Il governo egiziano ha dato il via libera alla nuova legge antiterrorismo tanto contestata dai mezzi d’informazione: nell’impianto originario il testo prevedeva, infatti, il carcere per i giornalisti che diffondessero resoconti su fatti di terrorismo difformi dalla versione ufficiale data dalle autorità. Il carcere è stato sostituito da multe che vanno da 26 a 64mila dollari: cambia la pena, resta il bavaglio alla stampa.
Il governo egiziano ha approvato gli emendamenti al
controverso articolo 33 delle legge antiterrorismo, che secondo l'impianto
iniziale prevedeva il carcere per i giornalisti che pubblicano bilanci sulle
vittime degli attentati terroristici diversi dalla versione ufficiale diramata
dalle autorità.
Piccole modifiche che non cambiano la sostanza liberticida del provvedimento:
la pena detentiva inizialmente prevista per il nuovo reato – riferisce
l'agenzia d'informazione locale ‘Mena’ – è infatti stata sostituita con una
multa dai 26 ai 64 mila dollari in caso di diffusione di notizie su forze
armate, polizia e forze di sicurezza “sbagliate”, cioè non conformi alla
versione ufficiale.
Dura la presa di posizione di Amnesty International, che parla di “misure
draconiane” e di “attacco alle libertà di espressione e informazione”, mentre
le opposizioni politiche bollano come “incostituzionali” le nuove norme e
denunciano il rischio di un ritorno al regime dell'ex presidente Hosni Mubarak
con il pretesto della lotta al terrorismo.
Prosegue intanto l’iter di approvazione del disegno di legge che è ora in
attesa della ratifica da parte del presidente Abdel Fatah al Sisi.