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Editoria 11 Ott 2013

Fnsi a De Benedetti: i soldi pubblici non sono uno spreco Il pluralismo va garantito anche con l’intervento dello Stato

“In relazione a quanto sostenuto dall’editore del Gruppo Espresso, Carlo De Benedetti, nel corso del dibattito al Festival di Pisa relativamente al presunto spreco di soldi pubblici per l’editoria, il Sindacato dei giornalisti afferma, al contrario, che per il pluralismo, per un’occupazione professionale e regolare, i soldi pubblici non sono mai uno spreco. Questi problemi non possono essere risolti solo con le grandi imprese o da capitani d’industria privata. In molte realtà, giornali in cooperativa, espressione di filoni politici e culturali, di minoranze linguistiche e degli italiani all’estero, sono assolutamente di interesse pubblico ed hanno il diritto di sopravvivere anche perché non hanno dietro di loro un reale mercato pubblicitario che possa sostenerli.

“In relazione a quanto sostenuto dall’editore del Gruppo Espresso, Carlo De Benedetti, nel corso del dibattito al Festival di Pisa relativamente al presunto spreco di soldi pubblici per l’editoria, il Sindacato dei giornalisti afferma, al contrario, che per il pluralismo, per un’occupazione professionale e regolare, i soldi pubblici non sono mai uno spreco. Questi problemi non possono essere risolti solo con le grandi imprese o da capitani d’industria privata. In molte realtà, giornali in cooperativa, espressione di filoni politici e culturali, di minoranze linguistiche e degli italiani all’estero, sono assolutamente di interesse pubblico ed hanno il diritto di sopravvivere anche perché non hanno dietro di loro un reale mercato pubblicitario che possa sostenerli.

La ‘pulizia’ già decisa, in concorso con le parti sociali sui criteri delle erogazioni, va in questa direzione. Nel momento della grande crisi che ha coinvolto anche l’editoria è impensabile immaginare interventi pubblici solo per alcuni e non considerare i più deboli che non possono ragionare solo con la stretta logica del profitto. Il pluralismo è un bene assoluto che va preservato ai fini di un equilibrio di sistema che tocca allo Stato garantire”.

EDITORIA: DE BENEDETTI, STOP A SPRECO SOLDI PUBBLICI
CONTRIBUTI SONO BATTAGLIA RETROGUARDIA, REDISTRIBUIRE RISORSE WEB

''Siamo un Paese a pezzi e non si possono più sprecare soldi pubblici nell'editoria''. Così Carlo De Benedetti, editore del gruppo l'Espresso, parlando di editoria digitale all'Internet Festival di Pisa, chiede lo stop del finanziamento pubblico ai giornali. ''Conosco cooperative che vendono 5 mila copie e ricevono contributi di 3 milioni di euro dallo Stato. Questo è sbagliato. Noi non riceviamo un soldo e sarebbe giusto che fosse così anche per gli altri. I partiti devono pagarsi i propri giornali e le cooperative dovrebbero riuscire a stare sul mercato''.
Continuare a parlare di contributi statali è, secondo De Benedetti, ''una battaglia di retroguardia: in Italia ci sono già le leggi che disciplinano le concentrazioni editoriali e non esiste un problema di pluralismo''. L'editore pensa anche che web e carta ''non siano alternativi'': ''È il mercato a fare la differenza: per chi, come nel caso di Repubblica.it, il sito più visitato in Italia, ha numeri importanti non c'è un problema di reperimento pubblicitario''. Semmai occorre ragionare su ampia scala sui nuovi media per ''non penalizzare gli editori che producono contenuti giornalistici''. ''Nell'universo digitale - spiega De Benedetti - l'informazione, come la musica e l'intrattenimento, viene considerata da molti una commodity a basso o nessun prezzo. Mentre restano altissimi i costi a carico di chi quell'informazione la confeziona giorno dopo giorno. La questione del finanziamento dell'informazione è centrale. Stanno esplodendo i ricavi di motori di ricerca, aggregatori, social network che usano i prodotti del lavoro giornalistico altrui per attrarre utenti che vengono immediatamente valorizzati grazie alla distribuzione di pubblicità in modo mirato, come fa Google che raccoglie in Italia circa 800 milioni di euro ogni anno, oppure per mettere in contatto fra di loro centinaia di migliaia di persone come fa Facebook. Per non squilibrare in misura non recuperabile la situazione, bisogna intervenire rapidamente con norme che ridistribuiscano le risorse correttamente rispetto agli investimenti per la costruzione dei contenuti''.
L'editore oggi ha debuttato come blogger sull'Huffington Post: ''Il digitale non è solo un 'nuovo mezzo' che sta sostituendo in parte o in toto altri mezzi (carta, tv eccetera): è un universo che vive secondo leggi tanto diverse dal passato quanto la fisica moderna è diversa da quella di Galileo e Newton''. (di Gabriele Masiero) (PISA, 11 OTTOBRE - ANSA)

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