI PONE QUESTIONE RILEVANTE.
RCS NON È UN’IMPRESA QUALSIASI, L’ANIMA DI UN GIORNALE HA TANTE COMPONENTI DI VALORE E DI IDENTITÀ

“Lo sciopero dei giornalisti del Corriere della Sera, che ha determinato l’assenza del giornale nelle edicole e la sospensione degli aggiornamenti dell’edizione on line nella giornata di oggi, pone una questione rilevante non liquidabile come capriccio o come impuntatura su un preteso status symbol. Non ci sono perdite milionarie, in capo alla sola attività editoriale, che appaiano tali da giustificare la vendita di una sede di prestigio come quella del Corriere, simbolo di informazione nazionale autorevole e affidabile nel Paese e nel mondo.
L’anima di un giornale è fatta di tante componenti e le sedi storiche rappresentano un valore per l’identità di un giornale e del suo marchio. Un edificio (i muri direbbe qualcuno sbrigativamente) vale assai in questo caso: vale sul piano patrimoniale per il pregio dell’immobile, per la collocazione nel contesto urbano di Milano e molto ancora perché in quello di via Solferino e San Marco vi è la sede storica della più prestigiosa testata italiana. Si dice che, però, la vendita non determinerà il trasferimento della redazione (cosa comunque da registrare), perché sarà poi utilizzata da Rcs in affitto. Non è la stessa cosa. E non serve a salvare posti di lavoro in nessuna area del pianeta Rcs. Questo genere di operazioni serve anche poco per sanare i bilanci dell’azienda, malconci per altre cause.
Non si possono imputare certo ai giornalisti le astronomiche perdite Rcs, che sta però facendo pagare a loro e a tutti i lavoratori costi altissimi, anche in termini di occupazione, massicciamente nell’area dei periodici e ora anche in quella dei quotidiani. E in ogni caso non possono più pagare oltre i giornalisti, motore centrale e insostituibile della “produzione” di informazione di qualità. La vendita di una sede di grande valore patrimoniale non appare operazione strategica di qualificazione di un nuovo corso operativo dell’azienda ed è una scelta che impoverisce la fiducia sul futuro. Una riflessione e un nuovo corso per rispondere alla crisi generale dell’editoria e agli effetti di azioni sbagliate del passato si impone. I colleghi del Corriere della Sera e tutti i giornalisti e lavoratori Rcs meritano, con i cittadini-lettori, un cambio di passo sia sulla linea del risanamento che, soprattutto, su un nuovo e solido indirizzo di sviluppo”. 13 settembre 2013

@fnsisocial

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