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Fnsi 15 Mag 2006

Giornalisti e calcio: Serventi Longhi a l’Unità, no a interferenze con centri di potere, occorre rigore. Siddi e Capone (Ussi), massima trasparenza, nessuna copertura , no a sovrapposizioni improprie

Da l’Unità del 15 maggio 2006 - di Eduardo Di Blasi - Roma Sotto la lente della moviola adesso è finito un gruppo, anche nutrito, di giornalisti sportivi. Sospettati, alcuni anche ufficialmente indagati dalla magistratura, di aver fatto parte del cosiddetto «sistema Moggi». Dal punto di vista deontologico, spiega il segretario della Federazione Nazionale della Stampa Paolo Serventi Longhi, anche in questo caso, la strada da percorrere è quella consueta che passa dagli Ordini regionali.

Da l’Unità del 15 maggio 2006 - di Eduardo Di Blasi - Roma
Sotto la lente della moviola adesso è finito un gruppo, anche nutrito, di giornalisti sportivi. Sospettati, alcuni anche ufficialmente indagati dalla magistratura, di aver fatto parte del cosiddetto «sistema Moggi». Dal punto di vista deontologico, spiega il segretario della Federazione Nazionale della Stampa Paolo Serventi Longhi, anche in questo caso, la strada da percorrere è quella consueta che passa dagli Ordini regionali.

I colleghi coinvolti rischiano sanzioni che vanno dal semplice richiamo alla radiazione. Il fermo immagine di quella moviola, però, fotografa una situazione che, sottolinea Serventi Longhi, «mette in discussione la credibilità del nostro mondo, non solo di quello legato allo sport». Per tale ragione, una volta messa alla luce la questione, i colpevoli devono essere perseguiti con forza e rapidità.

Cosa sta accadendo nel mondo dell'informazione sportiva? «Vi sono nel nostro Paese, non soltanto nel mondo del giornalismo, tentazioni di schierarsi con il potere a prescindere. Quando si percepisce l'esistenza di un centro di potere, alcuni colleghi, fortunatamente non molti, tendono ad avvicinarsi a questo, pensando che prima o poi un pezzetto di quel potere arrivi anche a loro. È quello che si immagina sia successo anche in questo caso... Il rischio, in questo atteggiamento, è che l'informazione perda tutta la propria credibilità, a danno sia dei tanti colleghi onesti che hanno il rispetto delle fonti e sia di tutti coloro che comprano i giornali o si informa attraverso la televisione».

Esiste una risposta a un simile modello? «I migliaia di colleghi che fanno onestamente il proprio lavoro e che non sono compromessi con le fonti, rischiano, in questo sistema, di essere tenuti lontani da quello che succede. Non è possibile intrattenere rapporti con centri di potere occulti. Stiamo parlando di una distorsione terribile».

I giornalisti coinvolti nelle intercettazioni continuano a scrivere e ad andare in video come se nulla fosse successo... «Premetto di essere garantista, e che se gioca Buffon e se Paparesta fa il quarto uomo, è anche logico che il giornalista che è macchiato dal sospetto, scriva. Certo si potrebbe avere l'onestà di autosospendersi. Di sicuro, però, domani, dopo il week end terribile, i Consigli regionali dell'Ordine devono aprire subito i fascicoli per verificare le condotte dei colleghi. Ricordo il periodo che seguì alla scoperta degli elenchi della Loggia P2. All'epoca sul coinvolgimento dei giornalisti e sulle sanzioni da applicare fummo abbastanza tiepidi. Oggi occorre essere fermi...».

In che modo? «Attorno al mondo del calcio girano, e non da adesso, cifre da capogiro. Sport, televisione, show business e informazione, dirò una cosa anche scontata, rischiano di somigliare a una cosa sola. Seguono la stessa degenerazione che a volte confonde informazione e intrattenimento. Io vedo che da questo punto di vista anche il giornalismo italiano ha bisogno di pulizia. Bisogna riscoprire il valore della schiena dritta. Intervenire e punire i giornalisti che si sono macchiati di comportamenti simili. Lo dico anche ai presidenti degli Ordini di Milano e Roma, che sono miei amici: non bisogna far passare tempo».

In un simile sistema resta comunque sempre il rischio di ricadere in tentazione... «Il sistema dell'informazione non è nato certo adesso. Quando ero cronista e giornalista sportivo all'Ansa, si era intorno al 1974-75, c'era molto entusiasmo ma c'era anche allora un rapporto con il potere. È mestiere del giornalista quello di non abdicare alle proprie idee perché qualcuno gli telefona per fargli scrivere altro. Io scrivo quello che voglio scrivere, non quello che mi detta qualcun altro. Da quello che emerge dalle intercettazioni pubblicate sui giornali si intuiscono tante interferenze. Premetto, ovviamente, che i colleghi si difenderanno da soli e che non c'è nessun intento di crocifiggere nessuno. Il problema è che bisogna superare un sistema».

Da dove si può cominciare? «Bisogna saper dire basta ai giornalisti che lavorano anche negli house organ delle aziende sulle quali poi scrivono. Bisogna dire basta ai viaggi che non servono per confezionare un pezzo ma solo come "premio" pagato ai giornalisti graditi. Bisogna dire basta ai regalini di Natale. Perché è chiaro che se un operatore dell'informazione riceve un regalo a Natale non compie certamente un reato, ma alcuni tipi di legami devono essere recisi. Non è un'utopia. Qui è in gioco la credibilità del nostro mestiere». Il Presidente della Fnsi, Franco Siddi, e suo rappresentante nell’Ussi, con il Presidente dell’Unione Stampa Sportiva Italiana, Antonello Capone, hanno dichiarato: “Le notizie che le inchieste su presunte gravi irregolarità penali e sportive nel mondo del calcio stiano coinvolgendo anche alcuni giornalisti suscitano disagio e richiedono massima chiarezza nel più breve tempo possibile. Non possiamo a priori sostenere linee di condanna ma non invochiamo neppure, a priori, che le autorità inquirenti non guardino a fondo e con serenità ad ogni aspetto meritevole di scrupolosa indagine. Siamo convinti che ciascun collega toccato dalle inchieste sul calcio malato avrà modo di chiarire la natura di eventuali rapporti con dirigenti sportivi e atleti indagati. Se si è trattato di ordinari contatti con fonti di informazione è un conto. Laddove dovessero risultare, invece, contiguità improprie, ciascuno ne risponderà secondo il profilo della responsabilità personale, sul piano giudiziario come su quello deontologico e professionale. In ogni caso non si può fare di tutta l’erba un fascio. Esprimiamo rispetto e fiducia per il lavoro della Magistratura, per il quale chiediamo possibilmente tempi rapidi e massima informazione, anche per evitare che nel ”tritacarne” finisca pure chi nulla ha a che fare con vicende penalmente rilevanti o perseguibili sul piano disciplinare. Allo stesso modo chiediamo che la giustizia sportiva faccia presto e sia all’altezza del compito. Le nostre azioni di tutela verso tutti i colleghi sono fatte salve, sempre, salvo atti e comportamenti contrari al dovere della lealtà e della correttezza dell’esercizio professionale. Come Fnsi e come Unione Stampa Sportiva Italiana (Ussi) siamo e restiamo tenacemente impegnati a sostenere una linea di trasparenza, che impone un chiaro distacco tra dovere professionale e oggetto dell’informazione, contrari alle sovrapposizioni improprie fra giornalisti e interessi estranei al contenuto editoriale della propria attività.”. Il Presidente della Federazione Nazionale della Stampa Italiana, Franco Siddi, intervenendo alla cerimonia dei Premi Annuali Ussi del Lazio, oggi al Circolo Canottieri di Roma, ha dichiarato: Calcio: gli scandali non li hanno organizzati i giornali, ma nessuna copertura ai giornalisti che risultino responsabili di connivenza consapevole. “Va detto chiaro e tondo: gli scandali che stanno minando il mondo del calcio non risultano organizzati dai giornali. Nessuna chiamata di correo generica può essere fatta ai giornalisti. Ma nessun giornalista che abbia compiuto attività illecite o tradito consapevolmente il dovere deontologico di informare secondo il criterio della lealtà e della verità può immaginare di passarla liscia. Il Sindacato dei giornalisti tutela tutti i colleghi qualvolta si trovino in difficoltà, quando si vedono negati i loro diritti economici o l’indipendenza professionale nelle aziende, quando vengono ingiustamente rimossi dai servizi di cui sono incaricati perché hanno creato disturbo a qualche potente, quando trovano veri e propri divieti di accesso alle fonti (ed è capitato spesso nel mondo del pallone gonfiato dal business) da parte di dirigenti o responsabili di società. Ma con altrettanta franchezza diciamo che non tuteliamo e non tuteleremo conniventi o trombettieri che dovessero risultare compromessi con interessi forti poco chiari. Chi si trova in questa condizione, ancorché non penalmente responsabile di illecito, non può sfuggire all’accertamento – si spera in tempi rapidi - per le violazioni deontologiche da parte dell’Ordine professionale, subire le sanzioni dell’organo di autodisciplina ed essere privato delle tutele sindacali. La trasparenza dev’essere massima, nel rispetto delle garanzie che impongono di non celebrare processi sommari di piazza e di sputare sentenze di condanne a priori. Se qualcuno ha utilizzato il proprio lavoro in tv nei giornali o nelle moviole non per far vedere o raccontare la verità ma per nasconderla, sappia che non ci siamo proprio e non troverà nessuna solidarietà di categoria. Dev’essere per tutti, questo, un tempo di riflessione e di rigenerazione etica (come ha detto il Sindaco Veltroni) e, per i giornalisti, di massima recupero del valore e del significato dell’autonomia e dell’indipendenza professionale. Per questo oggi è difficile fare festa anche per il giornalismo sportivo, che tiene a Roma l’annuale cerimonia dei Premi Ussi (Unione Stampa Sportiva Italiana) del Lazio. Ma, se si vuole, è un modo particolare e responsabile di fare festa, perché questa è una grande occasione per avviare un processo di trasparenza e rigorosa pulizia da parte di tutti. Giornali e tv (quella di Stato in primis) non abbiano paura e abbiano ancor più coraggio nel parlare e dare conto di tutto questo, perché ne va della credibilità della funzione di garanzia che l’informazione deve sempre avere e che, laddove ne avesse smarrito la via maestra, può e deve ritrovarla subito come avvenne all’epoca degli scandali della P2 o di alcuni fenomeni di inquinamento nel giornalismo economico. Una stampa amica non serve a nessuno. Serve invece una stampa leale e rigorosa”. STOP AL CAMPIONATO? SIDDI (FNSI), SAREBBE BELLO Fermare il campionato per un anno e poi ripartire con nuove basi. E' d'accordo, in linea di principio, il Presidente dell'Fnsi, Franco Siddi, che però si affretta a precisare che "molte circostanze rendono l'ipotesi non praticabile, salvo nuovi e clamorosi sviluppi". Il cancro nel sistema calcio, per il dirigente del sindacato unico dei giornalisti, è tale che va "reciso alla radice e non si può affrontare con gli impacchi di infusi". "Come in tante altre situazioni - dichiara Siddi - si corre il rischio di dare una mano di vernice per far sembrare tutto nuovo, ma sotto rimane il marcio. Invece, bisogna andare a fondo. Chiudere tutto per un anno è la soluzione che ci vuole, ma credo non sia praticabile. Gli interessi e i campionati internazionali sono fattori importanti da tenere presente. Molti giornalisti - aggiunge Siddi - hanno denunciato i rischi della visione mercantile del pallone. Il giocattolo era malconcio e chi lo scriveva magari veniva allontanato dal servizio. Le società e i dirigenti hanno ritenuto opportuno pilotare la stampa 'amica', invece di rispettare l'informazione rigorosa e leale. Il pensiero comune è stato quello che con i soldi si poteva comprare tutto. E invece, il calcio significa anche valori come la squadra, la partecipazione, la ricreazione, la lealtà. Un anno di stop forse è la soluzione utile a ricreare un sistema senza scorie. Mi rendo conto, però, che farlo davvero è complicato, a meno che non arrivino altre notizie devastanti". (AGI)

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