Bari, 16 aprile-"Non chiediamo impuntità per i giornalisti, chiediamo che le funzioni di garanzia del nostro paese vengano rispettate nella loro autonomia". Lo ha affermato il segretario Fnsi, Franco Siddi, rispondendo ad una domanda sulle indagini sulla fuga di notizie nelle inchieste giudiziarie pugliesi. "La legge dello Stato non ha mai risolto effettivamente il giusto bilanciamento tra il segreto delle indagini e il segreto professionale del giornalista, ciò che preoccupa allora - ha spiegato Siddi - non è che se un giornalista possa o no essere inquisito perché si ha il dubbio che possa aver commesso dei reati, inquieta che il giornalista venga ascoltato per individuare le fonti del suo lavoro; questo è il problema".
Secondo il segretario Fnsi"le fonti sono protette in tutto il mondo democratico, la battaglia per la tutela delle fonti è considerata sacra, dico battaglia perché – ha rimarcato il segretario Fnsi - il caso pugliese è solo la punta ma si è ripetuto più volte e le fonti sono messe sotto tiro un po' dappertutto". "La vicenda pugliese inquieta. Il procuratore della Repubblica ci ha mandato a dire – ha ricordato ancora - che non ci possono essere impuniti nel Paese e che, quindi, se un giornalista delinque non può che essere indagato, ma noi non abbiamo mai messo in dubbio qualcosa di questo genere, che questo possa accadere e debba essere così: noi siamo sicuramente dalla parte della giustizia uguale per tutti".
"Non siamo alla ricerca di uno scontro - ha aggiunto Siddi - siamo alla ricerca di un equilibrio per il lavoro, se poi altre figure in altra veste possono aver compiuto dei reati non si può dire che è una categoria che compie reati; la responsabilità penale è individuale. Mi auguro - ha concluso Siddi - che il consulente informatico, che è anche pubblicista e non mi pare sia stato indagato come giornalista, possa dimostrare la sua estraneità ai fatti. Non abbiamo chiesto impunità per nessuno, chiediamo le garanzie per l'autonomia professionale del giornalista e per la tutela delle sue fonti". (AGI)
Assostampa e Ordine Puglia: preoccupazione per intercettazioni a giornalisti nell’ambito dell’inchiesta Tarantini
Bari, 13 aprile - Dalla lettura del provvedimento cautelare emesso nell'ambito dell'inchiesta sulla fuga di notizie nell'inchiesta Tarantini, emerge uno scenario preoccupante nel quale risulta che l'autorità giudiziaria ha sottoposto ad intercettazioni diversi cronisti di giudiziaria di Bari con lo scopo di risalire agli autori del presunto reato.
Tale attività, che colpisce innanzitutto per la sistematicità e per le dimensioni, mette in discussione un principio fondamentale per la libertà di stampa che e' la tutela delle fonti e della loro segretezza. Giornalisti estranei al reato su cui si indagava hanno scoperto di essere stati intercettati come strumenti viventi di ricerca della prova, avendo come unica colpa quella di fare i cronisti.
L'Assostampa di Puglia e l'Ordine dei giornalisti ribadiscono la fiducia nella magistratura e confidano in una rapida definizione della vicenda. Tuttavia, non possono non sottolineare che il diritto costituzionalmente garantito di informare i cittadini e di farlo liberamente, nel rispetto delle leggi e delle regole, non può essere sottoposto a controlli invasivi come quelli verificatisi in questa inchiesta. Scambi di opinione tra giornalisti non possono diventare materia di atti giudiziari, come avvenuto in questa occasione. Così come lo strumento della intercettazione non può non incontrare dei limiti tutte le volte in cui si confronta con diritti di livello costituzionale.
Raffaele Lorusso, presidente Associazione della Stampa di Puglia
Paola Laforgia, presidente Ordine dei Giornalisti della Puglia
SANITÀ: BARI; PROCURA, FALSO INTERCETTATI GIORNALISTI
SONO INVECE STATI 'DISPOSTI MEZZI RICERCA PROVE PER GRAVI REATI'
BARI, 14 APRILE - ''Sostenere che i giornalisti che si occupano di cronaca giudiziaria sono stati o sono sistematicamente intercettati è una falsità senza precedenti, questo perché il nostro ordinamento contempla la possibilità di intercettare solo chi è indagato per gravi reati punibili con pene superiori a cinque anni di reclusione. Chiunque li abbia commessi. Compresi i giornalisti''. È la replica del procuratore della Repubblica di Bari, Antonio Laudati, alle preoccupazioni espresse nei giorni scorsi dal presidente del Consiglio nazionale dell'Ordine dei Giornalisti, Enzo Iacopino, dal segretario generale della Federazione nazionale stampa italiana, Francesco Siddi, e ''dei loro referenti pugliesi Paola Laforgia (Ordine giornalisti Puglia) e Raffaele Lorusso (Assostampa Puglia)''. Le preoccupazioni erano state espresse nei giorni scorsi perché sono stati intercettati giornalisti in una indagine fatta per scoprire la 'talpa' che nel 2009 consegno' al 'Corriere della Sera' verbali d'interrogatorio di Giampaolo Tarantini che parlava delle escort portate nelle case di Silvio Berlusconi e 'fornite' al vicepresidente Pd della Regione Puglia Sandro Frisullo.
Le intercettazioni fatte dalla procura ai cronisti di giudiziaria (non indagati) sono citate ampiamente dal gip di Bari Sergio Di Paola nella ordinanza emessa nei confronti di un giornalista del 'Corriere del mezzogiorno', accusato di essere la 'talpa'.
Per Laudati non sono stati intercettati ''giornalisti in quanto tali'' ma sono ''stati disposti solo mezzi di ricerca delle prove a carico di persone sospettate di gravi reati previsti dal Codice penale, quali l'accesso abusivo ad un sistema informatico di una Procura, che configura per altro un attentato alla sicurezza delle Istituzioni Pubbliche''. (ANSA)